Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo: differenze tra le versioni

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Alcune insistono sulla possibilità che Montezemolo sia stato lasciato catturare dal governo di Brindisi. I suoi buoni rapporti - nonostante la sua dichiarata fede di "anticomunista sfegatato"<ref>Giorgio Amendola, ''Lettere a Milano''</ref> - con i dirigenti comunisti potrebbero essere stati all'origine dell'invio da Brindisi come superiore, il 10 gennaio 1944, del generale Quirino Armellini - fedelissimo di Pietro Badoglio - sebbene diversi altri generali in clandestinità ([[Simone Simoni]]<ref name="Caduto alle Ardeatine">Caduto alle Ardeatine</ref>, [[Sabato Martelli Castaldi]]<ref name="Caduto alle Ardeatine"/>, [[Dardano Fenulli]]<ref name="Caduto alle Ardeatine"/>) abbiano accettato di buon grado d'essere sottoposti al comando dell'abile colonnello<ref name=Portelli/>. Secondo Pietro de Carolis<ref>Citato in A. Portelli, op. cit.</ref> i medesimi buoni rapporti potrebbero averlo portato alla cattura da parte del controspionaggio tedesco, dietro delazione da parte di elementi interessati a non consentire la formazione di un blocco compatto fra partigiani comunisti e resistenza militare lealista.
 
[[Giorgio Pisanò]]<ref>''Storia della guerra civile...'' cit. pp. 269 e ss</ref> e [[Renato Carli Ballola]]<ref>''Storia della Resistenza'', Ed. Avanti! Milano, 1957, pp. 37 e ss.</ref> propendono invece per una combinazione di imprudenze dei membri del Fronte e infiltrazioni delle polizie fasciste e tedesche nell'organizzazione, che era tenuta sotto stretto controllo. Secondo Giorgio Pisanò l'attività del Fronte Militare Clandestino era ben nota alle polizie nazifasciste e ai rispettivi servizi segreti, che erano riuscite a infiltrarvi doppi agenti e informatori. Non appena giunse la notizia del prossimo sbarco di Anzio<ref>Secondo Ballola (ibidem) la macchina degli arresti iniziòebbe inizio il 18 gennaio, quattro giorni prima degli sbarchi di Anzio</ref>, la possibilità che l'organizzazione di Montezemolo da fonte di informazioni si trasformasse in una rischiosa quinta colonna alle spalle del fronte tedesco, fece rompere a Kappler gli indugi, e nel giro di sole 48 ore il vertice del Fronte fu arrestato quasi per intero<ref>Contemporaneamente veniva inferto un duro colpo anche al Partito d'Azione. Cfr. Pisanò, ibidem, p. 272 e p. 283</ref>.
 
Di tutt'altra opinione è Ugo Finetti<ref>''La resistenza cancellata'', Ares 2003</ref>, secondo cui Montezemolo era "il principale nemico di Kappler", il quale gli diede "personalmente la caccia".<ref>U. Finetti, ''La resistenza cancellata'' cit. p. 270</ref>. Finetti è dell'opinione che la cattura di Montezemolo sia da ascriversi a un tradimento, per la colpa di essere "un anticomunista sfegatato"<ref>Ibidem, p. 274</ref>. Concorda con l'ipotesi della delazione anche Pierangelo Maurizio<ref>''Via Rasella...'' cit. pp. 32 e ss.</ref>, secondo il quale la possibilità che i tedeschi potessero ritirarsi da Roma per evitare l'accerchiamento delle truppe sulla Linea Gustav, accelerò i tempi per la sua "liquidazione" da parte dei comunisti. Secondo Maurizio, [[Raffaele Cadorna Junior|Raffaele Cadorna]] nelle sue memorie avrebbe ricordato un colloquio con un dirigente comunista, ignaro del ruolo di Cadorna, nel quale chiese: "Non avete qualche contatto utile coi militari?" La risposta fu "sì, abbiamo un colonnello, un piemontese monarchico, ma poi all'ultimo momento lo facciamo fuori".<ref>P. Maurizio, ''Via Rasella...'' cit. pp. 32 e 33</ref>. Sostengono questa tesi anche Domenico De Napoli, Antonio Ratti e Silvio Bolognini<ref>''La resistenza monarchica in Italia (1943-1945)'' Guida, 1986, p.82</ref> secondo i quali da parte comunista per Montezemolo si attuò la tattica dell'"eliminare gli esponenti delle classi più legate alla dinastia". Anche Corrias<ref>''Un diplomatico...'' cit. p. 101</ref> ipotizza come retroscena dell'arresto il fatto che l'eventualità di un accordo fra l'ala più moderata del PCI (Amendola) e il FMC era "fortemente avversata dalla componente più estremista dello schieramento di sinistra".