Empireo: differenze tra le versioni

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L'Empireo si inquadra nell'ambito del [[sistema geocentrico]], che fino alla pubblicazione delle teorie di [[Copernico]] ([[1543]]) era unanimemente accettato da tutti gli studiosi. Secondo il modello di [[Claudio Tolomeo|Tolomeo]], la [[Terra]] era al centro dell'universo, circondata da otto sfere concentriche (i [[cielo|cieli]]): in ciascuna delle prime sette aveva sede un [[pianeta]] (nell'ordine, contando dall'interno verso l'esterno: [[Luna]], [[Mercurio (astronomia)|Mercurio]], [[Venere (astronomia)|Venere]], [[Sole]], [[Marte (astronomia)|Marte]], [[Giove (astronomia)|Giove]], [[Saturno (astronomia)|Saturno]]), mentre nell'ottava si collocavano le [[stella|stelle]].
 
I teologi medievali, ispirandosi alla dottrina di [[Aristotele]], introdussero un nono cielo, il ''[[Primo mobile|Primum mobile]]'', che non conteneva alcun astro visibile, ma originava e alimentava il movimento degli altri otto cieli; questa visione era rafforzata dal fatto che il numero nove era considerato "perfetto" in quanto espressione della [[trinità]] di Dio (9 = 3x3).
 
L'Empireo stava ancora al di sopra di questi nove cieli, e non era limitato in dimensione né costituito da materia, come si credeva fossero gli altri cieli: era piuttosto un luogo spirituale, fuori dal [[tempo]] e dallo [[spazio]], e mentre i nove cieli erano in perpetuo movimento, come una sorta di orologio cosmico che scandiva il trascorrere delle epoche, l'Empireo era eternamente immobile.
 
La più celebre descrizione dell'Empireo è quella data da [[Dante]] nella ''[[Divina Commedia]]'': dopo l'attraversamento dei nove [[cieli del Paradiso|cieli]], che occupa i primi 29 canti (su 33) del ''[[Paradiso (Divina Commedia)|Paradiso]]'', il poeta immagina di salire in questo cielo, che [[Beatrice Portinari|Beatrice]] così gli descrive:
 
{{quote|«Noi siamo usciti fore<br/>del maggior corpo al ciel ch'è pura luce:
 
luce intellettüal, piena d'amore;<br/>amor di vero ben, pien di letizia;<br/>letizia che trascende ogne dolzore.
 
Qui vederai l'una e l'altra milizia<br/>di paradiso, e l'una in quelli aspetti</br>che tu vedrai a l'ultima giustizia».|Paradiso''Par.'' [[Paradiso - Canto trentesimo|XXX]], 38-45}}
 
Dante prosegue quindi a descrivere ciò che egli trova nell'Empireo: le tribune su cui siedono i beati, ognuno nel posto a lui destinato, a forma di [[anfiteatro]] che il poeta paragona ad una "candida rosa"; le gerarchie degli angeli, che egli raffigura disposti su nove cerchi concentrici, ad immagine dei nove cieli; e al centro di questi nove cerchi, un punto luminosissimo, che è Dio, la cui visione (in cui Dante arriva a scorgere i misteri della [[Trinità]] e dell'[[Incarnazione]]) costituisce l'oggetto del canto conclusivo del poema.
 
[[Categoria:Luoghi della Divina Commedia]]
[[Categoria:Teologia]]