Bonifica agraria: differenze tra le versioni

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====L'Italia Repubblicana====
Con ilNel [[Secondo dopoguerra italiano|secondo dopo guerradopoguerra]], dalanche grazie al [[Piano Marshall]] alla [[riforma agraria]] e con laalla [[Cassa per il Mezzogiorno]] la bonifica continuava adassumendo esserele consideratacaratteristiche unadi sorta diun [[ammortizzatore sociale]] quandofino dallaalla metà degli anni 60<ref>{{cita| Federica Letizia Cavallo|p. 95}}</ref> quando si intensificavasviluppa una duradiversa contestazione[[movimenti di queste opere da parteambientalisti|mentalità di [[movimentistampo ambientalistiambientalista]] e intellettuali direttamente impegnatiimpegnata come [[Antonio Cederna]], lanella lotta per la salvaguardia del territorio e, dei [[beni culturali]] e nella rivalutazione delle [[zone umide]] formalizzata con la [[Convenzione di Ramsar|Convenzione Internazionale di Ramsar]] che veniva ratificata in Italia nel [[1976]]<ref>{{cita| Federica Letizia Cavallo|p. 122}}</ref>.
 
Rispetto alle moderne opere di bonifica iniziate da metà 800<ref>{{cita| Federica Letizia Cavallo|p. 21}}</ref> la riforma agraria del [[1951]] veniva giudicata con perplessità per tutte le infrastrutture grandi e piccole che rimanevano inutilizzate, ma nulla al confronto delle [[politiche territoriali]] degli ultimi decenni che di fatto compromettevano in tutto il paese e indistintamente dalle aree più antiche a quelle recenti. Nel Lazio come in Veneto paesaggi sempre più contaminati da fenomeni di [[Sprawl]], il nuovo contesto urbano creava problemi nel sistema complessivo dovuto al calo dell'assorbimento pluviale dei terreni per effetto dalla [[Consumo di suolo|cementificazione]]. Un allarme, condiviso anche dagli esperti più critici alle opere di bonifica come [[Lucio Gambi]].<ref>{{cita| Federica Letizia Cavallo|p. 148}}</ref>