Offensiva Ostrogožsk-Rossoš': differenze tra le versioni

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|Schieramento1={{DEU 1933-1945}} <br /> {{ITA 1861-1946}} <br /> {{HUN 1940-1945}}
|Schieramento2={{SUN 1923-1955}}
|Comandante1={{Bandiera|DEU 1933-1945}} [[Maximilian von Weichs]] <br/> {{Bandiera|ITA 1861-1946}}[[Italo Gariboldi]] <br/> {{Bandiera|HUN 1940-1945}}[[Gustzav Jany]]
|Comandante2={{Bandiera|SUN 1923-1955}} [[Aleksandr Michajlovič Vasilevskij|Aleksandr Vasilevskij]] <br /> [[Georgij Žukov]] <br /> [[Filipp Golikov]]
|Effettivi1= 260.000 soldati (di cui circa 63.000 italiani<ref name="G.Scotoni, p. 576">{{Cita|Scotoni 2007| p. 576|Scotoni2007}}</ref>)<ref>{{Cita|Scotoni 2007| p. 411|Scotoni2007}}</ref> <br /> 300 mezzi corazzati <br /> 900 cannoni
|Effettivi2= dati non disponibili
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Le varie [[Panzer-Division]] ([[19. Panzer-Division|19.]], [[6. Panzer-Division|6.]], [[11. Panzer-Division|11.]], [[17. Panzer-Division|17.]], [[23. Panzer-Division|23.]], [[3. Panzer-Division (Wehrmacht)|3.]], [[27. Panzer-Division|27.]], [[5. SS-Panzer-Division "Wiking"|SS-"Wiking"]]) impiegate continuamente in battaglie e in frenetici spostamenti per chiudere le numerose falle del fronte, stavano progressivamente esaurendo le loro forze (nonostante l'arrivo della [[7. Panzer-Division (Wehrmacht)|7. Panzer-Division]] - con 146 panzer<ref>{{Cita|Buffetaut 1997 | p. 25 |Buffetaut1997 }}</ref> - di un battaglione di carri armati pesanti [[Panzer VI Tiger|Tiger]] - il [[Schwere Panzerabteilung 503|503º]] - dalla [[Francia]] e della 16ª Divisione motorizzata dal Caucaso)<ref>{{Cita|Carell 2000|pp. 139-149|Carell2000 }}; {{Cita|Ziemke 2003| pp. 69-73|Ziemke2003 }}</ref>.
 
Mentre la situazione strategica tedesca sembrava fortemente compromessa, in realtà, anche [[Stalin]] e i suoi generali erano impegnati in valutazioni e decisioni operative non semplici, per sfruttare l' indebolimento tedesco e ottenere entro la fine dell'inverno una vittoria decisiva nel settore meridionale. In questa fase l'attenzione principale di Stalin era ancora concentrata su Stalingrado<ref>{{Cita|Erickson 2002-2| pp. 24-27|Erickson2002-2 }}</ref>; desideroso di una rapida conclusione della battaglia (con conseguente disponibilità delle notevoli forze del fronte del Don del generale [[Konstantin Rokossovskij]] impiegate contro la sacca, per altre missioni offensive su altre direttrici), egli fece mostra di grande impazienza nei confronti del generale [[Nikolaj Voronov]], incaricato di schiacciare la 6ª Armata. Dopo alcuni burrascosi scontri con Stalin, Voronov diede finalmente inizio all'operazione Anello (''Kolžo'') sul fronte di Stalingrado il 10 gennaio<ref>{{Cita|Erickson 2002-2| pp. 26-27|Erickson2002-2 }}</ref>.
 
Mentre era sempre in ansiosa attesa di una rapida liquidazione della sacca, Stalin si concentrò anche sull'obiettivo, apparentemente raggiungibile, di tagliare fuori e distruggere il [[Gruppo d'armate A]] nel Caucaso: tuttavia, nonostante le continue sollecitazioni del dittatore e l'intervento personale del generale [[Aleksandr Michajlovič Vasilevskij|Aleksandr Vasilevskij]], le forze sovietiche nel Caucaso (anche per difficoltà oggettive legate alle forze disponibili, al clima e al territorio impervio) fallirono nella loro missione (cosiddetta "operazione Don") e dato che il feldmaresciallo von Manstein, con grande abilità, riuscì a contenere la marcia dei corpi corazzati del generale Malinovskij su Rostov, il raggruppamento tedesco del Caucaso riuscì a sfuggire entro il 7 febbraio per la via di Rostov<ref>{{Cita|Erickson 2002-2| pp. 28-32|Erickson2002-2 }}; {{Cita|Carell 2000| pp. 150-184|Carel2000 }}; {{Cita|Werth 1966| pp. 554-562|Werth1966 }}</ref>.
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Il settore del [[Don (fiume russo)|Don]] attaccato, compreso tra la regione a sud di Voronež e quella a sud di Kantemirovka, era difeso a nord dalla 2ª Armata ungherese del generale Jany, schierata lungo il Don con nove deboli divisioni di fanteria e la mediocre riserva della 1ª Divisione corazzata ungherese dotata di un centinaio di carri armati [[Panzer 38(t)|M38]] di origine ceca e [[Panzer IV]] con cannone corto. Alle truppe ungheresi seguivano più a sud, sempre appoggiate sul Don, le forze italiane del Corpo d'Armata Alpino del generale [[Gabriele Nasci]] che allineava la [[2ª Divisione alpina "Tridentina"]], la [[156ª Divisione fanteria "Vicenza"]] e la [[4ª Divisione alpina "Cuneense"]]. Da Novaja Kalitva era schierato il 24º Panzerkorps tedesco del generale [[Martin Wandel]] con due divisioni tedesche (385ª e 387ª Divisione fanteria), il gruppo [[Waffen-SS]] ''Fegelein'', la [[3ª Divisione alpina "Julia"]] e la modesta riserva della [[27. Panzer-Division]] con qualche decina di carri armati. A [[Starobelsk]] stazionava, a copertura del comando dell'ARMIR, la [[19. Panzer-Division]] anch'essa molto sfornita di mezzi. Si trattava nel complesso di uno schieramento poco solido, con scarse riserve mobili e già minacciato sulla sinistra e anche sulla destra nel settore ungherese, dove i sovietici disponevano della importante testa di ponte a sud del Don di Storozevoje)<ref>{{Cita|Scotoni 2007| p. 436| Scotoni2007 }}; {{Cita|Valori 1951| pp. 673-674| Valori1951S }}</ref>.
 
Il piano sovietico prevedeva infatti un doppio attacco sui due lati con successiva manovra a tenaglia convergente sulla città di Alekseevka per accerchiare completamente tutto il raggruppamento dell' Asse. A nord dalla testa di ponte di Storozevoje avrebbe attaccato la 40ª Armata del generale Moskalenko, protetta sulla destra dal [[5º Corpo carri della Guardia|4º Corpo corazzato]] (proveniente dalla regione di [[Stalingrado]]); al centro il 18º Corpo sovietico avrebbe inscenato un altro attacco minore dalla piccola testa di ponte di Shuche; infine la massa principale della 3ª Armata corazzata del generale [[Pavel Rybalko]], avrebbe schiacciato sulla sinistra il 24. Panzerkorps tedesco e puntato direttamente su [[Rossoš]] (Quartier generale del Corpo alpino italiano), e su Alekseevka per andare incontro alla 40ª Armata proveniente da nord<ref>{{Cita|Scotoni 2007| pp. 429-431| Scotoni2007 }}</ref>.
[[File:Cavalleria sovietica.jpg|thumb|left|upright=1.4|La cavalleria sovietica partecipa con successo all'avanzata invernale.]]
Sulla sinistra il 7º Corpo di cavalleria e una parte della 6ª Armata sovietica (fronte di Vatutin) avrebbero coperto i carri armati del generale Rybalko, avanzando in direzione di [[Valujki]]. A causa delle difficoltà di spostamento e delle intemperie invernali, l'attacco subì un ultimo rinvio: alla fine il 4º Corpo corazzato non riuscì a giungere in tempo, mentre la 3ª Armata corazzata, spostata con grandi difficoltà a causa anche di un gigantesco ingorgo ferroviario dalla lontana regione di [[Tula (Russia)|Tula]], sarebbe entrata in campo con solo una parte delle sue forze, 400 carri armati invece degli oltre 550 previsti)<ref>{{Cita|Scotoni 2007| pp. 429-433| Scotoni2007 }}</ref>.Per mantenere la sorpresa, i generali Žukov, Vasilevskij e Golikov non attesero oltre: il 14 gennaio sarebbe partito l'attacco principale, mentre fin dal 12 gennaio il generale Moskalenko avrebbe iniziato l'assalto nel suo settore settentrionale.
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Dopo alcune difficoltà iniziali i carri armati sovietici entrarono in campo già nel pomeriggio del primo giorno; l'ondata corazzata di 400 carri armati del 12º e 15º Corpo corazzato travolse le difese del 24º Panzerkorps; il [[7º Corpo carri della Guardia|15º Corpo corazzato]] (colonna di sinistra del cuneo corazzato) sbucò direttamente a [[Zhilino]], sede del comando del 24º Panzerkorps, travolgendo il quartier generale, lo stesso generale Martin Wandel rimase ucciso negli scontri<ref>{{Cita|Erickson 2002-2| p. 33|Erickson2002-2 }}; {{Cita|Scotoni 2007| pp. 439-440| Scotoni2007 }}</ref>.
 
La situazione dell' Asse divenne critica; la colonna di destra ([[6º Corpo carri della Guardia (Armata Rossa)|12º Corpo corazzato]]) il mattino del 15 gennaio fece irruzione di sorpresa dentro Rossoš, quartier generale del Corpo alpino: dopo la confusione iniziale, un coraggioso contrattacco respinse i sovietici, ma già il 16 gennaio i carri armati russi ritornarono all'attacco; Rossoš cadde; il Corpo alpino rischiava di rimanere tagliato fuori, il 24º Panzerkorps era già in rotta. Il 17 gennaio il 15º Corpo corazzato raggiunse Alekseevka dove si congiunse con le unità della 40ª Armata sovietica che avevano sgominato le difese ungheresi<ref>{{Cita|Scotoni 2007| pp. 440-442| Scotoni2007 }}</ref>.
 
Le forze dell'Asse erano ormai frantumate in tronconi separati: gli ungheresi furono in gran parte accerchiati nelle sacche di Ostrogorzk a nord, e di Karpenkovo al centro; il Corpo alpino era tagliato fuori a Podgornoe dopo l'arrivo del 12º Corpo corazzato a Karpenkovo: alle 11.00 del 17 gennaio finalmente il comando dell'ARMIR ordinò lo sganciamento e la ritirata delle divisioni alpine<ref>{{Cita|Scotoni 2007| pp. 442-443 e 474-475| Scotoni2007 }}; {{Cita|Valori 1951| pp. 675-680| Valori1951 }}</ref>.