Lattanzio: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
Nato da famiglia pagana, fu allievo di [[Arnobio]] a [[Sicca Veneria]]. Per la propria fama di retore fu chiamato da [[Diocleziano]], su consiglio di Arnobio, a [[Nicomedia]], in [[Bitinia]], capitale della parte orientale dell'Impero e residenza ufficiale dell'imperatore, come insegnante di [[retorica]] ([[290]] circa).
 
Fu costretto a lasciare il suo ufficio nel [[303]] a causa delle [[Persecuzione dei cristiani|persecuzioni]] contro i [[cristianesimo|cristiani]], alla cui [[religione]] si era convertito. Lattanzio abbandonò quindi la Bitinia nel [[306]], per farvi ritorno cinque anni dopo, in seguito all'editto di tolleranza di [[Galerio]]. Nel [[317]] [[Costantino I]] lo chiamò a [[Treviri]], in [[Gallia]], come precettore del figlio Crispo. Probabilmente morì a Treviri qualche tempo dopo.
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* ''De ira Dei'' (L'ira di Dio), contro la tesi dell'impassibilità di Dio;
* ''[[De mortibus persecutorum]]'' (Le morti dei persecutori), sulla morte violenta degli imperatori persecutori del Cristianesimo, da Nerone a Massimino Daia: pone le condizioni per la nascita di una storiografia cristiana;
* ''Divinarum institutionum Libri VII'' o ''Divinæ institutiones'' (Istituzioni divine), in sette libri, delle quali stese anche un'''[[epitome]]'' (compendio): primo tentativo di sintesi dell'insegnamento cristiano, alla confutazione del [[paganesimo]] segue l'esposizione delle dottrine cristiane nel tentativo di delineare una continuità tra sapere antico e moderno.
 
Sono perdute le opere del periodo pagano e le lettere, è incerta l'attribuzione a Lattanzio del poemetto in ottantacinque [[distico elegiaco|distici]] ''De ave phœnice'' (L'uccello fenice), dove il mito della [[fenice]] è assimilato alla passione, morte e resurrezione di [[Cristo]].
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=== De mortibus persecutorum ===
{{vedi anche|De mortibus persecutorum}}
Di attribuzione incerta<ref name="Ibidem">''Ibidem''.</ref>, scritto probabilmente tra il 316 e il 321, affronta il problema delle persecuzioni da parte degli imperatori contro i Cristiani. Gli imperatori si sono rivelati malvagi e poco onorevoli anche per la storia di Roma, ma prima o poi tutti sono stati colpiti dalla punizione divina e hanno concluso in modo tragico od inglorioso la propria vita, costituendo per i posteri un monito chiaro ed esemplare.
 
=== De Divinis institutionibus ===
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Quest'opera, composta tra il 304 e il 313 in sette libri, da cui più tardi egli stesso ricavò un'epitome in un solo libro, polemizza con i pagani, confutando i fondamenti ed il culto della loro religione ed espone in maniera sistematica la dottrina cristiana. Al primo scopo Lattanzio dedica i primi tre libri del trattato (''De falsa religione'', ''De origine erroris'', ''De falsa sapientia''), all'altro suo intento i rimanenti quattro (''De vera sapientia et religione'', ''De justitia'', ''De vero cultu'', ''De vita beata''). Lattanzio chiarisce esplicitamente la finalità dell'opera quando dice di scrivere:
{{Citazione|Ut docti ad veram sapientiam dirigantur et indocti ad veram religionem<ref name="Ibidem">''Ibidem''.</ref>}}
Particolarmente apprezzabile è il suo tentativo di recuperare e inglobare i valori della cultura e della civiltà antica, le stesse speculazioni filosofiche, nella nuova verità cristiana.
 
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== Collegamenti esterni ==
* {{en}} [http://www.intratext.com/Catalogo/Autori/AUT222.HTM Lucio Cecilio Firmiano Lattanzio], testi con concordanze e liste di frequenza.
* {{lingue|la|it|en}}cita [web|http://www.documentacatholicaomnia.eu/30_10_0240-0320-_Lactantius.html |''Opera Omnia'' nella ''Patrologia Latina'' del Migne (voll. VI e VII), con indici analitici]|lingua=la it en}}
* http://www.libreriadelsanto.it/reparti/libri/patristica/lattanzio/1496.html
* http://www.filosofico.net/lattanzio.htm