Luciano Gottardi: differenze tra le versioni
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Figlio di un piccolo agricoltore, partecipò alla [[Prima guerra mondiale]] nel genio telegrafisti, come soldato semplice, poi in cavalleria, col grado di sottotenente di complemento<ref name="canali">Mauro Canali, [http://www.treccani.it/enciclopedia/luciano-gottardi_%28Dizionario_Biografico%29/ Gottardi, Luciano] in [[Dizionario Biografico degli Italiani]], Volume 58 (2002).</ref>. Diplomato in ragioneria, dopo il conflitto si iscrisse alla facoltà di scienze economiche e commerciali dell'[[Università di Trieste]], ma non riuscì a completare gli studi.
Entrò nel movimento fascista nel 1920, partecipò alla [[marcia su Roma]] e svolse una continua attività sindacale a [[Trieste]], [[Bari]], [[Roma]], [[Como]], [[Firenze]], [[Treviso]] e [[Caltanissetta]]. Nel [[1942]] fu nominato presidente della società mineraria ''Carbonsarda'' e nel maggio [[1943]] divenne presidente della Confederazione di Lavoratori dell'Industria, titolo con il quale partecipò alla riunione del [[Gran Consiglio del Fascismo|Gran Consiglio]] del 25 luglio, votando a favore dell'[[ordine del giorno Grandi]].▼
▲Entrò nel movimento fascista nel 1920, partecipò alla [[marcia su Roma]]
Successivamente si pentì di questa decisione e nel settembre del 1943 chiese di potersi iscrivere al [[Partito Fascista Repubblicano]], corredando la richiesta con una lunga lettera al segretario [[Alessandro Pavolini]], nella quale ricordava le sue benemerenze fasciste.▼
▲Successivamente si pentì di questa decisione e nel settembre del 1943 chiese di potersi iscrivere al [[Partito Fascista Repubblicano]], corredando la richiesta con una lunga lettera al segretario [[Alessandro Pavolini]], nella quale ricordava le sue benemerenze fasciste<ref name=canali/>. Il 16 agosto Gottardi era stato sollevato dall'incarico confederale da [[Pietro Badoglio|Badoglio]]; tuttavia, non abbandonò Roma e agli inizi di ottobre, nonostante il tardivo pentimento, venne arrestato dalla [[banda Pollastrini]] - fu il primo tra i "traditori" ad essere catturato dai [[nazifascismo|nazifascisti]] - e rinchiuso a Regina Coeli<ref name=canali/>.
Nonostante questo suo tardivo pentimento, venne arrestato a [[Roma]] (fu il primo tra i "traditori" ad essere catturato dai nazifascisti) e processato dal [[Processo di Verona|tribunale di Verona]], in cui ricevette la pena di morte. Fu fucilato nella città in cui si era svolta l'assise la mattina dell'11 gennaio [[1944]]: le sue ultime parole furono "Viva l'Italia! Viva il Duce!"<ref>F. W. Deakin, ''Storia della Repubblica di Salò'', Torino, Einaudi, 1968, pag. 633</ref>.▼
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== Note ==
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