Manlio Brosio: differenze tra le versioni

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Seppur [[Neutralismo|neutralista]], si arruolò volontario nell'esercito e prese parte alla [[prima guerra mondiale]], in cui fu decorato con una [[medaglia d'argento al valor militare]] e una [[Croce di guerra al valor militare|croce di guerra]]<ref name="Dizionario_Biografico">Fonte: ''Dizionario Biografico degli Italiani'', riferimenti in Collegamenti esterni.</ref>. Nel dopoguerra divenne stretto collaboratore di [[Piero Gobetti]]<ref name="Treccani">Fonte: ''Treccani.it L'Enciclopedia Italiana'', riferimenti in Collegamenti esterni.</ref> ed aderì al suo progetto di ''[[La Rivoluzione liberale|Rivoluzione liberale]]'', che lo portò a non sostenere il [[fascismo|regime fascista]]. [[Laurea]]to in [[giurisprudenza]] nel [[1920]]<ref name="Dizionario_Biografico"/>, nel corso del ventennio [[Benito Mussolini|mussoliniano]] svolse la professione di avvocato.
 
Durante la [[seconda guerra mondiale]], dopo l'[[armistizio di Cassibile]], entrò nella [[resistenza italiana|resistenza]], diventando membro della giunta militare del [[Comitato di Liberazione Nazionale|CLN]]<ref name="Sapere">Fonte: ''Sapere.it'', riferimenti in Collegamenti esterni.</ref> come delegato del [[Partito Liberale Italiano]] insieme a [[Giorgio Amendola]] ([[Partito Comunista Italiano|PCI]]), [[Riccardo Bauer]] ([[Partito d'Azione|PdA]]), [[Giuseppe Spataro]] ([[Democrazia Cristiana|DC]]), [[Sandro Pertini]] ([[Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria|PSIUP]]) e [[Mario Cevolotto]] ([[Democrazia del Lavoro|DL]]). In particolare, tra le sue competenze (non avendo il PLI formazioni partigiane di partito) vi era quella di tenere i contatti con il [[Fronte Militaremilitare Clandestinoclandestino]] del colonnello [[Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo]].
 
Nel [[1944]], per breve tempo, fu anche Segretariosegretario politico del [[Partito Liberale Italiano]]. Al termine della guerra fu [[Ministroministro senza portafoglio]] nei [[governo Bonomi I|governi Bonomi I]] e [[governo Bonomi II|II]]<ref name="Treccani"/>, vice presidente del consiglio nel [[governo Parri]]<ref name="Treccani"/> con delega per la [[Consulta Nazionale]], e ancora ministro, stavolta della Guerra, nel [[governo De Gasperi I|primo esecutivo]] guidato da [[Alcide De Gasperi]]<ref name="Treccani"/>. Dopo il referendum istituzionale del 2 giugno 1946, uscì dal [[Partito Liberale Italiano|PLI]], a causa della sua scelta a favore della [[Repubblica]]. Nel [[1947]] iniziò la sua carriera di diplomatico<ref name="Sapere"/> con la nomina ad [[Ambasciata d'Italia in Russia|ambasciatore]] a [[Mosca (Russia)|Mosca]]; nel [[1952]] passò a [[Londra]]<ref name="Treccani"/>, dove sottoscrisse il noto [[Memorandum di Londra|Memorandum d'intesa su Trieste]], per poi trasferirsi a [[Washington (distretto di Columbia)|Washington]] ([[1955]]), dove subentrò ad [[Alberto Tarchiani]] e [[Parigi]], in cui rimase dal [[1960]] fino a che, il 1º agosto del [[1964]], divenne segretario generale della [[NATO]]<ref name="Treccani"/> (primo italiano a ricevere tale incarico), carica che mantenne fino al 1º ottobre del [[1971]].
 
Pochi giorni prima, il [[Presidente degli Stati Uniti d'America|Presidente degli Stati Uniti]] [[Richard Nixon]] lo aveva insignito della [[Medaglia presidenziale della libertà]]. Dopo aver lasciato l'alleanza atlantica tornò ad occuparsi della politica italiana. Senatore del PLI e capogruppo dei liberali al [[Senato della Repubblica|Senato]] dal [[1972]] al [[1976]]<ref name="Treccani"/>, nelle [[Elezioni politiche italiane del 1976|elezioni del 1976]] non fu rieletto e si ritirò dalla vita politica attiva<ref name="Dizionario_Biografico"/>. Nominato presidente del Comitato Atlantico Italiano nel gennaio del [[1979]], ricoprì tale ruolo sino alla morte, avvenuta nella natia Torino dopo breve malattia. Riposa nella tomba di famiglia a [[Venaria Reale]]<ref>Vedi l'articolo ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/action,detail/id,1441_02_1980_0069_0005_22955414/ Lunedì i funerali di Brosio]'' in ''Stampa Sera'', 15 marzo 1980, p. 5.</ref>.
 
== Opere ==