Neviìm: differenze tra le versioni

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I '''Neviìm''' (o libri dei '''profeti''') sono la continuazione della storia del popolo di [[Israele]], dalla morte di [[Mosè]] fino alla costruzione del secondo Beth Hamikdash (il Santuario di Gerusalemme). Sono di solito divisi in '''Neviìm Rishonim''' (i ''Profeti anteriori'' o ''Libri storici'') e '''Neviìm Acharonim''' (i ''Profeti posteriori'' o ''Libri profetici''). Sono libri di genere storico e in essi appaiono numerosi profeti in veste di consiglieri di corte e non di "scrittori".
 
==Elenco dei libri==
{{vedi anche|Canone della Bibbia|Esegesi ebraica|Mashiach|Torah}}
Qui di seguito si fornisce una lista dei nomi ebraici (a sinistra) con relativa traduzione italiana
 
Profeti anteriori:
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*''Shofetim'' [שופטים] - [[Libro dei Giudici]]
*''Shemuel'' A e ''Shemuel'' B [שמואל] - primo e secondo [[Libro di Samuele]]
*''Melachim'' A e ''Melachim'' B [ספר מלכים] - primo e secondo [[Libri_dei_ReLibri dei Re|Libro dei Re]]
 
Profeti posteriori:
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*''Malachi'' [מלאכי] - [[Libro di Malachia|Malachia]], attribuito al profeta [[Malachia (profeta)|Malachia]]
 
Il numero totale dei libri è 21, tuttavia la tradizione ne conta solo 10 in quanto 12 libri profetici sono considerati come uno solo perché considerati profeti minori (Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Nahum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria e Malachia).
 
==Neviìm Rishonim==
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===Shoftim (Giudici)===
L’autore, secondo il Midrash, è il profeta Shmuel. I giudici sono degli uomini (e una donna) il cui incarico consiste nel creare compromessi tra Hashem e il suo popolo. Le vicende si susseguono nell’ordine seguente: il popolo si lascia trasportare dalla corrente idolatrica, provocando la collera di Hashem che scatena una guerra contro un popolo nemico. A questo punto appare un salvatore - il shofet - che, grazie a un successo militare, riporta momentaneamente alla normalità la fino ad allora precaria situazione. I shoftim detengono quindi il potere militare, il potere politico e quello giuridico. Sono sempre profeti. Il periodo dei shoftim si situa tra la morte di Yehoshua e la gioventù di Shmuel. Il libro copre un’epoca di circa due secoli (1250-1040 a.C.) benché, sommando le indicazioni cronologiche che vi sono contenute, si possa arrivare a un totale di 410 anni. Certi giudici, infatti, agirono contemporaneamente. Per quanto riguarda alcuni di loro, il testo ci fornisce ben poche indicazioni. Ad altre figure vengono invece dedicati capitoli interi. Si tratta di ''Dvorà'' ([[Debora (Bibbia)|Debora]], cap. 4-5), ''Ghidon'' (Gedeone, cap. 6-8), ''Yiftach'' ([[Iefte]], cap. 11-12) e ''Shimshon'' ([[Sansone]], capp. 13-1413–14).
 
===Shmuel I e II (Samuele)===
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===Yeshayà (Isaia)===
Membro di una famiglia aristocratica, Yeshayà cominciò l’attività profetica dopo la morte del re Uzzià (VIII secolo a.C. circa), durante i regni di alcuni sovrani del regno di Yehudà, fra cui Chizkiyà. Attivo nella vita politica, in particolar modo durante la guerra contro l’impero assiro e al momento in cui le tribù d’Israel furono sconfitte e sottomesse dall’invasore, Yeshayà si mostrò intransigente nei confronti dei re che avevano ceduto all’idolatria e che avevano trascinato con sé anche il loro popolo. Il suo libro si conclude però con un messaggio positivo: malgrado i peccati dei re, il popolo d’Israel non verrà mai distrutto. Il libro di Yeshayà, la più lunga opera profetica (66 capitoli), può essere suddiviso in tre parti: 1) capp. 1-351–35: insieme di profezie e di visioni riguardanti Yehudà e Israel (capp. 1-131–13) e le altre nazioni (capp. 13-13– 35), seguite dal resoconto degli eventi storici in corso (capp. 36-3936–39; cf Re II 18-19); 2) capp. 40-5540–55: il profeta consola Israel promettendo che la nazione rifiorirà grazie all’editto di Ciro (538 a.C.), il quale in futuro autorizzò i sudditi del regno di Yehudà a ritornare in patria e a ricostruire il Tempio distrutto da Nevuchadnetzar; 3) capp. 56-6656–66: in quest’ultima parte - dove si intrecciano salmi, profezie e rimproveri - è espressa la promessa messianica dell’unione di tutte le nazioni attorno a [[Gerusalemme]].
 
Yeshayà appartiene alla [[tribù di Giuda]].
 
===Yirmeyà (Geremia)===
Nacque tra il 648 e il 638 a.C. Lui stesso fornisce alcune indicazioni sulle proprie origini: discende da una famiglia di cohanim (sacerdoti) e la sua attività profetica inizia nel tredicesimo anno del regno di Yoshyiahu. Sappiamo che profetizzò per circa quarant’anni, breve periodo di indipendenza del popolo ebraico, compreso tra l’asservimento all’impero assiro e la conquista babilonese. Yirmeyà visse in prima persona gli sconvolgimenti politici della regione, che precedettero il suo viaggio in Egitto, nel momento in cui il popolo veniva esiliato in Babilonia. Fu un fervente sostenitore della politica di sottomissione a Nevuchadnetzar, il re di Babilonia, in quanto consapevole dell’impossibilità di respingere e sconfiggere le sue truppe. Non venne però ascoltato da re Tzidkiyahu, che preferì aderire alla lega antibabilonese segnando il destino del suo popolo: Gerusalemme cadde infatti in mano nemica nell’anno 586, dopo un lungo assedio. Il libro di Yirmeyà può essere suddiviso in quattro parti. La prima, che va dal primo al ventesimo capitolo, segue sommariamente l’ordine cronologico degli avvenimenti storici in corso e illustra le reazioni del profeta allo svolgersi dei fatti. Nella seconda parte (capp. 21-2921–29) leggiamo gli oracoli contro le nazioni, con le polemiche sui [[cohanim]] e sui falsi profeti che si fondono e si intrecciano. La terza sezione (capp. 30-4530–45) comprende una serie di profezie relative al periodo precedente la caduta di Gerusalemme. Infine, la quarta e ultima parte (capp. 46-5246–52) è composta da un certo numero di profezie in forma poetica contro i nemici del popolo ebraico: Egitto, i Filistei, Moav, Ammon, Damasco, Elam, Babilonia...
 
Geremia fu [[Sacerdote (ebraismo)|Kohen]].
 
===Yechezkel (Ezechiele)===
Membro di una famiglia di [[cohanim]] e contemporaneo di Yirmeyà, fece parte della prima ondata di deportati in [[Babilonia]] (nel 597, ovvero undici anni prima della presa di Yerushalayim). Fu quindi fuori da Israele che Yechezkel pronunciò le sue profezie durante ventidue anni, tra il 593 e il 571 a.C. Fu considerato la guida spirituale degli ebrei esiliati. Yechezkel dedicò particolare attenzione alla necessità di riaffermare il principio di responsabilità individuale di fronte alla giustizia divina e al valore del pentimento, tramite il quale l’uomo può rigenerarsi e trasformarsi in un’altraun'altra persona. Dopo la distruzione del Tempio mutò il suo atteggiamento nei confronti del popolo il quale, ora che le sue profezie sulla distruzione del Santuario si erano avverate, si mostrava più disposto ad ascoltare le sue parole. Il libro di Yechezkel può essere suddiviso in quattro sezioni: la prima (capp. 1-241–24) raggruppa le profezie sulla caduta e la distruzione di Gerusalemme; seguono (capp. 25-3225–32) quelle contro i sette popoli nemici d’Israel. Nella terza parte (capp. 33-3933–39), ispirata dalla sconfitta di Gerusalemme, leggiamo in particolare la magnifica visione delle "ossa disseccate" (cap. 37), che simboleggia il ritorno degli esuli riportati in vita dal soffio divino. La quarta sezione descrive la situazione futura del popolo: il Tempio ricostruito, il culto riorganizzato e la suddivisione ideale futuro della terra d'Israele.
 
==Libro dei Dodici Profeti==
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===Amos===
Contemporaneo di re Yerovam II, è il più anziano fra i profeti-scrittori e precede di poco Hoshea. Le sue visioni esprimono una critica insieme politica, sociale e religiosa e annunciano le peggiori disgrazie che colpiranno il popolo in caso non si penta dei suoi peccati. Conclude con la visione messianica del popolo riunito in terra d’Israel. Il libro può essere suddiviso in cinque parti. Capp. 1-21–2: profezie di castigo contro i vari popoli; capp. 3-43–4: Israel ha maggiori responsabilità e D-o continuerà a punirlo fino a che non si pentirà; capp. 5-65–6: terza serie di oracoli; capp. 7,1 - 9,6; visioni della prossima distruzione; capp. 9,7 - 15: Israel purificato goderà di un futuro felice.
 
===Ovadyà (Abdia)===
Si sa ben poco sulle sue origini e sulla sua provenienza. Secondo alcuni pareri si tratta di un certo Ovadyà citato in Melachim I (18, 3 e sgg.), ossia un proselita idumeo. Secondo altri, invece, questo profeta visse all’epoca della distruzione di Yerushalayim (586 a.C.) e fu quindi contemporaneo di Yirmeyà. Il libro è un’unicaun'unica profezia contro il popolo di Edom, che verrà annientato a causa del suo odio e della sua malvagità nei confronti di Israele.
 
===Yonà (Giona)===
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===Chavakuk (Abacuc)===
Del profeta non si possiedono dati storici né biografici; secondo una tradizione talmudica, però, sarebbe stato contemporaneo del profeta Nachum, al tempo di re Menashè (692-597 a.C.). Chavakuk annuncia l’invasione caldea nel regno di Yehudà, maledice l’oppressore e conclude con una bellissima preghiera nello stesso stile dei Tehillim.
 
===Tzefanyà (Sofonia)===
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===Chagga’y (Aggeo)===
È un profeta del periodo postesilico (scrive nel 520 a.C.). Invita alla costruzione del Tempio, che deve essere sia materiale che spirituale.
 
===Zecharyà (Zaccaria)===
Membro di una famiglia di cohanim, è contemporaneo di Chaggay. Il libro può essere suddiviso in due parti: nella prima (capp. 1-81–8) sono descritte visioni apocalittiche e citati i suoi oracoli. Nella seconda (capp. 9-149–14) vi sono delle profezie riguardanti tutte le nazioni e i tempi messianici, dei quali Zecharyà ci fornisce una visione universalistica (tutte le nazioni riunite attorno al popolo ebraico e a D-o).
 
===Malachì (Malachia)===