Trittico dell'Umanità: differenze tra le versioni

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Le alterne vicende che portarono in pochi decenni al repentino declino della signoria dei da Correggio e alla consecutiva perdita dello stato (elevato al rango di Principato nel [[1616]]) spinsero don Siro a ricoverare parte delle proprie collezioni presso i Gonzaga di Novellara. Stando alla Cronaca Zuccardi le opere del Correggio conservate nella quadreria del principe erano cinque: le tre tele costituenti il ''Trittico'', un<nowiki>'</nowiki>''Erodiade'', un quadro raffigurante ''San Cristoforo'' e un bozzetto della ''Notte'').
 
I documenti analizzati smentiscono le fantasiose ricostruzioni avanzate dello storiografo modenese Girolamo Tiraboschi nelle sue ''Notizie de' Pittori, Scultori, ecc…'', che vedevano il Trittico perito durante il [[sacco di Mantova]] operato delle truppe imperiali il 18 luglio [[1630]]. È certo, infatti, che sino alla primavera del [[1634]] i preziosi dipinti dell’Allegri rimasero nel Casino delle Delizie di [[Mandriolo]], nei pressi di Correggio, per essere poi affidati al nobile Francesco Brunorio, cugino del principe Siro, e da questi per mezzo del capitano [[Vincenzo Calcagni]], sulla base di precedenti accordi verbali, inviati il 7 maggio [[1635]] al conte [[Camillo II Gonzaga]], signore di [[Novellara]], affinché li custodisse all’interno del torrione della rocca dove vi rimasero per quasi un decennio. Il 15 maggio del [[1638]] da Mantova il conte [[Francesco Bulgarini]], segretario del duca [[Carlo I di Gonzaga-Nevers]], scriveva ad [[Alessandro III Gonzaga|Alessandro II Gonzaga]], [[Contea di Novellara|conte di Novellara]], chiedendogli di mostrare al pittore fiammingo [[Nicolas Régnier]] “''certi quadri del Signor Principe di Correggio, che si suppongono di qualche vaglia''”, affinché “''li possa subito vederli, per ritornare immediatamente ad attendere à servire i Signori Padroni''”. Nicolas Rénier, oltre ad esser un celebre pittore, esponente di spicco della cultura tardo-manierista veneta derivata dal [[Tintoretto]] e da [[Palma il Giovane]], fu uno dei principali mercanti e collezionisti d’arte della sua epoca.
 
L’intensa attività diplomatica organizzata da don Siro d’Austria per riottenere i beni allodiali ed il diritto di successione al principato di Correggio per il figlio Maurizio, coinvolse direttamente i conti Gonzaga di Novellara, suoi cugini, i quali svolsero un importante e costante appoggio politico per il principe di Correggio, esule dal proprio stato ormai da diversi anni. Compromessi i rapporti con la Spagna il nuovo corso politico di Siro fu rivolto alla Francia, ed in particolare all’ambasciatore presso la corte ducale di Mantova, Francesco Bonsi conte di Vagliano, amico dei Gonzaga di Novellara.