Calanco: differenze tra le versioni

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Non è possibile risalire con esattezza al periodo di formazione dei calanchi in Italia, ma si ritiene che durante l’[[Olocene]], il disboscamento delle foreste di querce sempreverdi, avvenuto per opera umana, abbia esposto i suoli argillosi, altamente erodibili, ai rigori del clima. Fenomeni di dissesto idrogeologico, come il dilavamento e il ruscellamento delle acque meteoriche, insieme a frane e ''creep'', divennero i fattori determinanti nel modellamento del terreno, la cui risultante fu la genesi dei calanchi (Phillips, 1998).
 
In Italia, sono presenti soprattutto doveove [[affioramento|affiorano]] le argille azzurre [[pliocene|plio]]-[[pleistocene|pleistoceniche]], che hanno dato forma, lungo l'intera catena appenninica a due distinte formazioni: i calanchi e le ''[[biancane]]'' (Phillips, 1998). Queste ultime sono dei rilievi a forma di cupola, con solchi longitudinali, e spesso ricoperti da vegetazione sulla sommità. I calanchi si presentano invece, come profondi solchi “a lama di coltello” disposti spesso parallelamente, caratterizzati da versanti privi di vegetazione e molto scoscesi. Le biancane tendono a formarsi in sedimenti piuttosto coesi con un’alta percentuale di [[solfato di sodio]], che, con le precipitazioni atmosferiche, si scioglie e migra negli strati più profondi del terreno; la successiva insolazione fa risalire in superficie le soluzioni saline che poi tendono a precipitare nuovamente con l’evaporazione. Questo procedimento, ripetuto più volte durante la stagione arida, crea le caratteristiche fessurazioni sui versanti. I calanchi, invece, tendono a formarsi su suoli più granulosi (limi argillosi), con una percentuale di sabbia (6-18%) nella loro composizione. In entrambi i casi i suoli sono spesso [[alcalinità|alcalini]], quindi particolarmente soggetti a fenomeni erosivi (Farifteh; Soeters, 2006): l’alto contenuto in [[sodio]] conferisce alla massa un comportamento dispersivo e viene facilmente aggredita dall'acqua piovana povera di sali. La velocità di degradazione del pendio argilloso è funzione della temperatura che agisce sull'aria e sull'acqua presenti nella massa: durante le piogge questa è suscettibile di erosione tanto più intensa quanto più è secca precedentemente (Del Prete; Bentivenga; Coppola; Rendell, 1994).
 
[[File:calanco1.jpg|thumb|upright=1.5|Calanchi di [[Aliano]], Basilicata.]]