Pierre Carniti: differenze tra le versioni

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Nipote della poetessa [[Alda Merini]], il suo impegno nel sindacato comincia nel [[1957]] come operatore nella zona industriale Sempione di [[Milano]]. In questa città è protagonista della mobilitazione per l’affermazione della contrattazione articolata nei primi [[Anni 1960|anni sessanta]]. Diventa dirigente di spicco della [[Federazione Italiana Metalmeccanici|Fim-Cisl]] milanese, di cui sarà segretario. È tra i promotori delle prime esperienze unitarie tra i sindacati metalmeccanici.
 
Nel [[1965]] entra nella segreteria nazionale della Fim-Cisl, che allora ha la sua sede a Milano. Ne diviene segretario generale nel [[1970]]. Nel frattempo la Fim-Cisl trasferisce la sua sede a [[Roma]], dove dà il via all’esperienza unitaria con [[Federazione Impiegati Operai Metallurgici|Fiom-Cgil]] e [[Unione italiana lavoratori metalmeccanici|Uilm]] nella [[FLM|Flm]] (Federazione lavoratori metalmeccanici). Nel [[1971]] sottoscrive la [[lettera aperta a L'Espresso sul caso Pinelli|lettera aperta]] pubblicata sul settimanale ''[[L'Espresso]]'' sul caso [[Giuseppe Pinelli|Pinelli]].
 
Nel [[1974]] entra nella segreteria nazionale della [[Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori|Cisl]], divenendo, insieme a [[Luigi Macario]], leader della componente che vincerà il congresso del [[1977]]: Macario è eletto segretario generale e Carniti segretario generale aggiunto. Dal [[1979]] al [[1985]] è segretario generale della Cisl. In quegli anni sarà il più tenace sostenitore dell’"accordo di San Valentino" (14 febbraio [[1984]]) sulla scala mobile, in dissenso con la [[Confederazione Generale Italiana del Lavoro|Cgil]].