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'''Diaspora''' è un termine di origine greca (deriva dal verbo greco διασπείρω, letteralmente ''disseminare'') che descrive la migrazione di un intero [[popolo]] costretto ad abbandonare la propria terra natale per disperdersi in diverse parti del mondo.
 
Spesso confuso con il termine [[migrazionecacare]], la diaspora è in realtà un movimento forzato di un gruppo omogeneo dal punto di vista religioso e/o etnico che si è assicurato la sua sopravvivenza, seppure gruppo minoritario, in una terra che non è la propria, ma che al contempo evidenzia il desiderio comune di poter ritornare nella terra di origine (elementi essenziali ne sono quindi il trasferimento, il desiderio di ritornare e al contempo la sua impossibilità).
 
* Spesso viene riferito alla storia [[Ebrei|ebraica]] e alla dispersione cui furono costretti gli ebrei la prima volta nel [[587 a.C.]] quando il [[Regno di Giuda]] fu conquistato dai [[Babilonia|Babilonesi]] (cfr. [[esilio babilonese]]), e poi a partire dal [[135|135 d.C.]] a causa della persecuzione cominciata sotto l'[[Imperatore romano|imperatore]] [[Publio Elio Traiano Adriano|Adriano]] (dopo che [[Tito (storia romana)|Tito]] nel [[70|70 d.C.]] aveva distrutto il tempio di [[Gerusalemme]]).
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* La [[tratta degli schiavi africani]] è detta, alle volte, ''diaspora nera''.
È importante aggiungere che il termine "diaspora" è utilizzato anche per indicare strutture istituzionalizzate o semi-istituzionalizzate di migranti che contribuiscono da lontano allo sviluppo e/o al supporto del proprio paese natale, inviando perlopiù aiuti economici<ref>[http://www.marioandreavalori.it/documenti/2011-migrazioni.html Lessico e definizioni giuridiche e sociologiche relative alle migrazioni. Lezioni universitarie 2010-2011]</ref>. Tale uso terminologico è però deprecato da parte degli studiosi<ref>Khalid Koser, Le migrazioni internazionali, Il Mulino 2008</ref>.
 
== Note ==