Piero Zuccheretti: differenze tra le versioni

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La frase finale col tuttavia è ambigua. Che il palazzo della foto sia a decine di metri dall'esplosione coincide con le testimonianze dell'epoca, ergo è pienamente compatibile. Modifico con nota
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[[Carla Capponi]], che partecipò all'azione come "palo" su via delle Quattro Fontane e che il 20 settembre successivo divenne moglie di Bentivegna, invece ricorda di aver appreso della morte di un ragazzo da un [[necrologio]] pubblicato su "[[Il Messaggero]]" tre giorni dopo<ref>Alessandro Portelli, ''L'ordine è già stato eseguito. Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria'', Feltrinelli, Milano 2012, p. 328. Il necrologio - pubblicato il 26 marzo successivo - recitava così: "La cieca violenza di provocatori sovversivi ha dilaniato il corpo e tolto all'affetto dei suoi cari Piero Zuccheretti, di soli 12 anni". Cfr. ''Via Rasella: l'azione partigiana e l'eccidio delle Fosse Ardeatine'' di Enzo Antonio Cicchino e Roberto Olivo, p. 171.</ref>.
 
Il corpo del ragazzo fu dilaniato dalla violenza dell'esplosione<ref>Alessandro Portelli, ''L'ordine è già stato eseguito. Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria'', Feltrinelli, Milano 2012, p. 195; [http://www.ildomenicale.it/arretrati/n.23%2520-%252007%2520giugno%25202003.pdf Massimo Caprara, citato da Sandro Bertelli] in ''Il Domenicale'' del 7 giugno 2003: "Fra i morti una salma a lungo nascosta, quella di un bambino di tredici anni, Piero Zuccheretti, tagliato in due dalla deflagrazione".</ref> e il tronco proiettato per decine di metri.<ref name=Ferrante>{{cita web|http://archiviostorico.corriere.it/1997/giugno/29/Ore_del_marzo_1944_carrettino_co_0_97062914677.shtml|"Ore 15 del 23 marzo 1944: un carrettino da spazzini carico di morte", di Silvio Bertoldi dal "Corriere della Sera" del 29 giugno 1997|13-04-2010}}. Anche Umberto Ferrante - tipografo rastrellato dai tedeschi subito dopo l'esplosione - ricorda: "[http://books.google.it/books?id=-8Lk8E3QsggC&pg=PA194&dq=Umberto+Ferrante+racconta&hl=it&ei=uNjtTPXpGMXoOZiE8IEK&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CCYQ6AEwAA#v=onepage&q=Umberto%20Ferrante%20racconta&f=false Appena usciti dalla tipografia con le mani alzate ci trovammo davanti a una scena che non dimenticherò mai. Il tronco di quel bambino era stato scaraventato a metà della salita, venti-trenta metri più in su di Palazzo Tittoni]".</ref>
 
Sulla sua tomba al [[cimitero del Verano]] una lapide recita: «Piero. L'odio degli uomini ti uccise vittima innocente di un odioso conflitto. Perdesti la tua giovane vita nell'eccidio di via Rasella, lasciando in straziato dolore la mamma, il papà, il fratello, gli zii, il nonno»<ref>Cesare De Simone, ''Roma città prigioniera. I 271 giorni dell'occupazione nazista (8 settembre '43 - 4 giugno '44)'', Milano, Mursia, 1994, p. 113 n.</ref>.
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Accertata la falsificazione della fotografia, non vi era più alcuna possibilità di accertare in quale punto si trovasse il ragazzo ed in quale preciso momento egli fosse comparso nel "teatro" dell'esplosione (rispetto al momento in cui era stata accesa la miccia)". Cfr. {{cita web|http://www.eius.it/giurisprudenza/2007/104.asp|Corte di cassazione, Sezione III civile, Sentenza 6 agosto 2007, n. 17172|15-04-2010}}</ref>. Anche Roberto Roggero<ref>''Oneri e onori: le verità militari e politiche della guerra di liberazione in Italia'', Greco&Greco, 2006, p. 418</ref> accoglie la tesi della presenza del marciapiede e definisce le foto che ritraggono Zuccheretti "fotomontaggi architettati a scopi propagandistici", aggiungendo in conclusione "resta da valutare con quale fine".
 
Nel marzo 2009 un'inchiesta giornalistica pubblicata dal mensile "[[Storia in Rete]]" (numero 41) e ripresa dal quotidiano "[[Il Tempo]]" del 24 marzo 2009<ref>{{cita web|http://www.iltempo.it/politica/2012/12/12/via-rasella-e-il-giallo-della-foto-del-bimbo-falciato-1.220239|"Via Rasella e il giallo del bimbo falciato" di Pierangelo Maurizio, da "Il Tempo" del 24 marzo 2009|12-04-2010}}</ref>, indicando il punto dove la foto sarebbe stata scattata, sostenne che il particolare identificato da Carlo Gentile come "cordolo di un marciapiede" sarebbe la modanatura del basamento del palazzo di via Rasella all'incrocio con via delle Quattro Fontane. Tale palazzo, tuttavia, non è situato sul luogo esatto dell'esplosione, ma alcune decine di metri più a monte.
Tale palazzo è situato alcune decine di metri a monte del luogo dell'esplosione, compatibilmente con le testimonianze che descrivevano i resti a «''venti-trenta metri più in su''»<ref name=Ferrante/>.
 
==Note==