Antonio Pigliaru: differenze tra le versioni

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Nacque ad [[Orune]], in [[provincia di Nuoro]], ultimo di cinque figli; i genitori, Pietro e Maria Murgia, sono due maestri elementari, accomunati dunque dalla stessa formazione culturale e dal lavoro, ma di provenienza sociale diversa. La famiglia di Pietro è di origine contadina, attività marginale rispetto alla pastorizia prevalentemente praticata in paese; nonostante le scarse disponibilità economiche, dopo le elementari continua negli studi. Maria, la cui madre è maestra, proviene da [[Sassari]]: ha vissuto in una realtà più aperta e si reca ad Orune, dopo il diploma, per insegnarvi. Si sposano nel 1909.
 
Finite le elementari Antonio, che nel frattempo ha perso il padre, lascia il paese, al quale rimase comunque sempre profondamente legato, e si trasferisce a Sassari, presso i nonni materni, per completare gli studi ginnasiali e liceali nel Convitto Canopoleno. Nel 1940 aderì al [[Gruppo Universitario Fascista]], dove fece le sue prime esperienze culturali, collaborando al giornale dell'organizzazione, scrivendo soprattutto di teatro. Coltiva le sue aspettative nella "[[rivoluzione fascista]]", come tanti giovani della sua generazione, rifiutandone però le degenerazioni che il regime sta subendo.
 
Frequenta dal 1941 l'Università a [[Cagliari]] nella Facoltà di lettere e filosofia.
Nel marzo del 1944 viene arrestato, accusato insieme ad altri, di gravi reati: spionaggio, guerra civile, cospirazione politica. Condannato a 7 anni dal Tribunale militare di Oristano, sconta 17 mesi di carcere, durante i quali contrae la malattia che lo porterà prematuramente alla morte, per essere poi liberato nel maggio del 1946 in seguito all'[[Amnistia Togliatti]]. Ripresi gli studi, in pochi mesi supera tutti gli esami e si laurea a Cagliari con una tesi sull'esistenzialismo in [[Giacomo Leopardi]].
 
Nell'aprile del 1949 è assistente volontario alla cattedra di [[Filosofia del diritto]] dell'Università di Sassari, diventando assistente ordinario un anno dopo; consegue la libera docenza nella stessa disciplina e nel 1967, vinto il concorso, è professore ordinario di [[Dottrina dello Stato]]. Nel 1949 nasce la rivista "[[Ichnusa (rivista)|Ichnusa]]", di cui fu animatore ed ispiratore. La rivista uscì, con diverse sospensioni, fino al 1964. A partire 1956 Pigliaru decide di darle un nuovo ruolo, meno generalista ma più attento e teso a dar voce soprattutto alla "questione sarda": gli editoriali, da lui redatti, vengono sempre più spesso dedicati ai problemi della regione e la rivista si propone come laboratorio di discussione, chiamando a raccolta un'intera generazione di giovani intellettuali isolani impegnati per la rinascita dell’isola e per i quali Pigliaru, in contatto con numerosi studiosi delle due università sarde di Sassari e di Cagliari, diventa un vero e proprio maestro e ideologo.
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== Attività ==
Fu autore di numerosi saggi di grande spessore, considerati ancora oggi un punto di riferimento imprescindibile per il dibattito sulla cultura sarda. Inediti continuano ad apparire ancora adesso. Dopo un'iniziale approdo alla [[filosofia]] di [[Giovanni Gentile]], soprattutto nelle prime, importanti opere, ''[[Considerazioni critiche su alcuni aspetti del personalismo comunitario]]'' e ''[[Persona umana ed ordinamento giuridico]]'' si avvicinò al personalismo storicista di [[Giuseppe Capograssi]], di cui accolse anche, con un'interpretazione originale, la teoria della pluralità degli ordinamenti giuridici di [[Santi Romano]], (specie nel suo capolavoro di antropologia giuridica ''[[La vendetta barbaricina come ordinamento giuridico]]'')<ref> [[Giulio Angioni]], ''Fare, dire, sentire. L'identico e il diverso nelle culture'', Il Maestrale, 200-220</ref>.
Successivamente sviluppò questioni del [[marxismo]] [[Antonio Gramsci|gramsciano]]<ref>Giorgio Baratta et Al., ''Il soldino dell'anima. Antonio Pigliaru interroga Antonio Gramsci'', CUEC 2010</ref>, in particolare in ''[[Struttura, soprastruttura e lotta per il diritto]]'', ''[[Gramsci e la cultura sarda]]'' e nell'incompiuto saggio su ''[[L'estinzione dello Stato]]''.
Tra i suoi numerosi contributi sono anche da ricordare: ''[[Meditazioni sul regime penitenziario italiano]]'' ([[1959]]); ''[[La piazza e lo Stato]]'' ([[1961]]); ''[[Promemoria sull'obiezione di coscienza]]'' ([[1968]]).
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A
l'attività scientifica accompagnò un'intensa attività di "didattica popolare", organizzando ad esempio numerosi corsi di educazione per adulti e lavoratori in vari luoghi dell'isola. La sua vocazione pedagogica emerge anche in "Scuola", periodico con molti collaboratori, che esce nel 1954 e si rivolge ai maestri che si preparano al concorso magistrale.
Venne eletto nel Comitato regionale della Sezione sarda dell'[[Associazione Italiana Biblioteche]] per il triennio 1955-1958 e confermato nel 1958-1961.
 
Alla sua memoria sono intitolate la Biblioteca di scienze sociali dell'[[Università di Sassari]] (già denominata Biblioteca interfacoltà per le scienze giuridiche, politiche ed economiche) e le Biblioteche comunali di [[Orune]] e di [[Porto Torres]].
 
== Opere principali ==
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== Bibliografia ==
* Francesco Casula, ''Letteratura e civiltà della Sardegna'', vol.I, Dolianova, Grafica del Parteolla Editore, 2011, pp. 203-213&nbsp;203–213.
 
== Collegamenti esterni ==
* [{{cita web|http://www.pigliaru.it |Sito ufficiale dedicato ad Antonio Pigliaru]}}
* [{{cita web|url=http://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=626&s=17&v=9&c=4460&id=86077 |titolo="Visti da fuori - Antonio Pigliaru", Documentario RAI]}}
* [{{cita web|url=http://sba.uniss.it/?q=node/63 |titolo=Biblioteca di Scienze sociali "A. Pigliaru", Università di Sassari]}}
* [{{cita web|http://www.comune.porto-torres.ss.it/Servizi/Servizi-al-cittadino/Biblioteca |Biblioteca comunale - Porto Torres]}}
* [{{cita web|http://www.pigliaru.it/BIBLIO_SECHI.pdf |Bibliografia di Antonio Pigliaru, 1941-1971]}}
 
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