Processione (teologia): differenze tra le versioni

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La '''processione''' è un concetto prettamente [[teologia|teologico]], presente nella [[dottrina cristiana]], oltre che in [[filosofia]]. Essa designa l'attività con cui, nell'unica [[Sostanza (filosofia)|Sostanza]] di [[Dio]], vengono generate le tre Persone, o [[ipostasi]], di cui Egli è composto.
 
Dio (concepito dunque non staticamente) genera le ipostasi senza che tuttavia queste divengano entità separate poiché rimangono in Lui. Si parla in proposito di ''[[consustanzialità]]'': i tre livelli spirituali in cui Dio si articola sono fatti della stessa sostanza divina. Nel [[Cristianesimo]] queste tre realtà o ipostasi sono: [[Dio Padre|Padre]], [[Figlio di Dio|Figlio]], e [[Spirito Santo]].
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[[Agostino d'Ippona]] e [[Tommaso d'Aquino]] approfondirono quindi la natura della processione divina, affermando che le tre Persone non possono essere tre sostanze diverse, altrimenti si avrebbero tre [[divinità]]. Essi insistettero sul concetto di relazione, quale ragione dell'articolarsi di un'unica natura divina in tre Persone distinte.
 
== Processioni e inabitazione della Trinità ==
Dio dona l’essere ad ogni creatura, conosce tutto di ogni creatura, a lui è soggetta ogni creatura: col termine « presenza d’immensità » intendiamo proprio questa presenza di Dio comune a tutto ciò che esiste, per essenza, scienza, potenza (I q.8 a.3; I q.43 a.3), come causa efficiente. È un effetto diretto e immediato, che non prevede missioni e processioni, perché in dio facoltà ed essenza non si distinguono.
 
Una persona divina come non incomincia ad essere dove prima non era, così non lascia di essere dove era prima (I q.43 a.1 ad 2). Infatti se l’inviato deve cominciare ad essere dove prima non era in nessun modo (o lasciare la sua presenza comune alle cose), allora deve muoversi localmente e perciò deve separarsi dal mittente e questo non può avvenire per una persona divina. <br />
Poiché è comune ad ogni cosa e per l'impossiiblità del moto che come visto richiede separazine, ad una persona divina può convenire la missione solo in quanto implica un nuovo modo di esistere in qualche luogo (I q.43 a. 1) e con l'azione congiunta delle Tre Persone.
 
Alla presenza comune, o di immensità, si aggiunge la presenza di grazia delle Tre Persone in alcune creature ragionevoli, mentre il terzo tipo di presenza, quella ipostatica appartiene alla vita delle Tre Persone e alla loro presenza nei sacramenti. Nella presenza di grazia, la creatura ragionevole conoscendo e amando, ''con la sua operazione'' raggiunge Dio medesimo (I q.43 a.3) come l’oggetto d’operazione si trova nell’operante, come l’oggetto conosciuto è nel conoscente e quello desiderato in colui che lo desidera.
 
« Dio è presente a coloro che lo amano in questa vita mediante l’inabitazione» (II-II q.28 a.1 ad 1). «Tutta la Trinità penetra ed abita nell’anima (III q.8 a.8). « Una persona divina non può separarsi dall’altra, né una persona divina può abitare senza l’altra» (I q.43 a.5 ad 3). Quando una persona divina abita in una creatura, quella creatura per azione della grazia diventa simile alla persona divina (I q.43 a.5 ad 2).
 
I diversi esseri hanno con Dio varie forme di somiglianza: in quanto esistono, in quanto vivono, in quanto conoscono e intendono. L'essere umano ha tutti e tre i tipi di somiglianza. Essendo creato ad immagine di Dio, l’uomo è anche creato ad immagine della Trinità. La Trinità fonda le sue distinzioni interne sulla processione del verbo dal Padre e sulla processione dell’Amore da ambedue. Ora, nell’uomo si trova una processione del verbo da parte dell’intelletto, e una processione dell’amore da parte della volontà, come in Dio, ciò che rende possibile il fatto che l'uomo la vita della Trinità.
 
Diciamo di possedere quello di cui possiamo liberamente fare uso o godere. La creatura ragionevole quando è fatta partecipe del Verbo divino e dell’Amore procedente può liberamente conoscere con verità Dio e rettamente amarlo; una creatura ragionevole può possedere una persona divina (I q.38 a.1; I q.43 a.2). Una persona divina abita in noi ed è posseduta da noi. (I. q.43 a.3 ad 3).
 
{{quote|Il concetto di « missione », come già precisato, implica processione da altri. Quindi il Padre, che non deriva da altri, in nessun modo si può dire inviato.|Summa th.. I q.43 a.4}}
{{quote|il Padre per la grazia inabita nell’anima umana, non perché sia inviato, ma perché si dona lui stesso|I q.43 a.5}}
 
Il fatto che il Padre, non derivando da altri, non è mandato da nessuno, non impedisce che l'essere umano possa entrarvi in contatto in questa vita con l'inabitazione dell'intera Trinità, solamente vuol dire che è lui stesso a donarsi e offrirsi.
{{quote|Sebbene con la grazia santificante abiti nell’anima tutta la Trinità, la missione invisibile è propria del Figlio e dello Spirito Santo|I q.43 aa.4-5}}
 
La grazia è un dono sprannaturale prodotto da Dio nell’uomo, una qualità soprannaturale che è forma accidentale dell’anima, e che risiede nell’essenza dell’anima (I q.35 a.2 ad 3). <br />
Per il dono della grazia santificante la creatura ragionevole viene elevata a fruire della stessa persona divina. Perciò la missione invisibile avviene per il dono della grazia santificante (I q.43 a.3 ad 1; I q.8 a.3 ad 4). La grazia implica il dono delle persone divine. È la preghiera ad impetrare la grazia, la prima e più importante preghiera è chiedere che la Trinità abiti e dimori nella nostra anima (Sal 27,4; II-II q.83 a.1 ad 2), e la preghiera in genere deriva da qualche altra grazia, cioè da un dono gratuito (II-II q.83 a.15 ad 1). L’inabitazione della Trinità è il fondamento della vita di preghiera, infatti i credenti adorano, lodano, ringraziano quel Dio che abita in essi.
 
Il Figlio procede da Dio per l’eternità, e nel tempo: mediante una missione visibile come uomo; e mediante una missione invisibile viene ad essere nell’uomo (''Summa theologiae'', I q.43 a.2). L’effetto dell’inabitazione del Figlio, la sua missione invisibile sono in vista dei doni che riguardano l’intelletto. L’effetto dell’inabitazione del Figlio è l’illuminazione dell’intelletto, « illuminatio intellectus » (I q.43 a.5 ad 3; II-II q.8 a.4 ad 2): il Figlio è il Verbo, non un verbo qualunque, ma un Verbo che spira Amore. Infatti il Figlio abita in noi, quando lo conosciamo e lo percepiamo (I q.43 a.5 ad 1), intendendo per percezione una certa conoscenza sperimentale, che viene chiamata « sapida scientia », scienza gustosa (I q.43 a.5 ad 2).
 
Il donare è dare senza pensare alla retribuzione e diamo una cosa gratuitamente a qualcuno perché gli vogliamo bene: il dono implica gratuità e fedeltà, quindi il primo dono è l’amore da cui provengono tutti gli altri doni gratuiti. Poiché lo Spirito Santo procede come Amore, lo Spirito Santo è il primo dono, ed allo stesso tempo tutti i doni si attribuiscono allo Spirito Santo (I q.38 a.2; I q.43 a.5 ad 1). L’anima diventa simile a lui mediante il dono della carità, possiamo affermare che la missione dello Spirito Santo è in vista del dono della carità (I q.43 a.5 ad 2). Effetto dell’inabitazione dello Spirito Santo è l’eccitazione degli affetti, « inflammatio affectus» (I q.43 a.5 ad 3).
 
Gli effetti dell’amore sono: unione, mutua intimità, estasi, zelo (I-II q.28).
Effetti:
*interiori:
**gioia è causata dalla presenza del bene amato o dal fatto che il bene amato possiede e difende il proprio bene (II-II q.28 a.1).
**pace, detta la « tranquillità dell’ordine »; che implica la concordia con le altre persone, ma ancora prima l’ordine dei vari appetiti nella persona stessa (II-II q.29 a.1).
** misericordia, è la compassione del nostro cuore per la miseria di un’ altra persona, che potendo siamo pronti ad aiutare (II-II q.30 a.1)
*esteriori: beneficenza, l’elemosina, la correzione fraterna (II-II qq. 31-33).
 
==Note==