Giorgio Scerbanenco: differenze tra le versioni

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Nato a [[Kiev]] nell'allora [[Russia imperiale]] da padre ucraino, che era venuto in Italia per studi, e madre italiana, Scerbanenco all'età di sei mesi si trasferì in [[Italia]], dapprima a [[Roma]], poi a 16 anni a [[Milano]], al seguito della madre. Il padre, professore di Latino e Greco, fu ucciso durante la [[rivoluzione russa]], la madre morì pochi anni più tardi. Costretto per motivi economici ad abbandonare gli studi (non completò nemmeno le elementari). La scrittura fu da subito una passione. Lo stesso Scerbanenco racconta che la madre "''all'ospedale era molto felice che io scrivessi, non doveva avere alcun senso pratico e non si preoccupava che io non avessi in mano nessun mestiere''".<ref>{{Cita libro|autore = Giorgio Scerbanenco|titolo = Io, Vladimir Scerbanenko, racconto autobiografico|anno = 1966|editore = |città = Milano|p = |pp = |ISBN = }}</ref> Scerbanenco praticò molti mestieri, dall'operaio al conduttore di ambulanze, prima di arrivare al mondo dell'editoria
 
Dopo un periodo alla Rizzoli, come redattore, nel 1937 assunse l'incarico di capo redattore dei periodici Mondadori che mantenne fino al 1939. In questo periodo collaborò anche con importanti quotidiani, "[[L'Ambrosiano]]", "[[La Gazzetta del Popolo|La Gazzetta del popolo]]", il "[[Il Resto del Carlino|Resto del Carlino]]" e con il Corriere della Sera, Nel settembre 1943 fuggi in Svizzera dove rimarrà fino alla fine della guerra. Tornato in Italia, Scerbanenco ritornò alla Rizzoli, come direttore dei periodici femminili "Bella" e "Novella" sulle quali<nowiki/> curò una [[Rubrica (giornalismo)|rubrica]] di "posta del cuore".<ref>"Lavora per i periodici Rizzoli e collabora ad alcuni diffusi periodici “rosa”: “Novella”, “Bella”, “Annabella”, per cui tiene una rubrica diventata famosa, La posta di Adrian dove i lettori, in maniera diretta, esplicita gli espongono i propri casi personali. Idem dicasi come direttore di ''Bella'' con la rubrica ''Posta segreta'' diretta a Valentino. E sono spesso i casi difficili di vite difficili, quelle della gente comune che tenta, attraverso le lettere inviate a uno sconosciuto redattore di un settimanale, di esprimere la propria angoscia, se non urlare la propria rabbia. È a contatto in questi materiali densi, veri, caldi di vita vissuta e di dolori sofferti che Scerbanenco matura il nucleo della propria ispirazione “noir”, una modalità del racconto poliziesco particolarmente dura, amara, cinica, disillusa." ''Luciano Luciani su: Libere Recensioni, 14 aprile 2009''.</ref>
 
Sempre ritenendosi di [[madrelingua]] italiano, l'essere considerato "straniero" lo ferì incredibilmente durante tutta la sua esistenza. Di questa esperienza parla diffusamente nel seggio autobiografico "Io, Vladimir Scerbanenco".<ref>''Io, Vladimir Scerbanenko'', op.cit</ref>
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Dal 1934 diventa redattore dei periodici Rizzoli, scrivendo decine di racconti e di articoli. In particolare "Il Secolo Illustrato" ospita nel 1936-1937 una rubrica di narrativa "Gangsters e GMen" dedicata a storie di azione ambientate nelle città americane. Su questa rubrica, Scerbanenco pubblica, con lo pseudonimo Denny Sher (Sheer nel primo racconto) 7 racconti. In questi anni diventa giornalista professionista.<ref>Roberto Pirani, Tre tempi in Noir, Sellerio</ref>
 
Il suo primo [[romanzo]] giallo fu ''Sei giorni di preavviso'' del [[1940]], in cui ideò la figura di ''[[Arthur Jelling]]''; il successo arrivò però con la quadrilogia dedicata a [[Duca Lamberti]], un giovane [[medico]] radiato dall'[[Ordine dei Medici|Ordine]] e [[condanna]]to al [[carcere]] per aver praticato l'eutanasia ad una vecchia signora, malata terminale. A conferma della fama raggiunta, tre dei romanzi della serie sono stati portati sullo schermo cinematografico.
 
Lamberti in seguito diventa una sorta di [[investigatore privato]] che collabora con la questura di via Fatebenefratelli a Milano, in particolare con il commissario di origini sarde Luigi Càrrua, poi promosso alla carica di questore.
 
La serie di ''[[Duca Lamberti]]'', iniziata con ''Venere privata'' nel [[1966]], porta l'autore a un successo di critica<ref>[[Massimo Carloni]], ''L'artigianato letterario di Scerbanenco'', ne "Il belpaese", ottobre 1984.</ref> e di pubblico, grazie anche alle molte versioni [[cinema]]tografiche e ai riconoscimenti internazionali. Nel [[1968]] ''[[Traditori di tutti]]'' viene riconosciuto quale miglior romanzo straniero dal prestigioso premio [[Francia|francese]] ''[[Grand prix de littérature policière]]''. I romanzi raccontano di una Milano e di un'Italia che sta cambiando in cui si mischiano in modo inestricabile il nuovo benessere e i disagi sociali, i vecchi quartieri a cavallo con la campagna e i luoghi simbolo della ricca città<ref>{{Cita libro|autore = Gloria Corbucci|titolo = Il romanzo giallo nella didattica dell’italiano: Giorgio Scerbanenco|anno = |editore = Università per stranieri di Perugia|città = |p = |pp = |ISBN = }}</ref>. A conferma della fama raggiunta, tre dei romanzi della serie sono stati portati sullo schermo cinematografico.
 
Nel [[2006]] è stata realizzata una [[docufiction]] sulla sua vita, con interviste e testimonianze di chi l'ha conosciuto, ad opera del regista Stefano Giulidori. È stata presentata al [[Courmayeur Noir in festival|Noir in Festival]] di [[Courmayeur]] 2006.