Edgar Morin: differenze tra le versioni

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{{Avvisounicode}}
{{citazione|La planetizzazione significa ormai [[comunità di destino]] per tutta l'umanità. Le nazioni consolidavano la coscienza delle loro comunità di destino con la minaccia incessante del nemico esterno. Ora, il nemico dell'umanità non è esterno. È nascosto in essa. La coscienza della comunità di destino ha bisogno non solo di pericoli comuni, ma anche di un'identità comune che non può essere la sola identità umana astratta, già riconosciuta da tutti, poco efficace a unirci; è l'identità che viene da un'entità paterna e materna, concretizzata dal termine patria, e che porta alla fraternità milioni di cittadini che non sono affatto consanguinei. Ecco che cosa manca, in qualche modo, perché si compia una comunità umana: la coscienza che siamo figli e cittadini della Terra-Patria. Non riusciamo ancora a riconoscerla come casa comune dell'umanità. <ref>V. L'identità umana, Raffaello Cortina, Milano 2002</ref>}}
{{Bio
|Nome = Edgar
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==I primi anni==
Morin nasce in una famiglia [[Ebreo|ebrea]] [[sefardita]], originaria di [[Livorno]]. Suo padre era un commerciante ebreo di [[Salonicco]] ma che si dichiarava [[laico]] e di origine "neo [[marrano|marrana]]"; figlio unico, resta orfano di madre a 10 anni.
Da ragazzo, Morin amava la lettura, il [[cinema]], l'[[aviazione]] e il [[ciclismo]]. Comincia i suoi studi filosofici con una trattazione dei vari tipi di illustrazione del [[XVII secolo]]. Si lega al [[socialismo]] ai tempi del Fronte Popolare francese e della [[Guerra civile spagnola]]. Nel [[1940]], quando i tedeschi invadono la Francia, Morin fugge a [[Tolosa]] dove si dedica ad aiutare gli esuli e ad approfondire il [[marxismo]]. Nel [[1942]], poco prima di entrare nella [[Resistenza francese|Resistenza]], nella quale sarà tenente delle forze combattenti, ottiene una licenza in diritto. Nella resistenza conosce [[François Mitterrand]] e adotta il nome di battaglia '''Morin''', che preferirà rispetto al cognome vero. Nel [[1941]] aderisce al [[Partito Comunista Francese]]. Prende parte alla [[liberazione di Parigi]] nell'agosto del [[1944]] e l'anno seguente sposa Violette Chapellaubeau. I due si trasferiscono a [[Landau in der Pfalz|Landau]] dove Morin è prima addetto allo Stato Maggiore della Prima Armata francese in Germania (1944), poi Capo dell'Ufficio ''Propaganda'' del governo militare Francese ([[1945]]). Alla Liberazione scrive ''L'an zéro de l'Allemagne'' sulla situazione del popolo tedesco, libro che richiama l'attenzione di [[Maurice Thorez]], allora segretario generale del Partito Comunista Francese e Ministro della Funzione Pubblica, che lo invita a scrivere nella rivista ''Lettres Françaises''.
 
Nel [[1946]] torna a Parigi e abbandona la carriera militare, proseguendo le attività nel partito comunista. Per le sue posizioni anti [[Stalinismo|staliniste]] il rapporto col partito nel [[1949]] comincia a deteriorarsi, fino alla sua espulsione nel [[1951]], seguita alla pubblicazione di un articolo su ''Le Nouvel Observateur'' (all'epoca noto come ''France-observateur''). Nel [[1950]] entra al Centre National de Recherche Scientifique (CNRS, Centro Nazionale della Ricerca Scientifica) nel campo dell'[[antropologia sociale]], su consiglio e con l'appoggio di [[Georges Friedmann]], [[Maurice Merleau-Ponty]], [[Vladimir Jankélévitch]] e di [[Pierre Georges]]. Nel [[1955]] anima un comitato contro la [[Guerra d'Algeria]].
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== "Riforma del pensiero" e "politica della civiltà" ==
Edgar Morin ha dedicato gran parte della sua opera ai problemi di una "[[riforma del pensiero]]", affrontando le questioni alla base delle sue riflessioni sull'umanità e sul mondo: la necessità di una nuova conoscenza che superi la separazione dei saperi presente nella nostra epoca e che sia capace di educare gli educatori a un [[Epistemologia della complessità|pensiero della complessità]].
 
In Morin è anzitutto fondamentale la distinzione tra ''civiltà'' e ''cultura''. La cultura è l'insieme delle credenze e dei valori caratteristici di una determinata comunità. La civiltà è invece il processo attraverso il quale si trasmettono da una comunità all'altra: le tecniche, i saperi, le scienze.<ref>{{cita web|url=http://documentazione.altervista.org/le_monde_chat_morin.htm|titolo=Edgar Morin: "la politica di civilizzazione non deve essere ipnotizzata dalla crescita"|accesso=30/12/2013}}</ref>
 
Morin sostiene che "la cultura, ormai, non solo è frammentata in parti staccate, ma anche spezzata in due blocchi": da una parte la cultura umanistica "che affronta la riflessione sui fondamentali problemi umani, stimola la riflessione sul sapere e favorisce l’integrazione personale delle conoscenze", dall’altra, la cultura scientifica che "separa i campi della conoscenza, suscita straordinarie scoperte, geniali teorie, ma non una riflessione sul destino umano e sul divenire della scienza stessa". A ciò va aggiunta la sfida sociologica: "l’informazione è una materia prima che la conoscenza deve padroneggiare e integrare", una conoscenza "costantemente rivisitata e riveduta dal pensiero", il quale a sua volta "è oggi più che mai il capitale più prezioso per l’individuo e la società". L’indebolimento di una percezione globale conduce all’indebolimento del senso della responsabilità, poiché ciascuno tende a essere responsabile solo del proprio compito specializzato, così come all’indebolimento della solidarietà, poiché ciascuno percepisce solo il legame con la propria città: "la conoscenza tecnica è riservata agli esperti" e "mentre l’esperto perde la capacità di concepire il globale e il fondamentale, il cittadino perde il diritto alla conoscenza".<ref name="ReferenceA">"La politica di civilizzazione...", ''cit.''</ref>
 
Secondo Morin è necessario raccogliere queste sfide attraverso la riforma dell’insegnamento e la riforma del pensiero: "è la riforma di pensiero che consentirebbe il pieno impiego dell’intelligenza per rispondere a queste sfide e che permetterebbe il legame delle due culture disgiunte. Si tratta di una riforma non programmatica ma paradigmatica, poiché concerne la nostra attitudine a organizzare la conoscenza". Per spiegare questo concetto Morin richiama una frase di [[Michel de Montaigne]]: "È meglio una testa ben fatta che una testa ben piena". Egli perciò distingue tra "una testa nel quale il sapere è accumulato e non dispone di un principio di selezione e di organizzazione che gli dia senso" e una "testa ben fatta", che comporta "un’attitudine generale a porre e a trattare i problemi; principi organizzatori che permettano di collegare i saperi e di dare loro senso".
 
Secondo Morin, una "testa ben fatta", mettendo fine alla separazione tra le due culture, consentirebbe di rispondere alle formidabili sfide della globalità e della complessità nella vita quotidiana, sociale, politica, nazionale e mondiale.
 
Riguardo alla civiltà occidentale, che è oramai globalizzata, essa ha ormai più effetti negativi che positivi, ed è anch'essa dunque bisognosa di una riforma, e dunque di una ''politica della civiltà''. Gli assi portanti di una tale politica dovrebbero essere l'umanizzazione delle città e la lotta alla desertificazione delle campagne. Una politica della civiltà deve ristabilire solidarietà e responsabilità, e mirare a una simbiosi tra le diverse civiltà planetarie, raccogliendo il meglio di ciò che ciascuna ha da offrire. Deve infine abbandonare il perseguimento del "di più" a favore del "meglio", abbandonare l'idea quantitativa di crescita generalizzata, per adottarne una qualitativa: la politica della civiltà deve stabilire dove deve esservi crescita, e dove decrescita.<ref>"La politica di civilizzazione...name="ReferenceA", ''cit.''</ref>
 
==Onorificenze in Italia==
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== Collegamenti esterni ==
*[http://www.unibg.it/morin Babel], sito bibliografico sull’opera di Edgar Morin
*[{{cita web|http://www.iiac.cnrs.fr/CentreEdgarMorin/ |Centre Edgar Morin, IIAC-CNRS]}}
 
{{Controllo di autorità}}