Mental accounting: differenze tra le versioni

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==Origini della teoria==
Il fondamento della teoria è la funzione del valore descritta da [[Daniel Kahneman]] e [[Amos Tversky]] ([[1979]]) nel loro lavoro sulla [[teoria dei prospetti]] nell'ambito della [[psicologia cognitiva]] e della teoria della decisione. Kahneman e Tversky introducono i concetti fondamentali di ''framing'', ovvero dipendenza dell'[[utilità (economia)|utilità]] dal contesto di riferimento, e ''loss aversion'', per cui una perdita produce una diminuzione di utilità superiore, in valore assoluto, all'aumento di utilità generato da un guadagno di pari entità.
 
Sulla base dell'ipotesi del ''mental accounting'', Thaler ([[1980]]) trova una possibile spiegazione a due interessanti anomalie, ovvero comportamenti frequentemente riscontrati ma non spiegati dalla teoria economica.
 
===''Endowment effect'' (effetto dotazione)===
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==Elementi essenziali della teoria==
La parte centrale della teoria riguarda il sistema di conti mentali con cui, per la teoria, le persone tendono a suddividere il denaro, sia creando differenti [[budget]] per le spese, sia categorizzando la propria ricchezza e il proprio reddito. Tutto ciò è in aperta contraddizione con il principio di fungibilità del denaro adottato dalla teoria economica, per cui i soldi non dovrebbero avere alcuna etichetta ed essere considerati esattamente nello stesso modo indipendentemente dalla fonte da cui provengono o dall'impiego cui sono destinati.
 
L'idea di un sistema di conti per le spese tuttavia non è sorprendente, in quanto molte famiglie adottano apertamente un sistema di questo tipo. Vari studi hanno evidenziato come le persone tendano effettivamente a compiere le proprie scelte di [[consumo]] con un sistema psicologico di questo tipo, che serve evidentemente a non spendere "troppo" per nessuna categoria di consumo.
 
Basandosi su queste osservazioni, Thaler ([[1985]]) propone una modifica al modello microeconomico di comportamento del consumatore, che prevede la massimizzazione dell'utilità rispetto ad un [[vincolo di bilancio]]. Nel modello basato sul ''mental accounting'' la massimizzazione avviene rispetto a numerosi vincoli di budget, ciascuno associato ad una differente tipologia di consumi: i risultati in termini di scelta ottima possono essere assai diversi, soprattutto se alcuni budget sono tenuti particolarmente bassi per ragioni di autocontrollo.
 
Esistono, secondo la teoria, sistemi di conti mentali anche per il [[reddito]] e la [[ricchezza]]. Il reddito si presta ad essere contabilizzato in base alle fonti: la provenienza del denaro in questo caso fa la differenza, e la stessa somma viene percepita in modo difforme se ottenuta in modo occasionale (es. vinta al [[lotto]]) o meno (es. aumento di [[stipendio]]). Si suppone, e vari esperimenti sembrano confermarlo, che la "serietà" della fonte influisca sulla propensione a spendere il denaro e sul tipo di acquisti effettuati: mentre una somma di denaro ritrovata inaspettatamente nella tasca di un vecchio cappotto si presta ad essere spesa prontamente e in modo "frivolo", lo stesso non si può dire della stessa somma ottenuta da un aumento di valore dei propri [[fondo pensione|fondi pensione]], che si presta a non essere spesa affatto.
 
Anche lo stock di ricchezza, secondo l'ipotesi formulata dalla teoria del ''mental accounting'', tende ad essere suddiviso in conti mentali. In questo caso è rilevante la forma che la ricchezza prende: la [[liquidità]] sui [[conto corrente|conti correnti]] tende ad essere spesa abbastanza facilmente; già è molto più difficile che venga smobilizzato il patrimonio mobiliare per finanziare il consumo. La ricchezza futura poi, utilizzabile col ricorso al [[debito]], è ancora più intoccabile. È importante sottolineare che la teoria suppone che la differenza tra la propensione al consumo tra le diverse classi in cui è suddiviso il patrimonio dipenda non solo dai diversi costi di transazione, ma anche dall'effetto psicologico della separazione in conti mentali. Shefrin e Thaler ([[1988]]) propongono quindi una differente versione della teoria del risparmio neoclassica, in cui l'ipotesi di perfetta fungibilità tra le varie forme di ricchezza è abbandonata, che è nota come teoria del ''behavioral life-cycle'' (ciclo di vita comportamentale).
 
Proprio come accade per la contabilità delle imprese, anche i conti mentali sono chiusi dopo un certo periodo. È interessante considerare come questo aspetto dinamico del ''mental accounting'' sia rilevante nell'ambito delle decisioni in condizioni di rischio. Quando ci si trova a prendere decisioni rischiose successive, come può accadere in un casinò o sui mercati finanziari, gli esiti delle decisioni precedenti possono influenzare la propensione al rischio delle decisioni successive. Il conto mentale di riferimento, relativo alla serata di gioco, oppure alla giornata, il mese o l'anno di trading, può essere infatti in attivo o in passivo: se esso è in attivo, la teoria prevede che la propensione al rischio sia stimolata. I soldi guadagnati, infatti, non sono considerati come gli altri, e perderli rischiando più del solito fa meno "male": questo comportamento è noto come ''house money effect''.
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==Collegamenti esterni==
* {{en}}cita [web|http://www.discusseconomics.com/articles/behavioral-economics/mental-accounting-3-main-components-to-theory/ |Le tre componenti principali del ''mental accounting'']|lingua=en}}
 
[[Categoria:Finanza comportamentale]]