Sociologia del diritto: differenze tra le versioni

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Fra Ottocento e Novecento la sociologia del diritto ha preso forma attraverso dottrine sociologiche, politiche e giuridiche. Fra le prime, emerge la figura di [[Émile Durkheim|E. Durkheim]], che descrive il diritto come il “simbolo della solidarietà sociale”, enuncia una compiuta teoria delle sanzioni giuridiche, formula il concetto di anomia e analizza problemi sociali particolari, come il suicidio (Durkheim 1962, 1969). Su linee simili si pone anche il tedesco [[Ferdinand Tönnies|F. Tönnies]], che collega due tipi di organizzazione sociale, la “comunità” (''Gemeinschaft'') e la “società” (''Gesellschaft''), a due forme di diritto, rispettivamente fondate sul costume e la religione ovvero sulla decisione politica (Tönnies 1963).
 
Fra le dottrine politiche, si stagliano le figure di [[Karl Marx|K. Marx]] (1975) e [[Friedrich Engels|F. Engels]] (1884), secondo cui il diritto dipende dal modo di produzione economica praticato in una società e rappresenta il diritto come una proiezione sovrastrutturesovrastrutturale dei rapporti di produzione e del dominio di classe. Hanno rilievo anche le versioni riformistiche del socialismo, come quelle di A. Menger (1894) e K. Renner (1981), che vedono il diritto come strumento di mutamento sociale.
 
Fra le dottrine giuridiche, una visione sociologica del diritto emerge soprattutto dalle concezioni antiformalistiche, secondo cui il diritto emana dalla società e con essa si evolve continuamente. Centrale è la figura del tedesco R. von Jhering, che nella fase matura della sua produzione rappresenta il diritto come strumento di lotta e d’azione sociale (Jhering 1960, 2014). Correnti analoghe si riscontrano anche in Italia, soprattutto con la Scuola positiva criminale, in Francia con figure come L. Duguit (1950) e F. Gény (1914-1924) e negli Stati Uniti con quei giuristi che segnalano la divaricazione fra “il diritto dei libri” (''law in the books'') e “il diritto in azione” (''law in action'') (Pound 1910, p. 12). In questa prospettiva il diritto viene spesso rappresentato come una istituzione coincidente con l’organizzazione di qualsiasi gruppo sociale, secondo una visione pluralistica che dissocia gli ordinamenti giuridici dagli stati. Protagonisti principali del pluralismo giuridico moderno sono il polacco [[Leon Petrażycki|L. Petrażycki]], autore di una concezione che, altresì, cerca nella psicologia umana il fondamento primario della normatività (Petrażycki 1955), l’austriaco E. Ehrlich, cui si deve una delle prime opere qualificate come “sociologia del diritto” (Ehrlich 1976), il costituzionalista italiano [[Santi Romano|S. Romano]] (1977), autore di una teoria generale delle relazioni fra diritto e vita sociale, e il sociologo franco-russo [[Georges Gurvitch|G. Gurvitch]] (1957), autore di una teoria sistematica dei rapporti giuridici e sociali. Muovendo da queste prospettive si perviene spesso – ma non necessariamente – a far confluire scienza del diritto e sociologia del diritto, e a praticare, più che una sociologia ''del'' diritto, una sociologia ''nel'' diritto o, con altra definizione, una ''giurisprudenza sociologica'' (Tarello 1974, Marra 2009).