Biblioteca Reale (Torino): differenze tra le versioni
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Nel 1840 la biblioteca possedeva già 30.000 volumi, tutti di notevole valore. La crescita del patrimonio comportò la sua sistemazione nell’ala sottostante alla [[Galleria del Beaumont]], negli ambienti allestiti dall’architetto [[Pelagio Palagi]]<ref>''Ibidem'', 39.</ref>. I pittori [[Marco Antonio Trefogli]] e [[Angelo Moja]], basandosi su disegni del Palagi, dipinsero a monocromo la volta a botte del salone centrale, come attestano fogli di pagamento del 1841<ref>Bolandrini, 2011, 678.</ref>.
La crescita dell'istituzione rallentò notevolmente con l'avvento al trono di [[Vittorio Emanuele II]], poco sensibile alla cura dei beni librari, e con lo spostamento della capitale dapprima a [[Firenze]] e poi a [[Roma]].<ref
I sovrani comunque continuarono ad inviare a [[Torino]] i libri ricevuti in omaggio.<ref
Un'importante acquisizione si determinò attraverso il dono del [[codice sul volo degli uccelli]] di [[Leonardo da Vinci]] da parte del conte Teodoro Sabachnikoff.<ref
L'avvento della Repubblica all'indomani della [[seconda guerra mondiale]] vide la biblioteca passare, sia pure dopo un lungo contenzioso con i [[Casa Savoia|Savoia]] terminato nel 1973, allo Stato italiano.<ref
==Patrimonio==
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==Collegamenti esterni==
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* {{Anagrafe delle biblioteche}}
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