Roberto d'Angiò: differenze tra le versioni

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Dopo la morte di [[papa Benedetto XI]], Roberto fu eletto capitano della lega Toscana, che avrebbe dovuto pacificare i guelfi della [[Toscana]], in lotta tra loro (guerra tra [[Bianchi e Neri]]). Roberto giunse in Toscana, nella primavera del [[1305]], con cavalieri scelti aragonesi e catalani e la fanteria capitanata da [[Diego de Rat]] e, il 20 maggio, [[Pistoia]], governata dai Bianchi fu circondata da [[Firenze|fiorentini]] e [[lucchesi]]. Ma Roberto che si apprestava ad assaltare la città per conquistarla dovette ritirarsi per l'opposizione del nuovo [[Papa Clemente V]], ossia il [[Guascogna|guascone]] Bertrando di Got, suddito del [[re d'Inghilterra]], eletto il 5 giugno, il quale continuò la politica del suo predecessore: una neutralità leggermente favorevole a Bianchi e Ghibellini.
 
===Sul trono di Napoli===
Tra le tante strategie del re di Napoli Carlo II D'Angiò, vi fu quella di rafforzare la linea di confine fra il suo regno e i possedimenti pontifici. Ciò diede origine alla fondazione di [[Cittaducale]] vicino alla città di Rieti. La città ebbe un primo diploma di fondazione, promulgato da Carlo II il 15 settembre [[1308]], che prevedeva la sua erezione sul Colle di Radicara. Dopo la scomparsa di re Carlo, Roberto I D'Angiò, decise per motivi strategici lo spostamento in altro luogo. Un secondo diploma emesso tra marzo ed aprile del 1310, sancì definitivamente la fondazione sul colle di [[Cerreto Piano]]. La città fu chiamata ''Civitas Ducalis'' in onore del principe ereditario Roberto, Duca di Calabria.
Alla morte del padre, nel [[1309]], divenne re di Napoli consacrato incoronato, a [[Lione]], da Clemente V e da allora fu personaggio importantissimo della vita politica italiana.
 
L'ubicazione della fondazione gioca un ruolo prioritario di cui la città è investita. La posizione deve servire alla difesa dei confini del territorio, in quanto essi sono posti a diretto contatto con l'area Pontificia della vicina città di Rieti e del controllo del traffico proveniente dalla [[Via Salaria]] e dalla [[Valle del Salto|Valle del salto]]. Alla morte del padre, nel [[1309]], divenne re di Napoli consacrato incoronato, a [[Lione]], da Clemente V e da allora fu personaggio importantissimo della vita politica italiana. Per agevolare la riconciliazione tra guelfi e ghibellini, Clemente V appoggiò il vecchio piano di ricostituire il [[regno di Arles]] (questo Stato, che era stato incorporato nell'impero dall'imperatore d'Occidente, [[Corrado II il Salico|Corrado il Salico]], nel [[1135]] circa, si estendeva su un territorio, poi diviso tra contea di Provenza, contea di Forcalquier, marchesato di Provenza, ducato di Borgogna e una parte della Franca Contea), mettendo in contatto i capi delle due fazioni, [[Roberto il Saggio]] e il nuovo imperatore, [[Enrico VII di Lussemburgo|Arrigo VII]].
 
L'ubicazione della fondazione gioca un ruolo prioritario di cui la città è investita. La posizione deve servire alla difesa dei confini del territorio, in quanto essi sono posti a diretto contatto con l'area Pontificia della vicina città di Rieti e del controllo del traffico proveniente dalla [[Via Salaria]] e dalla [[Valle del Salto|Valle del salto]]. Alla morte del padre, nel [[1309]], divenne re di Napoli consacrato incoronato, a [[Lione]], da Clemente V e da allora fu personaggio importantissimo della vita politica italiana. Per agevolare la riconciliazione tra guelfi e ghibellini, Clemente V appoggiò il vecchio piano di ricostituire il [[regno di Arles]] (questo Stato, che era stato incorporato nell'impero dall'imperatore d'Occidente, [[Corrado II il Salico|Corrado il Salico]], nel [[1135]] circa, si estendeva su un territorio, poi diviso tra contea di Provenza, contea di Forcalquier, marchesato di Provenza, ducato di Borgogna e una parte della Franca Contea), mettendo in contatto i capi delle due fazioni, [[Roberto il Saggio]] e il nuovo imperatore, [[Enrico VII di Lussemburgo|Arrigo VII]].
Il piano prevedeva che il regno di Arles fosse ceduto dall'imperatore a uno dei due figli di Roberto (ciò perché nel [[1257]] il nonno di Roberto, [[Carlo I d'Angiò]], aveva acquisito i diritti al trono del regno di Arles), il quale avrebbe sposato una delle due figlie di Arrigo. Il piano però fallì, oltre che per l'opposizione di vari feudatari provenzali e borgognoni, anche per la fiera opposizione del re di Francia, [[Filippo IV di Francia|Filippo il Bello]], che, mal sopportando l'instaurazione di un regno dei cugini angioini nel sud-est della Francia, fece molte pressioni<ref>Filippo il Bello arrivò a far dire ai suoi ambasciatori che avrebbe ritenuto il papa il principale colpevole della indebita ricostituzione del regno di Arles.</ref> sulla corte papale di [[Avignone]], cosicché Clemente V ritirò l'appoggio al progetto, che, senza la sua approvazione, fu tacitamente lasciato cadere<ref>Il regno di Arles venne in auge altre due volte, nel [[1320]], per essere donato al fratello di Filippo il Bello, [[Carlo di Valois]], e nel [[1332]] per essere offerto al figlio di Carlo di Valois, il re di Francia [[Filippo VI di Francia|Filippo di Valois]]. Ma, ambedue le volte, Roberto il Saggio fu tra gli oppositori del piano.</ref>.
 
Comunque, [[vicario|vicario del papa]] in Romagna, dal [[1310]], Roberto fu alla testa dei [[guelfi]], che si opponevano ad Arrigo VII<ref>Quando [[Enrico VII di Lussemburgo]] (o Arrigo VII) arrivò in Piemonte rifiutò l'omaggio di Alessandria e Asti (feudi di Roberto), per cortesia nei riguardi di Roberto che si fece garante della loro fedeltà.</ref> (1311-1313), che nel [[1312]] occupò Roma; Roberto, pur non opponendosi apertamente all'imperatore, aveva inviato a Roma il proprio fratello, [[Giovanni di Gravina]], con 400 cavalieri per contrastare l'ingresso di Enrico nell'Urbe. Arrigo VII, lasciata Roma per sottomettere la Toscana, convocò una dieta a [[Pisa]], a cui Roberto non si presentò e fu dichiarato ribelle, meritevole della morte dall'imperatore, che si accordò con [[Federico III d'Aragona|Federico III]] per conquistare il regno di Napoli.
 
Ma mentre si dirigeva verso Roma, per poi invadere il regno di Napoli, a [[Buonconvento]], fu colto da forti febbri malariche che lo portarono alla morte improvvisamente, il 24 agosto [[1313]]. Dopo la morte di Enrico i suoi sostenitori, i Guelfi, lo definirono «buon Roberto re di un italico regno». La guerra, interrotta dalla morte di Enrico, proseguì contro i [[ghibellini]] [[Matteo Visconti]] e [[Cangrande della Scala]]. Già in possesso di vasti possedimenti in Piemonte, Roberto estese ulteriormente la propria influenza nella penisola: nel [[1317]] fu nominato dal papa [[senatore di Roma]], nel [[1318]] divenne signore di [[Genova]] - di cui detenne la signoria sino al [[1334]] - e, nel [[1319]], di [[Brescia]]<ref>Cocchetti, ''Brescia e la sua provincia'', p. 53.</ref>.