Il processo (film 1962): differenze tra le versioni

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== Produzione ==
Nel 1960, Welles, mentre sta partecipando con un cameo al film ''[[La battaglia di Austerlitz|Napoleone ad Austerlitz]]'' di [[Abel Gance]], viene contattato dal produttore [[Alexander Salkind]] che gli propone di trasporre sullo schermo cinematografico il soggetto del romanzo ''[[Il processo (romanzo)|Il processo]]'' di [[Franz Kafka]].
 
Il film verrà girato nel 1962 tra Italia, Francia, e Jugoslavia. Welles, da sempre interessato al progetto, si getta a capofitto nella regia interpretando anche la parte dell'avvocato Hastler (anche se più per necessità che per volontà, poiché per il ruolo avrebbe voluto ingaggiare [[Charles Laughton]], che però era già all'epoca molto malato e non poté accettare il ruolo).<ref>Valentinetti, Claudio M. ''Orson Welles'', Il Castoro Cinema, L'Unità, 1995, pag. 68</ref>
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Il film visivamente è ricchissimo e tecnicamente si segnala per virtuosismi davvero inusitati per l'epoca. Il montaggio al principio è piuttosto lento per velocizzarsi man mano che la storia procede. Girato in uno scintillante bianco e nero dai contrasti molto forti e con il frequente uso del grandangolo (il 18.5&nbsp;mm) per deformare le immagini e accentuare il senso di minaccia latente e la claustrofobia delle atmosfere, il film fa sfoggio di scenografie imponenti e allucinanti al tempo stesso (il palazzo di giustizia, l'ufficio di K., lo studio di Hastler, ecc.) che rendono in pieno il pesante senso di soffocamento presente nel romanzo originario.
 
La fotografia e le scenografie ci proiettano in un mondo allucinato, il bianco e nero taglia le figure in modo netto, esalta ogni contorno, conferisce agli ambienti un’aura spettrale, [[Espressionismo|espressionista]], metallica. Gli ambienti in cui si muove K. sembrano ripresi direttamente da ''[[Metropolis (film 1927)|Metropolis]]'' di [[Fritz Lang|Lang]], una città fredda, di ferro e vetro, in questo caso disabitata.
L’unica rappresentazione di folla mostrataci da [[Orson Welles|Welles]] sono gli accusati in tribunale, persone in attesa da anni, come anime di un surreale purgatorio. Le altre persone o non hanno un volto, come i giudici della corte suprema, oppure sono persone sfigurate dalla bruttezza interiore.