Teatro Verdi (Zara): differenze tra le versioni

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Nell'autunno del 1936 il Verdi ''"per vetustà, per difetti inerenti alla sua costruzione, non eliminabili se non a mezzo di una sua radicale trasformazione"'' venne dichiarato inagibile dalla questura. Le stagioni liriche si svolsero quindi all'aperto, in Piazza delle Erbe e sullo spiazzo davanti all'Istituto Tecnico Industriale "Pasquale Bakmasz".
 
Il Teatro venne espropriato e riscattato dal Comune (a cinquemila lire per azione). Con delibera del podestà [[Giovanni Salghetti Drioli (podestà di Zara)|Giovanni Salghetti Drioli]], nipote omonimo dell'ideatore del Teatro Nuovo, la sua ricostruzione venne affidata all'architetto spalatino [[Vincenzo Fasolo]], professore all'[[Sapienza - Università di Roma|Università di Roma]], e a [[Paolo Rossi de' Paoli]], costruttore dei nuovi quartieri di [[Bolzano]].
 
Secondo il loro progetto, il teatro doveva recuperare il massimo possibile del "Verdi", con la facciata principale rivolta verso Campo Castello, un palcoscenico profondo 15 metri e una capienza di 1.400 posti. La spesa complessiva era prevista in otto milioni e novecentomila lire, già stanziate dal Comune col concorso dello Stato. I lavori iniziarono in piena guerra, nell'autunno del 1942.