Regno visigoto: differenze tra le versioni

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Nel [[421]], un contingente visigoto, che combatteva con l'esercito romano contro i [[Vandali]],attaccò i romani alle spalle durante la battaglia decisiva, permettendo così ai Vandali di riportare un schiacciante vittoria. Nonostante il tradimento, i goti non vennero puniti.
 
In quegli anni, i Visigoti tentarono di espandere i loro territori e nel [[425]] arrivarono fin sotto le mura di [[Arles]], ma furono respinti da [[Flavio Ezio|Ezio]], comandante supremo delle truppe  romane stanziate in Gallia, che li costrinse a rientrare nelle province loro assegnate. Per un certo periodo regnò la pace, se si escludono l'infruttuoso tentativo di occupare Arles, di sorpresa, nel [[430]] e l'assedio di [[Narbona]], dal [[436]] al [[437]]. Si promosse una politica matrimoniale e, nel [[442]], una delle figlie di Teodorico fu data in moglie ad [[Unnerico]], figlio di [[Genserico]], re dei [[Vandali]], nel [[448]] un'altra figlia fu data in moglie al nuovo re dei [[Suebi]], [[Rechiaro]], a cui fu permesso nel [[449]] di estendere i propri confini a spese dei Romani, nella [[Lusitania]] e nella [[Betica]].
 
Soltanto sotto la minaccia degli [[Unni]] comandati da [[Attila]], il popolo visigoto tornò all'antica alleanza coi Romani; nel [[451]] Attila lasciò la [[Pannonia]] con un esercito valutato attorno ai 500000 uomini, oltrepassò il Reno nel giorno di Pasqua ed invase la [[Belgio|Belgica]], proseguendo verso [[Orléans]], dove l'ivi regnante [[Sangibano]], sovrano degli [[Alani]], lo avrebbe accolto; se non che Ezio e l'alleato Teodorico lo precedettero costringendo gli infidi Alani a schierarsi dalla loro parte. Gli Unni allora, di fronte alle mura ben difese, si ritirarono verso est. La battaglia decisiva avvenne in una piana vicino a [[Chalon]], e denominata la [[Battaglia dei Campi Catalaunici]], dove alla fine i Romani di Ezio, ed i Goti, guidati prima da Teodorico I, che perse la vita, e poi da suo figlio [[Torismondo]] (eletto re su campo di battaglia), che fu fermato da Ezio, permettendo così agli Unni, pur sconfitti, di ritornare nei loro territori indisturbati.