Guglielmo Libri Carucci dalla Sommaja: differenze tra le versioni

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Si laureò nel [[1820]] ed i suoi primi lavori furono notati da [[Charles Babbage]], da [[Augustin-Louis Cauchy]] e da [[Carl Friedrich Gauss]].
 
Nel [[1823]], all'età di 20 anni, fu nominato professore di Fisica Matematica a Pisa ma l'anno seguente lasciò l'insegnamento per trascorrere un anno a [[Parigi]].
 
Al suo ritorno in Italia fu coinvolto nei movimenti [[Carboneria|carbonari]] che miravano ad ottenere una costituzione liberale nel [[Granducato di Toscana]].
 
Arrestato, nel [[1833]] scappò in Francia e divenne cittadino francese. Il suo nome aristocratico, unito alla fama di valente matematico, gli aprì parecchie porte fra cui quelle dell'[[Accademia delle scienze francese]]. Fu pure insignito della massima onorificenza d'oltralpe, la [[Legion d'onore]].
 
Tra il [[1838]] e il [[1841]] il conte Libri, avvalendosi della consultazione diretta di innumerevoli tomi e manoscritti antichi, pubblicò un'importante opera in quattro volumi intitolata ''Storia delle Scienze Matematiche in Italia dal Rinascimento al XVII secolo''. Il valore dell'opera per gli studiosi di storia delle matematiche consiste soprattutto nelle note che occupano circa la metà del testo e che riportano brani, in larga misura inediti, degli autori studiati.
 
Nel [[1843]] Libri, superando le candidature di matematici del calibro di [[Augustin-Louis Cauchy]] e di [[Jean-Marie Duhamel]], ottenne la prestigiosa cattedra di matematica al [[Collège de France]].
== La "bibliofilia" ==
[[File:Libri - Histoire des sciences mathématiques en Italie, 1838 - 631943.tif |thumb|''Histoire des sciences mathématiques en Italie'', 1838 ({{cita BEIC}})]]
Libri non fu soltanto un eccellente matematico, ma anche un appassionato ed espertissimo [[bibliofilia|bibliofilo]] (''[[sui generis]]'' però, dato che non esitava a strappar via dai volumi le pagine che più gli interessavano) e soprattutto un incredibile ed inaudito ladro di libri. La maggior parte dei furti la perpetrò ai danni della [[Biblioteca Medicea Laurenziana]] di Firenze e di parecchie biblioteche francesi, sfruttando nel secondo caso la circostanza che per la sua erudizione e la sua indiscussa competenza in materia era stato nominato ''Secrétaire de la Commission du Catalogue général des manuscrits des bibliothèques publiques de France''.
 
Con il passare del tempo, questa sua incresciosa attività divenne sempre più impudente e frenetica tanto da destare i primi sospetti e quando Libri intuì che stava per essere scoperto fece imbarcare per l'[[Inghilterra]] 18 grossi bauli pieni di refurtiva (i pezzi sottratti erano almeno 30.000) e riparò a [[Londra]] dove entrò in contatto con [[Antonio Panizzi]], direttore della [[British Library]]. Alla metà degli [[Anni 1840|anni quaranta]] la sua biblioteca contava oltre 1800 manoscritti e 40.000 volumi a stampa provenienti da aste, acquisizioni di importanti fondi privati e, in parte, come fu provato in seguito, da appropriazione indebita.<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/guglielmo-libri_(Dizionario-Biografico)/ Guglielmo Libri in Dizionario Biografico – Treccani<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> Dopo la prima denuncia anonima di furto vendette la sua collezione a [[lord]] Bertram Ashburnham.
 
Nel [[1848]] venne formalmente denunciato e nel [[1850]] la Corte d'appello di [[Parigi]] lo condannò in contumacia a dieci anni di prigione. Nello stesso anno fu sostituito da [[Gabriel Lamé]] alla cattedra di matematica del ''Collège de France''.
 
Grazie all'aiuto di amici influenti riuscì alla fine del [[1857]] a rientrare in possesso delle sue carte e dei libri, circa 15.000 volumi, ancora conservati a Parigi. Sebbene fosse arrivato in Inghilterra con nient'altro se non i "suoi" libri, egli visse comodamente fra agi e ricchezze. Per ottenere questo risultato gli bastò mettere in vendita il suo bottino sul mercato antiquario inglese: da due sole grandiose [[asta (finanza)|aste]] organizzate nel [[1861]] riuscì ad ottenere oltre un milione di franchi, una somma enorme quando si consideri che, in quei tempi, la paga media giornaliera di un lavoratore era di quattro franchi.<ref>in totale terrà dieci aste fra il 1849 e il 1865 </ref>
 
Nel [[1868]] si ammalò e decise di far ritorno in Italia. Si stabilì in una villa di Fiesole dove morì l'anno dopo. Venne sepolto nel [[Cimitero delle Porte Sante]] di Firenze.