Appercezione: differenze tra le versioni

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Prendere consapevolezza che un dato oggetto è un prodotto del mio pensiero significa collocarlo entro il quadro unitario di tutte le mie rappresentazioni: conoscere vuol dire infatti collegare, unificare, fare una sintesi.
 
L<nowiki>'</nowiki>''Io penso'', o "unità sintetica originaria", è propriamente l'attività che svolge questa funzione, la quale si esplica quando il legame che l'io pone tra due fenomeni, espresso dalla [[Copula (linguistica)|copula]] ''"[[essere|è"]]'', assume un valore necessario e oggettivo, diverso dal caso in cui due percezioni, che per esempio siano date successivamente nel tempo, risultino legate da un nesso puramente arbitrario e variabile.<ref name="abbagnano" /> Nel primo caso, infatti, a differenza del secondo, interviene l'''Io penso'' a dare fondamento oggettivo a quella connessione.
 
{{quote|L'ordine e la regolarità dei fenomeni, che noi chiamiamo natura, siamo quindi noi stessi a introdurli. D'altronde, noi non potremmo certo trovarli nella natura, se noi stessi (o la natura del nostro animo) non li avessimo originariamente introdotti.|Kant, ''Critica della ragion pura'', ''Analitica trascendentale'', ''Deduzione trascendentale'', 1<sup>a</sup> edizione<ref>Trad. it. in Perone, ''Storia del pensiero filosofico'', vol. II, Torino, SEI, 1989, pag. 352.</ref>}}