Bagnarola (Cesenatico): differenze tra le versioni

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- Riporta C.Riva in "Da Sant'Agata a Macerone" (Ed.BCC di Macerone) un dettagliato contratto dell'epoca; siamo fuori dal medioevo e l'intensa azione di bonifica dei frati di Santa Maria del Monte ha dato i suoi frutti, potendo questi beneficiare di una florida tenuta dotata di maceri, di un mulino e divisa in diversi appezzamenti. Tale tenuta della Bagnarola viene quindi nel 1671 affittata dai frati per 6 anni a tal Francesco Benvenuti, denominato sul contratto "Magnifico Signore" proveniente dal Cesenatico. L'anno successivo il perito agronomo Pietro Funetti viene incaricato di riprodurre dettagliatamente i beni oggetto del contratto e queste tavole sono ancora oggi conservate presso l'Archivio dell'Abbazia del Monte sotto la voce "Misure de pratti, con le sue figure fatte su li beni della Abbazia di S.Maria del Monte a la Bagnarola e su altri beni di detta Abbazia in territorio di Cesena".
 
- Una mappa del 1733 a cura [[Giovanni Battista Braschi]] mostra diversi dettagli della frazione: riporta Villa Bagnarola, la residenza estiva dei frati del monte, e il mulino poco distante, con tanto di deviazione delle acque dell'attuale Pisciatello. Mostra altresì un ex-alveo che corre parallelo all'attuale via Cesenatico, che definisce come antico tratto del Rubicone.
 
- Nel 1763 viene pubblicato "Dissertazione seconda dell'Abate Pasquale Amati, Savignanese, sopra alcune lettere del signor Dottor Bianchi di Rimini e sopra il Rubicone degli Antichi", dove appunto tal Abate Amati confuta la tesi della Bagnarola palustre. Egli ritiene che i terreni di Bagnarola "furono sempre fertili fondi delle Chiese di Cervia, di Classe e di Ravenna ripieni di vigne, di colture, di prati, di casali e castelli popolati. Il Pisciatello intorno all'anno 1220 fu rivolto per la prima volta dalla Tagliata nel Cesenatico e negli anni 1455 e 1463 nel Fiumicino alle due Bocche (...). Intorno all'anno 1590 la Badia di Classe destò lite col Pubblico di Cesena non per la deviazione del Pisciatello, acciocché non inondasse più i loro beni, ma per li confini della tenuta e dell'enfiteusi negati da' Cesenati (...)". Continua poi affermando che "Noi dobbiamo maravigliarci forte in questo luogo del Signor Dottor Bianchi che per provare le paludi della Bagnarola e della Mesola (...) altri documenti non ci rechi che quelli delle surrifere decisioni di Ruota le quali lungi dal fare menzione veruna di paludi, decidono al contrario che il Pisciatello alla Tagliata (...) tra di asciutti, colti e popolati terreni fino oltre ogni memoria de' nostri archivi sono andati sempre a mettere foce nel vivo mare Adriatico (...)". L'abate prosegue sostenendo che già dall'epoca Romana all'anno mille non vi siano prove della paludosità dei terreni e men che meno nei secoli a seguire e conclude quindi che "infine la Bagnarola, egualmente al presente, asciutta e fruttifera villa de' Benedettini di Cesena non fu giammai ancor ella palude, ma una porzione dell'asciutta e fruttifera suddetta Tenuta di Sala, situata tra il Fiumicino e il vecchio Pisciatello (...)".