Polo di Agrigento: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Biobot (discussione | contributi)
m Fix tmpl
HartemLijn (discussione | contributi)
Riga 19:
[[Sofista]] della seconda generazione, allievo di [[Gorgia]] di [[Lentini|Leontini]], Polo ci è noto grazie a [[Platone]], che lo cita in alcuni [[dialoghi]] in qualità di [[autore]] di [[trattato (opera)|trattati]] e [[Manuale|manuali]] di [[retorica]], a noi perduti. Nel ''[[Fedro (dialogo)|Fedro]]'', in particolare, viene forse citato il titolo di una delle sue opere, ''Museion logon'' (''Museo dei discorsi''), oltre a una ''Téchne Rhetoriké'' (''Arte retorica'') e un trattato sul bello stile,<ref>[[Platone]], ''[[Fedro (dialogo)|Fedro]]'', 267c.</ref> mentre dalla ''[[Suida]]'' apprendiamo che scrisse anche opere sulle [[Nave|navi]] greche e sulle [[Stirpe|stirpi]] dei [[Soldato|soldati]] che combatterono a [[Guerra di Troia|Troia]].<ref>{{cita web| http://www.liberliber.it/biblioteca/c/carubia/autori_classici_greci_in_sicilia/html/testi/polo.htm|Polo di Agrigento su ''LiberLiber''|21-10-2010}}</ref>
 
La maggior parte delle informazioni in nostro possesso provengono però dal ''[[Gorgia (dialogo)|Gorgia]]'', nel quale Polo accompagna il maestro durante un [[viaggio]] ad [[Atene]] e lo sostituisce nella discussione con [[Socrate]], perché troppo affaticato dal discorso tenuto in precedenza.<ref>[[Platone]], ''[[Gorgia (dialogo)|Gorgia]]'' 461b-c.</ref> Di Polo viene qui evidenziata la professione di sofista e maestro di retorica, della quale tesse un [[elogio]]: in 448c, rispondendo a [[Cherefonte]], egli afferma infatti che la retorica è «l'arte più bella di tutte», e proseguendo, arriva addirittura a dire che il retore nella ''[[polis]]'' ha il medesimo potere di un [[tiranno]], poiché con i suoi discorsi è in grado di far [[Pena di morte|uccidere]] o [[Esilio|esiliare]] chiunque voglia.<ref>[[Platone]], ''[[Gorgia (dialogo)|Gorgia]]'' 466c.</ref> Secondo Polo, le cui affermazioni sono in linea con la posizione gorgiana, la retorica è un’arte pressoché onnipotente che, producendo [[persuasione (comunicazione)|persuasione]] nell’animo di chi ascolta, rende chi la pratica in grado di piegare al proprio volere le masse e guadagnare così il successo personale. Ciò si accompagna ad una certa spregiudicatezza [[politica]] (che nel seguito del dialogo troverà il suo apice nel discorso di [[Callicle]]), poiché il potere di cui gode permette al retore di guadagnare onori e ricchezze a spese dei più deboli, senza per questo dover sentire il peso morale delle ingiustizie commesse: che l’ingiusto sia [[Felicità|felice]], infatti, lo dimostra il caso del [[re]] [[Archelao I di Macedonia]], che ottenne il [[trono]] grazie a macchinazioni e [[Omicidio|omicidi]] e che, sostiene Polo, non si pentì mai per i propri crimini.<ref>[[Platone]], ''[[Gorgia (dialogo)|Gorgia]]'' 471a-d.</ref>
 
== Note ==