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Con il termine '''fauves''' (in [[Lingua francese|francese]] "belve, selvaggi") si indica un gruppo di [[pittore|pittori]], perlopiù [[Francia|francesi]], che all’inizio del [[XX secolo|Novecento]] diedero vita ad un’esperienza di breve durata temporale, ma di grande importanza nell’evoluzione dell’[[arte]]. Questa corrente è anche detta ''fauvismo''.
 
L'origine del movimento è da ricercarsi nell'inserimento all'interno della tradizione impressionista francese, alla fine del XIX secolo, di spinte dotate di accenti romantici e nordici, come le proposizioni di [[Vincent van Gogh|van Gogh]] e di [[Edvard Munch|Munch]].
 
== Storia ==
Il movimento ebbe la propria prima collettiva grazie al [[Salon d'Automne]] di [[Parigi]] nel 1905. [[George Desvallières]], vicedirettore del Salon e pittore egli stesso, aveva conosciuto alcuni di questi artisti durante un comune periodo di studio presso l'atelier di [[Gustave Moreau]] e decise di raggruppare alcune delle loro opere nella sala centrale del Salon in modo da amplificare l'effetto dirompente delle loro singolarità. Il primo ad utilizzare il termine ''fauves'', o comunque a diffonderlo e renderlo celebre, fu il critico d’arte [[Louis Vauxcelles]], che definì la sala come una ''"cage aux fauves"'' cioè una "gabbia delle belve", per la "selvaggia" violenza espressiva del [[colore]], steso in tonalità pure. Sembra che così abbia esclamato il critico d’arte Louis Vauxcelles quando, entrando nell’ottava sala del Salon d’Automne di Parigi (1905) dove esponevano gli artisti, vide una statua di Donatello circondata da dipinti dai colori molto violenti e accesi.
 
Gli artisti presenti nella stanza centrale del Grand Palais erano [[Henri Matisse]] (che espose la ''[[Donna con cappello]]'', dipinta nel 1905), [[André Derain]], [[Maurice de Vlaminck]], [[Henry Manguin]] e [[Charles Camoin]]. Altri pittori da ricordare perché affini alla poetica Fauves sono [[Alexis Mérodack-Jeanneau]], [[Pierre-Albert Marquet]], [[Othon Friesz]], [[Kees van Dongen|Kees Van Dongen]], [[Raoul Dufy]], [[Henri Evenepoel]] e [[Georges Braque]]. [[Georges Rouault]] e il giovane [[Pablo Picasso]] rimasero al di fuori del movimento per un accento maggiormente ideologico.
 
I Fauves furono attivi solo fino al [[1908]]. L'anno precedente la grande retrospettiva su [[Paul Cézanne|Cézanne]] fu causa delle nuove direzioni prese da alcuni di loro e della formidabile crescita del [[cubismo]], che contribuì a rompere la debole unità del movimento.
 
== Poetica ==
Il gruppo di artisti chiamati Fauves non fu mai un vero gruppo; non ci fu infatti mai un programma e neppure una vera comunità d'intenti. Discutevano molto di [[impressionismo]], spesso in termini negativi ma apprezzando la novità di una luce generata dall’accostamento di colori puri. I Fauves si differenziarono dall'[[espressionismo tedesco (pittura)|espressionismo tedesco]] per una minore angoscia esistenziale, un minore intento polemico e critico nei confronti della società e, allo stesso tempo, un maggiore interesse per il colore, usato in modo libero e in funzione anche emotiva, oltre che costruttiva, sulla scia di van Gogh e di [[Paul Gauguin|Gauguin]]; non a caso essi furono i primi ad interessarsi di arte africana.
 
La loro arte si basava sulla semplificazione delle forme, sull’abolizione della prospettiva e del chiaroscuro, sull'uso di colori vivaci e innaturali, sull’uso incisivo del colore puro, spesso spremuto direttamente dal tubetto sulla tela e una netta e marcata linea di contorno. L'importante non era più, come nell'arte accademica, il significato dell'opera, ma la forma, il colore, l'immediatezza. Partendo da suggestioni e stimoli diversi, ricercavano un nuovo modo espressivo fondato sull’autonomia del quadro: il rapporto con la realtà visibile non era più naturalistico, in quanto la natura era intesa come repertorio di segni al quale attingere per una loro libera trascrizione.