Stanza dell'Incendio di Borgo: differenze tra le versioni

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| ubicazione=[[Musei Vaticani]]
}}
La '''''Stanza dell'Incendio di Borgo''''' è uno degli ambienti delle [[Stanze di Raffaello]] nei [[Musei Vaticani]]. Fu il terzo a essere decorato da [[Raffaello Sanzio]] e aiuti, tra il [[1514]] e il luglio [[1517]]. È l'ultima stanza in cui lavorò personalmente Raffaello. La volta invece venne affrescata dal [[Perugino]] tra il [[1507]] e il [[1508]], per [[papa Giulio II]].
 
==Storia==
Già detta "Stanza di torre Borgia", era destinata a sala da pranzo e prese il nome da una delle storie parietali. [[Leone X]], salito al potere nel [[1513]], si era forse ispirato a uno degli ultimi affreschi della [[Stanza di Eliodoro]], quello dell<nowiki>'</nowiki>''[[Incontro di Leone Magno con Attila]]'', per far elaborare un programma encomiastico, legato alle figure dei pontefici con lo stesso nome precedenti a lui, in particolare [[Papa Leone III|Leone III]] e [[Papa Leone IV|Leone IV]]. In ciascuno degli episodi, proprio come aveva richiesto nell'episodio della stanza precedente, il papa fece inserire il suo ritratto nelle effigi dei pontefici protagonisti.
 
Una lettera del [[1514]], inviata dal Sanzio a [[Baldassarre Castiglione]], sembra alludere a un importante ruolo di quest'ultimo nell'elaborazione dei soggetti, derivati in larga parte dal ''[[Liber Pontificalis]]''<ref name=D112>De Vecchi, cit., pag. 112</ref>.
 
Durante la decorazione vennero mantenuti gli affreschi nella volta eseguiti da [[Perugino]] al tempo di [[Giulio II]], tra il [[1507]] e il [[1508]]: opere della fase calante dell'artista, poco gradite allo stesso papa Giulio, vennero mantenute nella decorazione forse per l'affezione del Sanzio verso l'antico maestro, come scrisse [[Vasari]], piuttosto che per la fretta (come ipotizzò [[Giovanni Battista Cavalcaselle|Cavalcaselle]]) o che per la scarsità di decoratori al momento disponibili in bottega (Redig de Campos)<ref name=D112/>.
 
Nella Stanza dell'Incendio di Borgo si rileva una presenza di aiuti sempre più estesa, come in tutte le opere degli ultimi anni di Raffaello, e qua e là, nelle storie, qualche scadimento di tono, che ha fatto parlare gran parte della critica di un "decadimento" o una "crisi della fantasia" nell'artista poco più che trentenne, da un lato impegnato in un sempre più sterile confronto con [[Michelangelo]], dall'altro abituato ad appaltare ormai ai suoi aiuti la gran parte della realizzazione dei suoi progetti a cui sovrintendeva<ref name=D112/>.
 
In realtà, studi più approfonditi, hanno messo in luce la frenetica attività raffaellesca di quegli anni, sottolineando il fiorire ininterrotto di idee e soluzioni di grande innovazione, tanto da lasciare necessariamente indietro le possibilità di esecuzione diretta di un così gran numero di iniziative. Inoltre è incontestato come nell'opera degli allievi qualcosa dell'idea originale venga inevitabilmente tradita, senza per questo diminuire il valore dell'ideazione iniziale<ref name=D112/>.
 
Sicuro è che comunque, dopo il [[1514]], gli affreschi escono dall'interesse più centrale del Sanzio, impegnato nella riflessione sulla pala d'altare, negli [[Arazzi di Raffaello|arazzi per la Sistina]] e soprattutto in architettura, dopo aver preso il posto di [[Bramante]] nella direzione dei lavori alla [[Basilica vaticana]] e nei [[Palazzi Apostolici]]. In quegli anni inoltre si era dedicato intensamente agli studi sui [[monumenti di Roma antica]], programmando di realizzare una grandiosa mappa della città imperiale<ref name=D112/>.
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===Volta===
[[File:Perugino, volta stanza incendio di borgo 01.jpg|thumb|Volta di Perugino]]
La volta venne dipinta da [[Perugino]] con temi legati alla [[Trinità (cristianesimo)|Trinità]]: tra ricche grottesche a fondo oro si trovano, da est, le scene del ''Padre in trono tra angeli e cherubini'', ''Cristo tra la Misericordia e la Giustizia'', ''Trinità tra gli apostoli'' e ''Cristo come Sol Iustitiae e Cristo tentato dal demonio''. Prevale un senso decorativo ritmato su simmetrie e su un certo ''[[horror vacui]]'', con tutti gli spazi riempiti da angeli, [[cherubino|cherubini]] e [[serafino|serafini]]. I colori teneri spiccano in delicate gradazioni pastello sull'intenso blu dello sfondo e sull'oro che domina la decorazione circostante.
 
Facendo parte di fasi decorative così diverse, non ci sono particolari connessioni tra i medaglioni nella volta e le sottostanti scene nei lunettoni.
 
Lo schema è comunque il seguente:
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[[File:Incendio di borgo 01.jpg|thumb|upright=1.4|''[[Incendio di Borgo]]'']]
{{Vedi anche|Incendio di Borgo}}
La prima delle scene ad essere realizzata fu quella dell<nowiki>'</nowiki>''[[Incendio di Borgo]]'', che è anche quella in cui è più presente la mano del Sanzio, prima di impegnarsi negli arazzi e in altre commissioni. La scena mostra il miracoloso spegnimento dell'incendio divampato nel ''[[Borgo (rione di Roma)|Borgo]]'' grazie all'intervento di [[Papa Leone IV|Leone IV]]. La scena, impostata su violenti gruppi asimmetrici, alludeva al ruolo pacificatore del pontefice, ed alla sua attività per spegnere i conflitti tra le potenze cristiane<ref>De Vecchi-Cerchiari, cit., pag. 209.</ref>.
 
A sinistra trova spazio anche la citazione colta di [[Enea]] che trasporta sulle spalle il padre [[Anchise]], al fianco del figlioletto Ascanio e della nutrice [[Caieta]]: allusione agli interessi letterari del papa.
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[[File:Giustificazione di Leone III.jpg|thumb|upright=1.4|''[[Giustificazione di Leone III]]'']]
{{Vedi anche|Giustificazione di Leone III}}
L'affresco, interamente di mano degli allievi, ricorda il giuramento, nell'[[antica basilica di San Pietro]] il 23 dicembre [[800]], col quale [[Papa Leone III|Leone III]] si purificò "non forzato e da nessuno giudicato", da false accuse dei nipoti di [[Adriano I]], il giorno prima dell'[[incoronazione di Carlo Magno]]. Come negli altri affreschi della stanza il papa ha le sembianze di [[Leone X]]<ref name=D113/>.
 
Dall'alto risuonarono le parole, riprodotte sul [[cartiglio]] in basso, "''Dei non hominum est episcopos iudicare''", cioè "Tocca a Dio, non agli uomini giudicare i vescovi". Si tratta di una evidente allusione alla conferma, data nel [[1516]] dal [[Concilio Lateranense III]], della bolla ''[[Unam sanctam]]'' di [[Bonifacio VIII]], in cui si sanzionava il principio secondo il quale la responsabilità del pontefice è giudicabile solo da Dio<ref name=D113/>. La composizione si rifà a quella della ''[[Messa di Bolsena]]''.
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==Collegamenti esterni==
*[{{cita web|http://mv.vatican.va/2_IT/pages/SDR/SDR_04_SalaInce.html |Scheda nel sito ufficiale dei Musei Vaticani]}}
 
{{Stanze di Raffaello}}