Giano Della Bella: differenze tra le versioni

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Principale esponente dei [[Della Bella]], una delle più antiche famiglie nobili [[ghibellini|ghibelline]] della città di [[Firenze]], si era fatto [[guelfi|guelfo]] e popolano per ragioni politiche. Egli divenne il "paladino" dei ceti più popolari della città, capeggiando la rivolta contro i "magnati" del [[1292]].
 
Scrisse di lui [[Dino Compagni]]: "I nobili e grandi cittadini insuperbiti faceano molte ingiurie a' popolani [...]. Onde molti buoni cittadini popolani e mercatanti, tra' quali fu un grande e potente cittadino (savio, valente e buono uomo, chiamato Giano della Bella, assai animoso e di buona stirpe, a cui dispiaceano queste ingiurie) se ne fe' capo e guida" (''Cronica'', Libro I, XI).
 
Nel [[1294]] fu podestà di [[Pistoia]] e in seguito i suoi ordinamenti vennero revisionati nel [[1295]], anche se di fatto rimasero il vigore. Egli è il protagonista dei primi capitoli della ''[[Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi|Cronica]]'' di [[Dino Compagni]] ed è citato anche da [[Dante Alighieri]] ([[Paradiso - Canto tredicesimo|Pd. XVI]], 127-132).
 
[[Giosuè Carducci]] nella ''Consulta araldica'' così si espresse: