Bibbiano: differenze tra le versioni

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{{Nota disambigua|la frazione di [[Colle di Val d'Elsa]] in [[provincia di Siena]]|[[Bibbiano (Colle di Val d'Elsa)]]}}
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===Il Parmigiano-Reggiano===
{{U|Parmigiano-Reggiano|cucina|maggio 2012}}{{vedi anche|Parmigiano-Reggiano}}
La produzione di un formaggio di latte vaccino nelle terre dove oggi si produce il Parmigiano-Reggiano risale almeno al [[XII secolo]]. Furono i monaci del monastero benedettino di Corniano a scoprire la "ricetta": [[latte]] di qualità (quello della sera e del mattino), fuoco (due cotte), [[caglio]] e [[sale]]. Il tutto messo a stagionatura per un anno intero. Per la sua prelibatezza, nel [[1145]] l'abate del monastero, Giovanni, coniò il termine ''formadio'', cioè la "forma di Dio". La scoperta di Giovanni segnò un cambiamento epocale nella produzione rurale del luogo, fino ad allora limitata al formaggio di [[pecora]]<br />
Il più antico documento in cui appare il termine ''formadio'' (il padre del futuro [[Parmigiano-Reggiano]]) è una pergamena dei monaci benedettini dell'Abbazia Marola del 13 aprile [[1159]]: tre fratelli di Formolaria (oggi Frombolara) di Carpineti accettavano terre in affitto dall'Abbazia in cambio di denari, merci (pecore e giuncate ''ad arbitrium'') e tre "aportos de formadio" (apporti di formaggio)<ref>Gabriele Arlotti, ''Bibbiano nella culla del Parmigiano-Reggiano'', 2008.</ref>. Questo documento venne redatto a Corniano di Bibbiano in una dipendenza dei religiosi. È da secoli che la disputa dove sia nato il formaggio grana appassiona scrittori e produttori. Però la maggior parte degli storici ed autori vari concorda che comunque la culla della Rinascita qualitativa e quantitativa del parmigiano-reggiano a partire dal 1700 è Bibbiano. I motivi principali sono: foraggio di qualità-prati stabili e disponibilità di acqua- e l’abilità dei casari bibbianesi. Dal ‘700 avvengono grandi cambiamenti e sconvolgimenti fondiari, agricoli e zootecnici. I possedimenti Benedettini passarono a nuovi imprenditori agricoli. Nel Ducato di Parma e Piacenza un imponente crisi agricola ( per carestie, carenza d’acqua a seguito dei disboscamenti appenninici, peste bovina, ecc...) fu causa per molti anni dei minimi storici della produzione di formaggio grana. Questi passaggi di proprietà comportarono consistenti cambiamenti nelle coltivazioni. Nel reggiano sempre più campi passarono da frumento a foraggio per bovini e in minor misura a nuove colture come il riso, il mais e la canapa. Uno dei motivi basilari che hanno determinato l’aumento del numero dei caseifici nel bibbianese e comuni limitrofi e poi nel resto del reggiano, e successivamente in parte anche nelle altre province emiliane, va ricercato quando, nel ‘700, si iniziò a ridurre sensibilmente i terreni a frumento e a “maggese”. Dalla rotazione quinquennale si passò a quella triennale e biennale. Nella rotazione biennale buona parte del terreno a riposo venne occupato dai prati da vicenda a base di trifoglio o d’erba medica. Questa nuova impostazione aziendale comportò la soluzione di diversi problemi, fra i quali quello di utilizzare al meglio le acque dei canali di irrigazione, per assicurare il raccolto ai nuovi prati. L’aumento dei foraggi portò ad una maggiore produzione di latte e, di conseguenza, ad un dilatarsi dell’industria casearia. Ai pochi caseifici padronali presso le aziende-vaccherie, si aggiunsero sempre più numerosi altri caselli, basati sul sistema “turnario”, con lavorazione stagionale e poi successivamente le [[latteria turnaria|latterie]] e i [[caseificio sociale|caseifici sociali]]<ref>M. Iotti, ''Storia del Formaggio di Grana''</ref>.