Bonifica agraria: differenze tra le versioni

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{{D|Bonifiche agrarie in Italia}}
Dopo i [[Paesi Bassi]], l'[[Italia]] è il paese dove è più vasta la frazione della superficie agraria sottratta alla palude con la bonifica. Questo complesso progetto tra stato e privati segna l'evoluzione delle istituzioni consorziali con fasi di sviluppo politico-economiche logiche nell'epoca liberale post unitaria dove trovano consapevolezza fino a completarsi e realizzarsi durante il [[regime fascista]].
 
====La malaria nel periodo post-unitario====
Dal primo decennio dell'[[Unità d'Italia]], in materia d'agricoltura vennero emanate diverse leggi ([[1862]], [[1865]], [[1866]], [[1869]]) e proposte (1862, 1863, 1868, 1873)<ref>{{cita| Elisabetta Novello|pp. 32, 33}}</ref> in linea con le politiche liberali dell'epoca dove lo sviluppo arrivava dalle moderne imprese piemontesi e lombarde che sarebbero state d'esempio al resto del paese<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 30}}</ref>. La [[rete ferroviaria]] era l'opera che catalizzava il maggior impegno finanziario fino agli anni settanta dell'Ottocento<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 64}}</ref> durante i quali la [[Malaria#In tempi recenti|malaria]] ne aveva rallentato la costruzione in diversi punti del suo percorso particolarmente nel centro-sud incentivando l'interesse per la lotta igienico sanitaria insieme alla volontà di creare occupazione in ampie aree disabitate e paludose<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 18}}</ref><ref>{{cita| Federica Letizia Cavallo|p. 103}}</ref>. Nel [[1868]] [[Emilio Broglio]] notava come la differente natura idrogeologica determinava diversi tipi di pandemie malariche, meno aggressive e problematiche nella [[pianura padana]] dove con semplici bonifiche idrauliche si riduceva sensibilmente il problema, mentre da sud dell'[[Appennino settentrionale|Appennino]] oltre all'assenza del sistema consorziale<ref name=novello77>{{cita| Elisabetta Novello|p. 77}}</ref>(più efficiente nei periodi di crisi<ref>{{cita| Federica Letizia Cavallo|p. 97}}</ref>, nel contrastare la malaria<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 123}}</ref> e strutturata industrialmente come la ''[[Bonifiche Ferraresi|Grande Bonifica Ferrarese]]''<ref name="ReferenceA">{{cita| Federica Letizia Cavallo|p. 33}}</ref>). La [[mortalità]] era ben più elevata, in particolare nell'Italia centro-meridionale da rendere intere zone completamente inabitabili e dove si richiedevano un insieme di opere molto più complesse e onerose non ancora realizzabili {{}}all'epoca<ref>{{cita| Elisabetta Novello|pp. 68, 150}}</ref>, tutte queste ragioni favorivano da secoli il potere dei grandi [[Latifondo|latifondi]]<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 78}}</ref><ref>{{cita| Federica Letizia Cavallo|p. 102}}</ref>; anche se nel [[1878]] con lo spostamento a [[Roma]] della capitale<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 70}}</ref> era stata approvata la legge del progetto di bonifica locale dell'[[Agro Romano]] n.4642 che per le caratteristiche sull'integralità avrebbe rappresentato un modello per i futuri interventi specialmente dal primo dopoguerra<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 43}}</ref>.[[File:Baccarini.jpg|thumb|upright=0.7|[[Alfredo Baccarini]]]]
La prima legge strutturata razionalmente dove lo stato comprende i limiti dei privati affiancandolo a un intervento efficace nell'impegno sociale e sanitario contro la malaria risale al 25 giugno [[1882]] di [[Alfredo Baccarini]] ([[Legge 25 giugno 1882, n. 269]])<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 47}}</ref>, con cui assegnò alla bonifica il compito di provvedere al prosciugamento e al risanamento dei laghi, degli stagni, delle paludi e delle terre paludose. <ref> http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=profist&Chiave=237</ref>
 
La difficile situazione dell'economia ([[scandalo della Banca Romana]], ecc) sommata alla gravosità dei progetti che completati superavano di norma quello dei terreni da bonificare<ref>{{cita| Elisabetta Novello|pp. 52, 75}}</ref> costringeva a ridimensionare con [[Francesco Genala]] ([[1885]], [[1886]]<ref>{{cita| Elisabetta Novello|pp. 50, 75}}</ref> e [[1893]])<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 52,103}}</ref>, l'interesse delle regioni del nord con enormi profitti economici insieme all'arretratezza al di fuori di esso, continuava a determinare un iniquo accentramento di risorse<ref name=novello77/> concentrandosi in bonifiche idrauliche nuovamente a carico dello Stato con la Legge [[Giuseppe Pavoncelli|Pavoncelli]]-[[Pietro Lacava|Lacava]] [[1898]]<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 111,114}}</ref> prima e agrarie successivamente<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 150}}</ref>.
 
Il primo approfondito studio risale a Michelangelo Cuniberti che lo propose durante l'[[Esposizione universale]] di Parigi del [[1878]], rimase la documentazione essenziale fino alla fine del secolo<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 91}}</ref> perché di volta in volta aggiornato dal legislatore con le esposizioni nazionali (Milano [[1881]], Torino [[1884]], Palermo [[1891]]-[[1892]], Torino [[1898]]<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 99}}</ref>) quando si risolvono anche cronici problemi dell'economia<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 106}}</ref>.
 
Nasce la ''Società per gli studi della malaria'' a luglio [[1898]] costituita da [[Giustino Fortunato]] e [[Leopoldo Franchetti]] con il prof. [[Angelo Celli]]<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 115}}</ref>, col progresso tecnico-scientifico raggiunto la malaria diventava un'emergenza sociale a cui si doveva provvedere direttamente con l'intervento pubblico come la regolamentazione del [[chinino di Stato]] (Leggi del: 23 dicembre [[1900]] n.505, 2 novembre [[1901]] n. 460<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 117}}</ref>, 19 maggio [[1904]] n. 209<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 118}}</ref>, 16 giugno [[1907]] n. 337<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 119}}</ref>).
 
====Gli interventi a inizio '900====
Nel [[1907]] nasce l'Istituto del [[Magistrato alle acque]]<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 134}}</ref>, ma nonostante l'evoluzione tecnico-finanziaria in particolare del ([[1910]] e [[1912]]<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 137}}</ref>) la [[malaria]] rimase una piaga ancora nel decennio successivo<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 122}}</ref>.
 
La legge [[Pietro Bertolini|Bertolini]]-[[Ettore Sacchi|Sacchi]] del 13 luglio [[1911]], prevedeva, oltre alla riorganizzazione amministrativa, anche le vecchie soluzioni già attuate nella bonifica dell'Agro romano con incentivi economici a favore della colonizzazione e sanzioni come l'esproprio per i cattivi esecutori<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 143}}</ref>.
Il 20 giugno [[1912]] ([[Francesco Saverio Nitti|Nitti]]-[[Ettore Sacchi|Sacchi]] n.712) si decideva un maggiore impegno per il [[sud Italia]]<ref>{{cita|Elisabetta Novello|p. 145}}</ref> e più attenzione per i [[Bacino imbrifero montano|bacini imbriferi]]. [[Ettore Sacchi]] inaugurava il principio della "Bonifica Integrale" che prevedeva l'obbligo, dopo l'esecuzione delle opere idriche, di recuperare i terreni all'agricoltura.
In particolare durante il periodo [[Età giolittiana|giolittiano]] maturarono le idee poi riprese negli anni successivi di superare l'idea del semplice [[Bonifica idraulica|prosciugamento idraulico]]<ref>{{cita| Elisabetta Novello|pp. 146, 147, 149}}</ref>.
 
Durante la [[Grande guerra]] nasceva l'[[Opera Nazionale Combattenti]] col compito di provvedere all'assistenza ai reduci. Proprio agli [[Veterano di guerra|ex combattenti]] nel [[1919]] furono assegnate le terre con il compito di bonificarle<ref> http://catalogo.archividelnovecento.it/scripts/GeaCGI.exe?REQSRV=REQPROFILE&ID=104924</ref> <ref>[https://books.google.it/books?id=UaxzdUr3DAUC&pg=PA233&lpg=PA233&dq=opera+nazionale+combattenti+bonifica&source=bl&ots=GDlEYHun64&sig=JRo-DQV9kSmQU-4DNr4x30iK8vY&hl=it&sa=X&ved=0CC8Q6AEwBWoVChMI9sfn6q-iyAIVBjkaCh104Qeb#v=onepage&q=opera%20nazionale%20combattenti%20bonifica&f=false]</ref>,tra cui quelle nell'area del Piave dove trovava piena efficacia il Magistrato alle acque<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 187}}</ref>.
 
Continuava l'evoluzione legislativa con i d.l. [[1918]] (n. 1255 e 1256 legge [[Luigi Dari|Dari]])<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 214}}</ref> e del d.l.[[1919]] (n. 240 legge [[Meuccio Ruini|Ruini]]) che permetteva di presentare i progetti idraulici e agrari in forma coordinata<ref name=novello217/><ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 215}}</ref>, sempre nel [[1919]] si fondava l'Istituto Federale di Credito per il Risorgimento delle Venezie<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 190,250}}</ref>. Si progrediva sull'esproprio e l'obbligo d'esecuzione nel [[1920]] (d.l. n. 1465) e nel [[1921]] (r.d.l. n. 52)<ref name=novello217>{{cita| Elisabetta Novello|p. 217}}</ref> oltre all'avvio dell'''Istituto nazionale per il risanamento antimalarico'' della Regione Pontina<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 240}}</ref>.
 
====I primi tentativi di "bonifica integrale" del fascismo====
Con l'avvento al governo del [[Partito Nazionale Fascista]] fu varato il nuovo T.U. del [[1923]]<ref>{{cita| Elisabetta Novello|pp. 14, 198}}</ref> ispirato molto dalla vecchia legge Ruini<ref name=novello217/>, ma che non trovò piena attuazione a causa del contrasto con le norme procedurali relative alle aree paludose della successiva [[Arrigo Serpieri|legge Serpieri]] (n. 753 del 18 maggio [[1924]] ''Sulle trasformazioni fondiarie di pubblico interesse'')<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 224}}</ref>. È allora che assunse maggior concretezza il concetto di "bonifica integrale" che prevedeva l'opera di svuotamento idraulico delle terre malsane unito al recupero agricolo delle stesse. La lotta per la bonifica divenne nella propaganda la bellicosa "guerra alle acque"<ref name="ReferenceB">{{cita| Federica Letizia Cavallo|p. 100}}</ref>, ma pur favorendo i grandi investimenti la bonifica agraria entrò in contrasto con il sistema feudale del [[latifondo]]<ref> http://www.treccani.it/enciclopedia/bonifica_res-3df2c6a5-8b74-11dc-8e9d-0016357eee51_%28Enciclopedia_Italiana%29/</ref>.
Le proteste dei latifondisti meridionali, che furono anche ricevuti da [[Benito Mussolini|Mussolini]], ottennero le dimissioni di Arrigo Serpieri da sottosegretario all'agricoltura (vi sarebbe tornato nel 1929) e con il r.d. 29 novembre [[1925]] n. 1464 e la limitazione delle sanzioni sull'esproprio<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 229,230}}</ref>.
 
Nel 1925, continuava con la bonifica il contestuale contrasto alla malaria e per intervento diretto di Mussolini veniva autorizzata la sperimentazione sulle persone di nuove terapie. Giacomo Peroni e Onofrio Cirillo, operarono su 2000 operai dell'ONC in Toscana e Puglia separati in due squadre. Nella prima fu sospesa ogni cura convenzionale per osservarne il decorso, la seconda era trattata con iniezioni intramuscolari di "smalarina" (farmaco antimalarico a base di sali di mercurio e antimonio messo a punto da Guido Cremonese<ref>[https://books.google.it/books?id=i4_FZHmzjzwC&pg=PA286&lpg=PA286&dq=Professor+guido+cremonese+smalarina&source=bl&ots=Ghg5ko8nOS&sig=ysmUSaE5HTQA80YMVDHiJzMWifI&hl=it&sa=X&ved=0CBwQ6AEwAGoVChMIlvnDscGiyAIVgiwaCh2Gzg34#v=onepage&q=Professor%20guido%20cremonese%20smalarina&f=false]</ref>, docente di igiene alla regia università di Roma); parte già da profilassi e parte come cura. Concluso nel 1929 nonostante l'apparenza dei dati positivi, fu ripetuto dal Consiglio superiore della Sanità su 395 persone in Sardegna dove l'esito riconfermava la tossicità.<ref>{{cita web|autore=Riccardo De Sanctis|url=http://rassegnastampa.unipi.it/rassegna/archivio/2011/06/21SIB2140.PDF|titolo=L'Italia allo specchio delle sue malattie|pubblicazione=UniPi-il manifesto|data=21 giugno 2011|accesso=16 marzo 2015}}</ref><ref>{{cita| Frank M. Snowden|pp. 198,201}}</ref>
 
Nonostante la [[politica economica fascista]] avviata dal 1923<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 269}}</ref>, nel [[1927]] il settore agricolo entrò in crisi aggravandosi dopo il 1929 con la [[grande depressione]] e perdurando fino al 1935 mentre gli investimenti pubblici e privati si bloccarono<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 270}}</ref><ref>{{cita libro|autore=Pier Paolo D'Attorre, Alberto De Bernardi|url=https://books.google.it/books?id=7heWdB9guKIC&pg=PA387&lpg=PA387&dq=crisi+agricola+italiana+del+1927&source=bl&ots=HgWF3YACgc&sig=Eo2HvXet9T32tLyNGwGmVV_cXcY&hl=en&sa=X&ei=HULrVJbqBKrmyQO-hYGwAg&ved=0CFUQ6AEwBw#v=onepage&q=crisi%20agricola%20italiana%20del%201927&f=false|titolo=Studi sull'agricoltura italiana: società rurale e modernizzazione, Volume 29|pubblicazione=Fondazione Giangiacomo Feltrinelli|data=1994|accesso=22 marzo 2015}}</ref><ref>{{cita libro|autore=Antonino Checco|url=https://books.google.it/books?id=nb646thtWZIC&pg=PA51&lpg=PA51&dq=crisi+agricola+italiana+del+1927&source=bl&ots=zBlPrY06Gb&sig=EVUHCZTmtawgYMSJnjBY8Y9Iphg&hl=en&sa=X&ei=HULrVJbqBKrmyQO-hYGwAg&ved=0CFkQ6AEwCA#v=onepage&q=crisi%20agricola%20italiana%20del%201927&f=false|titolo=Banca e latifondo nella Sicilia degli anni Trenta|pubblicazione=Guida Editori|data=1983|accesso=22 marzo 2015}}</ref>. Come ammise Mussolini nel dicembre dello stesso anno: “Parliamo dunque ora francamente senza pietosi eufemismi della crisi. La crisi c’è stata. La crisi è stata grave”.<ref>{{cita libro|autore=Silvia Salvatici|url=https://books.google.it/books?id=uw2X_3aWmNAC&pg=PA157&lpg=PA157&dq=crisi+agricola+italiana+del+1927&source=bl&ots=CnIzfFnHZF&sig=CM3lygzqUpCBx2a7C2mUqZDGEUk&hl=en&sa=X&ei=HULrVJbqBKrmyQO-hYGwAg&ved=0CDwQ6AEwAw#v=onepage&q=crisi%20agricola%20italiana%20del%201927&f=false|titolo=Annali Istituto «Alcide Cervi» vol. 17-18|pubblicazione=Istituto Cervi|data=(1995-1996)|accesso=07 marzo 2015}}</ref>
 
Con la legge Mussolini del [[1928]] (n. 3134 ''legge sulla bonifica integrale''), con la quale lo Stato si impegnava a finanziare non solo gli interventi idraulici ma anche opere di trasformazione agraria, si puntava a recuperare all'agricoltura circa 8 milioni di ettari<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 279}}</ref> anche se [[Silvio Trentin]] sottolineava come i concetti base di bonifica integrale fossero già stati studiati precedentemente,<ref name="ReferenceA"/>.
La malaria però non era più considerata una malattia professionale ma negligenza dei lavoratori<ref>{{cita| Frank M. Snowden|pp. 230}}</ref> e concentrava nell'[[agro pontino]] le risorse per fronteggiarla<ref>{{cita| Frank M. Snowden|pp. 196}}</ref>. Una legge priva di voci di spesa dirette a debellarla nonostante fosse emanata ad un anno dal ''Discorso dell'ascensione'' (26 maggio 1927) in cui secondo Mussolini: "in uno Stato bene ordinato, la cura della salute fisica del popolo deve essere al primo posto"<ref>http://www.lorien.it/X_INNI/Pg_Canzoni-D/Disc_BM/Discorso_BM_1927-05-26.html#11</ref>.
Ciononostante [[Ferdinando Rocco]] presiedendo il ''Sesto convegno dei bonificatori meridionali'' lamentava al regime interventi incoerenti:
{{Citazione|fattore che acquista un'importanza sociale di primissimo ordine in un momento in cui il nostro Paese afferma energicamente la forza e l'importanza della razza italiana nel mondo onde credo che sia dovere precipuo dello Stato italiano e dei cittadini italiani di migliorare le condizioni della nostra razza, il che rappresenta la condizione essenziale del processo economico e politico del nostro Paese.|[[Ferdinando Rocco]]<ref>{{cita|Elisabetta Novello|p. 283}}</ref>}}
 
=====La legge Serpieri=====
[[File:Arrigo Serpieri2.jpg|thumb|[[Arrigo Serpieri]]]]
Ritornato alla guida del sottosegretariato all'Agricoltura Serpieri nel discorso del 10 ottobre sostenne che la legge Mussolini favorisse opere non organiche e quindi l'aumento di consorzi privati destinati così a rimanere inadempienti<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 274,275}}</ref>. A causa della crisi del 1929 dovuta alla [[grande depressione]], a partire dal 1932 i finanziamenti diminuirono"<ref> [[Renzo De Felice]], ''Mussolini il duce.'' ''Gli anni del consenso'', Einaudi, 1974, pagina 142</ref> e Serpieri con [[Giacomo Acerbo]] ministro, varò il Testo unico sulla bonifica integrale (Legge n. 215 del 13 febbraio 1933), dove definì il tipo di intervento statale nelle opere di bonifica.<ref>[http://www.regione.piemonte.it/cgi-bin/agri/leggi/pub/download.cgi?id_doc=233&estensione=pdf testo unico del 13 febbraio 1933, n. 215] </ref>
 
L'articolo 1 dispose:
{{Citazione|Alla bonifica integrale si provvede per scopi di pubblico interesse, mediante opere di bonifica e di miglioramento fondiario. Le opere di bonifica sono quelle che si compiono in base ad un piano generale di lavori e di attività coordinate, con rilevanti vantaggi igienici, demografici, economici o sociali, in comprensori in cui cadano laghi, stagni, paludi e terre paludose, o costituiti da terreni montani dissestati nei riguardi idrogeologici e forestali, ovvero da terreni, estensivamente utilizzati per gravi cause d'ordine fisico e sociale, e suscettibili, rimosse queste, di una radicale trasformazione dell'ordinamento produttivo. Le opere di miglioramento fondiario sono quelle che si compiono a vantaggio di uno o più fondi, indipendentemente da un piano generale di bonifica.|Legge Serpieri}}
 
Inoltre in base agli articoli 54 e 76 del medesimo testo unico furono costituiti i [[consorzio di bonifica|consorzi di bonifica]] e i [[consorzio di miglioramento fondiario|consorzi di miglioramento fondiario]]. La loro costituzione fu decisa con decreto ministeriale qualora la proposta avesse raccolto l'adesione di coloro che rappresentano la maggior parte del territorio incluso nel perimetro e si rendeva obbligatoria per tutti i proprietari dei beni immobili compresi nel perimetro.
Con legge integrativa del 1942 per l'adempimento dei loro fini istituzionali hanno il potere d'imporre contributi alle proprietà consorziate
{{Citazione|I consorzi di miglioramento fondiario hanno facoltà d'imporre contributi per l'esecuzione e l'esercizio delle opere, per i lavori di manutenzione delle stesse e in genere per la gestione consorziale. I crediti per contributi sono privilegiati sugli immobili che traggono beneficio dalle opere ed il privilegio è graduato dopo quello relativo ai crediti dello Stato per i tributi diretti|art. 3 della legge 12 febbraio 1942 n. 183}}
 
[[File:Bonifica parmigiana moglia - collettori.jpg|thumb|[[Bonifica Parmigiana Moglia]] - Collettori per le idrovore dell'impianto di sollevamento negli anni '30]]
Nel 1933 il regime affermava che aveva redento 4.733.982 ettari<ref name=novello280>{{cita| Elisabetta Novello|p. 280}}</ref> e di aver popolato la provincia di [[Littoria]]. Al contempo nell'intero [[Agro Pontino]] avveniva l'immissione di popolazioni di diversa provenienza nazionale<ref>{{cita| Federica Letizia Cavallo|p. 107}}</ref><ref>{{cita| Frank M. Snowden|pp. 238}}</ref><ref>{{cita web|autore=Riccardo De Sanctis|url=http://rassegnastampa.unipi.it/rassegna/archivio/2011/06/21SIB2140.PDF|titolo=L'Italia allo specchio delle sue malattie|pubblicazione=UniPi-il manifesto|data=21 giugno 2011|accesso=16 marzo 2015}}</ref>. Sono gli anni della nascita dei [[borghi dell'Agro Pontino]]. Con Orsolini Cencelli l'ONC raggiunse i suoi scopi, divenendo uno dei migliori strumenti di attuazione della politica economica del fascismo.<ref>[http://catalogo.archividelnovecento.it/scripts/GeaCGI.exe?REQSRV=REQPROFILE&ID=104924 Catalogo del Novecento]</ref>
 
Nel 1934 Arrigo Serpieri promosse un nuovo progetto di legge sull'esproprio che però si incagliò in Senato. Nel 1935 gli subentrò [[Gabriele Canelli]]<ref>{{cita|Elisabetta Novello|p. 278}}</ref>, ma l'inizio della [[guerra d'Etiopia]] e le conseguenti [[Sanzioni economiche all'Italia fascista|sanzioni economiche]] provocarono in Italia la svolta [[Autarchia#Autarchia e Fascismo|autarchica]], che non permise di portare a termine gran parte dei lavori di bonifica con effetti rovinosi<ref name=novello280/>. A Orsolini Cencelli, nel [[1935]], all'ONC successe [[Araldo di Crollalanza]] (fino al 1943) che espanse l'attività dell'ente anche ad altre aree italiane, in particolare in Sardegna e in Puglia<ref> http://www.regione.puglia.it/index.php?page=prg&opz=display&id=860</ref>. Tra il [[1938]] e il [[1942]] ha luogo la seconda fase della bonifica integrale: luoghi interessati in questo periodo furono la [[Sicilia]], la [[Puglia]] e la [[Campania]], regioni nelle quali le opere di bonifica proseguirono anche durante la [[seconda guerra mondiale]]. L'ultimo intervento normativo vi fu con la legge 12 febbraio 1942 n. 183 Disposizioni integrative della legge sulla bonifica integrale, che tra l'altro obbligava i privati all'esecuzione di opere minori<ref>[http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1942-02-12;183 R.D. 183/1942]</ref>.
Nel [[1942]] Arrigo Serpieri dichiarava che l'opera di bonifica fu compiuta su oltre sei milioni di ettari (137 mila solo nell'Agro Pontino)<ref> http://www.treccani.it/enciclopedia/bonifica_res-51530d4b-87e5-11dc-8e9d-0016357eee51_(Enciclopedia-Italiana)/</ref>.
 
La [[Seconda guerra mondiale]] portò gravi danni alle opere di bonifica dell'Italia meridionale e centrale (nel solo agro pontino i tedeschi allagarono, dopo lo [[Sbarco di Anzio|sbarco degli alleati ad Anzio]], ben 12000 ettari di terreno).
 
Mario Bandini (preside negli anni '70 della facoltà di Economia alla Sapienza di Roma) che da giovane aveva analizzato complessivamente le opere di persona tra la fine degli anni 30 e l'inizio degli anni 40 come allievo di Arrigo Serpieri nell'economia agraria, testimoniava la situazione relativa alle bonifiche.
 
{{Citazione|I territori italiani, i quali[...] sono stati soddisfacentemente trasformati, realizzando notevoli risultati produttivi congiunti a più densi insediamenti colonici, sono nell'ordine di grandezza di 220-250.000 ettari, con i 900[mila] che si affermano a bonifica pubblica e privata ultimata. Su altri 100.000 ettari si è completato il sistema irriguo, che ha incrementato le produzioni senza però creare nuove sedi di vita. Di quei 220-250 mila ettari, circa 100 mila sono frutto dell'azione dell'Onc su terreni espropriati; circa 10 mila di organismi particolari largamente aiutati dallo Stato, circa 20 mila trasformati da grandi imprese private (bonifiche ferraresi ed Eridania in Emilia ad es.); circa 30 mila sono frutto di lavoro contadino. La ordinaria proprietà privata non ha trasformato che 70-80 mila ettari, ed essi sono in grandissima parte nel Veneto e nell'Emilia.|Mario Bandini<ref>{{cita| Elisabetta Novello|p. 281}}</ref>}}
 
Della bonifica integrale si occupa anche il [[:s:Codice Civile - Libro Terzo/Titolo II#Art. 863 Consorzi di miglioramento fondiario|codice civile]] agli articoli 857 e seguenti.
 
====L'Italia Repubblicana====
Nel [[Secondo dopoguerra italiano|secondo dopoguerra]], grazie ai fondi del [[Piano Marshall]] e della [[Cassa per il Mezzogiorno]] la bonifica continuava assumendo le caratteristiche di un [[ammortizzatore sociale]] fino alla metà degli anni 60<ref>{{cita| Federica Letizia Cavallo|p. 95}}</ref> quando si sviluppò una diversa [[movimenti ambientalisti|mentalità di stampo ambientalista]] direttamente impegnata come [[Antonio Cederna]], nella lotta per la salvaguardia del territorio, dei [[beni culturali]] e nella rivalutazione delle [[zone umide]] formalizzata dalla [[Convenzione di Ramsar|Convenzione Internazionale di Ramsar]] che era ratificata in Italia nel [[1976]]<ref>{{cita| Federica Letizia Cavallo|p. 122}}</ref>.
 
A differenza delle opere di bonifica agraria precedenti iniziate alla fine dell'800<ref>{{cita| Federica Letizia Cavallo|p. 21}}</ref> la nuova riforma agraria del [[1951]] era vista con sospetto a causa del mancato utilizzo delle numerose infrastrutture disponibili. Inoltre le [[politiche territoriali]] degli ultimi decenni di fatto compromettevano in tutto il paese e indistintamente dalle aree più antiche a quelle recenti. Nel Lazio e in Veneto i paesaggi erano sempre più contaminati dai fenomeni di [[Sprawl]] e l'urbanizzazione intensiva creava problemi nell'assorbimento pluviale dei terreni per effetto dalla [[Consumo di suolo|cementificazione]]. Un allarme, condiviso anche dagli esperti più critici alle opere di bonifica come [[Lucio Gambi]]<ref>{{cita| Federica Letizia Cavallo|p. 148}}</ref>.
 
{{Citazione|Aree bonificate negli ultimi due secoli per fini igienici e agrari, che vengono invase e revocate da strutture tipiche della urbanizzazione: strutture che hanno a volte totalmente obliterato e sostituito i quadri paesistici e le funzioni territoriali nati con la bonifica, costruendoci sopra una realtà che con la bonifica e l'agricoltura da essa generata non hanno più nulla a che vedere. Lucio Gambi<ref>{{cita| Federica Letizia Cavallo|p. 147}}</ref>}}
 
Tra le regioni della penisola che presentano la superficie bonificata di entità maggiore domina l'[[Emilia-Romagna]] (bonifiche del [[Polesine]] di San Giorgio<ref>Antonio Saltini ''L'epopea della bonifica nel Polesine di San Giorgio''</ref>, e del Polesine di San Giovanni, bonifiche di Burana, della [[Bonifica Parmigiana Moglia|Parmigiana Moglia]], del Crostolo ed [[Enza]], colmate del [[Lamone (fiume)|Lamone]])<ref name="bonifica">Antonio Saltini, ''Dove l'uomo separò la terra dalle acque, Storia delle bonifiche in Emilia-Romagna'', Diabasis Reggio Emilia 2005 ISBN 88-8103-433-6</ref>e il [[Lazio]], (bonifiche delle [[Agro Pontino|Paludi Pontine]]).
 
Superfici cospicue, seppure inferiori, presentano la [[Toscana]] (bonifiche della [[Maremma]] e della [[Val di Chiana|Chiana]]), il [[Veneto]] (bonifiche del Polesine di Rovigo e degli estuari del [[Piave]] e [[Livenza]]), l'[[Abruzzo]] (antico lago del [[Fucino]]) e in Puglia ne beneficiò, sempre durante il ventennio fascista, anche la zona di [[Porto Cesareo]] con la [[Consorzio di bonifica Arneo|bonifica dell'Arneo]].
 
====Conseguenze ambientali della bonifica====
*Annullamento della [[geodiversità]] dovuto alle peculiari caratteristiche regionali diverse dei luoghi.<ref>{{cita| Federica Letizia Cavallo|p. 140}}</ref>
*Radicale decremento della [[transumanza]] soprattutto nelle aree marittime del centro-sud; con grave danno per l'allevamento(bufali), la pesca, in alcuni casi dove erano presenti antiche tradizioni (nella [[salina|raccolta]] del sale, nell'[[itticoltura]]), coltivazione (mais) e la scomparsa di molti altri mestieri minori connessi all'artigianato delle tipiche [[piante palustri]].<ref>{{cita| Federica Letizia Cavallo|p. 117, 130}}</ref>
*Introduzione di [[Specie invasive in Italia|specie]] provenienti da ecosistemi molto diversi da quello originario: come il [[pino domestico]], il [[pino d'Aleppo]] e l'[[eucalipto]] nella flora<ref>{{cita| Federica Letizia Cavallo|pp. 124,125}}</ref>. La [[carpa erbivora]], la [[carpa argentata]] e la [[gambusia]] tutte particolarmente dannose nelle specie autoctone dei pesci.<ref>{{cita| Federica Letizia Cavallo|pp. 123,125,130}}</ref>
*I terreni bonificati non sono immediatamente coltivabili per la presenza endemica di piante selvatiche e la [[Fertilità (agricoltura)|fertilità]] non rimane a lungo<ref>{{cita| Federica Letizia Cavallo|p. 128}}</ref>, le opere possono presentare particolari processi aerobici di [[subsidenza]] con gravi modificazioni idrauliche e geologiche perché composte di terreni non ancora [[mineralizzazione|mineralizzati]].<ref>{{cita| Federica Letizia Cavallo|p. 129}}</ref> Inoltre se eseguite in prossimità e troppo in basso rispetto al livello del mare si [[salinizzazione|infiltrano]] dall'acqua salata.<ref>{{cita| Federica Letizia Cavallo|p. 129}}</ref>
*Le aree comprendenti terreni bonificati presentano mediamente problemi [[microclima]]tici come maggiore [[siccità]] in estate<ref>{{cita| Federica Letizia Cavallo|p. 128}}</ref>, inverni più freddi e [[precipitazioni]] meno consistenti.<ref>{{cita| Federica Letizia Cavallo|p. 127}}</ref>
 
==== Esempi di bonifiche in Italia ====
*[[Bonifica Bentivoglio]] - Opera più importante e razionale di bonifica idraulica dal XV al XIX secolo nella bassa padana.
*[[Bonifica Parmigiana Moglia]] - Primo esempio in Italia di bonifica idraulica e agraria totale.
*[[Canale Muzza]] - Diramazione del fiume [[Adda]].
*Bonifica della [[Val di Chiana]] - Emblematico esempio di ricorso alla tecnica delle colmate, operato nel XVIII secolo nella vallata toscana.
* [[Bonifiche Ferraresi]]
*[[Bonifica dell'Agro Pontino]] - Grande opera di bonifica effettuata nel Lazio durante il [[Fascismo]].
*Bonifica del [[Basso Piave]] - Importante opera di bonifica realizzata nel Veneto tra il 1920 e il 1930.
* bonifiche del [[Polesine]] di San Giorgio e del Polesine di San Giovanni
*Colmate del [[Lamone (fiume)|Lamone]]
* [[Consorzio di bonifica Arneo|bonifica dell'Arneo]]
 
== Note ==
{{references|3}}
 
== Bibliografia ==
*{{cita libro|autore=Federica Letizia Cavallo|titolo=Terre, acque, macchine: Geografia della bonifica in Italia tra ottocento e Novecento|isbn= 978-88-8103-774-2|editore=Diabasis|anno=2011}}
*{{cita libro|autore=Frank M. Snowden|titolo=La conquista della malaria. Una modernizzazione italiana 1900-1962|isbn=978-88-06-18541-1|editore=Einaudi|anno=2008}}
*{{cita libro|autore=Novello Elisabetta|titolo=La bonifica in Italia: Legislazione, credito e lotta alla malaria dall'Unità al fascismo|isbn= 88-464-4890-1|editore=Franco Angeli|anno=2003}}
*{{cita libro|autore=Barone Giuseppe|titolo=Mezzogiorno e modernizzazione. Elettricità, irrigazione e bonifica nell'Italia contemporanea|editore=Einaudi|città=Torino|anno=1986|ISBN= 978-88-06-59238-7}}
*[[Arrigo Serpieri]], ''La bonifica nella storia e nella dottrina'', Bologna, 1948 (nuova edizione 1991, ISBN 8820634066)
 
== Voci correlate ==
* [[Polder]]
*[[Consorzi di bonifica]]
* [[Politica agraria del fascismo]]
* [[ConsorziTerra sottratta dial bonificamare]]
* [[Bonifiche Ferraresi]]
* [[Terra sottratta al mare]]
*[[Bonifica dell'Agro Pontino]]
*[[Opera nazionale combattenti]]
*[[Drenaggio (idraulica)]]
*[[Rete di drenaggio]]
*[[Drenaggio sottosuperficiale]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Meliorationsarbeit|s=L'epopea della bonifica nel Polesine di San Giorgio|s_preposizione=su}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Thesaurus BNCF}}
* [http://www.bonificarimini.it/documenti/RD_13_febbraio_1933_n.215.pdf Testo unico sulla bonifica integrale (PDF)]
 
{{portale|agricoltura|ingegneria}}