Pietro Sette: differenze tra le versioni

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In gioventù [[terzino]] del [[A.S. Bari|Bari]], si laureò in [[Giurisprudenza]], specializzandosi in [[diritto commerciale]], con particolare attenzione al diritto societario. Politicamente vicino alla [[Democrazia Cristiana]], fu amico personale di [[Aldo Moro]]. Fino al [[1950]] si dedicò alla carriera universitaria, interessandosi nel dopoguerra ai problemi di riconversione dell'industria bellica. Nel 1950 fu nominato commissario della [[Società Italiana Ernesto Breda per Costruzioni Meccaniche|Breda]], dove intervenne decidendo la chiusura della sezione aeronautica e traghettando l'azienda al nuovo ente statale EFIM. Fu presidente della [[Società Mineraria Carbonifera Sarda|Carbosarda]], altra azienda che entrò a far parte dell'EFIM, alla cui presidenza Sette fu nominato nel [[1962]] e dove rimase fino al [[1975]]. Dal [[1959]] al [[1974]] fu membro del [[Consiglio di Amministrazione]] dell'[[ENI]], dove si adoperò nelle trattative per gli accordi commerciali conclusi con l'[[Iran]].
 
Nel [[1975]] fu nominato presidente dell'ENI, in un periodo delicato per l‘aziendal'azienda, che si concluse con il dispendioso salvataggio [[EGAM]]. Sette fu particolarmente prudente ed attento agli equilibri di potere, cercando di gestire i contrasti che emergevano all'interno della dirigenza ENI.
 
Nel gennaio [[1979]] sostituì [[Giuseppe Petrilli]] alla presidenza dell'[[IRI]], dove contribuì alla riflessione sulle pratiche di gestione che avevano portato l'Istituto ad accumulare una pesante situazione debitoria ed a richiedere allo Stato fondi per ripianare le perdite; nel settembre [[1982]] fu sostituito nell'incarico da [[Romano Prodi]].