Giacinto Carini: differenze tra le versioni

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Quando nel 1849 venne restaurato il regime borbonico, trovò rifugio a [[Parigi]], città in cui visse fino al [[1859]] e in quella città pubblicò un periodico, il ''Courrier franco-italien''. Quell'anno si arruolò nei [[Cacciatori delle Alpi]] combattendo nella seconda guerra d'indipendenza.
 
Nel [[1860]], spinto dalla voglia di liberare la [[Sicilia]] dal dominio dei [[Borbone di Napoli|Borboni]], si aggregò insieme ai [[I Mille|Mille]] guidati da [[Giuseppe Garibaldi]]<ref name=bio/>: salpò con essi da [[Quarto dei Mille|Quarto]] e combatté valorosamente nelle battaglie di [[Battaglia di Calatafimi|Calatafimi]], dove col grado di capitano comandava la 6ª Compagnia, e di [[presa di Palermo|Palermo]], dove fu al comando di unauno delledei due legionibattaglioni che attaccarono la città. Il 29 maggio [[1860]] venne gravemente ferito da una pallottola al braccio sinistro a [[Porta di Termini]], come viene ricordato da una lapide murata sulla fiancata del muraglione dove un tempo era fissata la porta<ref name=bio/>. Venne allora nominato da Garibaldi ispettore generale della cavalleria. Con l'annessione fu chiamato nel Consiglio di luogotenenza della Sicilia e comandante della Guardia nazionale di Palermo<ref>http://www.treccani.it/enciclopedia/giacinto-carini_(Dizionario-Biografico)/</ref>.
Dopo l'[[unità d'Italia]], entrò il 18 aprile [[1862]] nell'[[Regio Esercito|esercito regolare italiano]], dove con il grado di [[generale di brigata]] combattè nella [[terza guerra d'indipendenza]]<ref name=bio/>.