Teoria marxiana del valore: differenze tra le versioni

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==Il feticismo della merce==
{{QuoteCitazione|A prima vista, una merce sembra una cosa triviale, ovvia. Dalla sua analisi, risulta che è una cosa imbrogliatissima, piena di sottigliezza metafisica e di capricci teologici. Finché è valore d'uso, non c'è nulla di misterioso in essa, sia che la si consideri dal punto di vista che soddisfa, con le sue qualità, bisogni umani, sia che riceva tali qualità soltanto come prodotto di lavoro umano. E' chiaro come la luce del sole che l'uomo con la sua attività cambia in maniera utile a se stesso le forme dei materiali naturali. P. es. quando se ne fa un tavolo, la forma del legno viene trasformata. Ciò non di meno, il tavolo rimane legno, cosa sensibile e ordinaria. Ma appena si presenta come merce, il tavolo si trasforma in una cosa sensibilmente sovrasensibile. Non solo sta coi piedi per terra, ma, di fronte a tutte le altre merci, si mette a testa in giù, e sgomitola dalla sua testa di legno dei grilli molto più mirabili che se cominciasse spontaneamente a ballare.|[[Carlo Marx|K. Marx]], ''[[Il Capitale]]'', Libro I, 1}}
Marx osserva che la legge del valore si dispiega nel modo di produzione capitalista, in cui il lavoro è lavoro "alienato".
 
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Per Marx la "forma cellulare" della società contemporanea, la merce, contiene già in potenza alcune contraddizioni che si possono sviluppare e trasferire ad un livello più generale. Per il produttore o per chi la possiede temporaneamente per venderla essa non ha valore d’uso immediato, "altrimenti non la porterebbe al mercato", e la sua utilità consiste solo nell’essere mezzo di scambio, nel poter essere realizzata attraverso lo scambio con un equivalente. Tuttavia la merce, per potersi realizzare come valore, deve essere desiderata da altri, "dar prova di sé come valore d’uso"; e solo lo scambio può sancire l'esistenza di tale condizione. Questa opposizione latente all’interno della natura stessa della merce, tra valore d’uso e valore di scambio, si dispiega con l’estensione dello scambio e soprattutto con la produzione capitalistica, il cui fine ultimo non è il valore d’uso, ma l’appropriazione e l’accumulazione di ricchezza astratta in forma monetaria.
 
Il lavoro astratto deve così oggettivarsi in un altro "feticcio", in una merce indifferente alle proprietà naturali e avente la qualità sociale di essere scambiabile con qualsiasi altra, purché rappresenti il medesimo tempo di lavoro socialmente necessario. Le singole merci sono però immediatamente oggettivazione di lavoro individuale, determinato qualitativamente e concreto. La contraddizione tra lavoro astratto e lavoro concreto, la contraddizione tra il carattere generale della merce come valore e il suo carattere particolare come valore d’uso, si risolve dunque attraverso l’esistenza di una "incarnazione" del valore distinguibile dalla corporeità della merce, la quale, nello scambio, deve assumere "una forma di esistenza sociale in denaro, scissa dalla sua forma di esistenza naturale".
 
Nello scambio le merci sono socialmente commensurabili e si presentano come quantità diverse, desumibili dal loro prezzo, di una stessa merce speciale: il denaro. Quest’ultimo è la "forma fenomenica necessaria" della "misura immanente" del valore delle merci, del tempo di lavoro, e si contrappone alle altre merci, ai valori d’uso, come unica esistenza adeguata del valore di scambio. Lo sdoppiamento interno tra valore di scambio e valore d’uso di una merce si sviluppa quindi, per Marx, nello sdoppiamento esterno tra merce e denaro, in cui l’una conta sempre come valore d’uso, l’altro come valore di scambio.
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Ma per Marx anche la "metamorfosi della merce" deve necessariamente svilupparsi in altro: nella "metamorfosi del capitale".
 
Il valore, rappresentato dal denaro, ha funzionato fin qui solo come ''medium'' di uno scambio tra valori d’uso, ma il valore autonomizzato nel denaro non può limitarsi a questo ruolo. La sua accumulazione è infatti per l'autore il fine ultimo del modo di produzione capitalista.
 
Il ciclo M - D - M non riesce a spiegare il fondamento di tutta una serie di fenomeni tipici di un modo di produzione che ha compiuto, attraverso il capitale, il balzo verso la generalizzazione della produzione di merci. Il primo e l’ultimo termine del ciclo sono due merci di valore equivalente; il movente dello scambio non può che essere l’appropriazione di un valore d’uso che renda possibile la soddisfazione di determinati bisogni attraverso l’alienazione di una merce che per noi non costituisce valore d’uso ma è solo depositaria di ricchezza astratta.
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==Capitale costante e capitale variabile==
Per Marx l’altra condizione per la valorizzazione del capitale è che il valore dei mezzi di produzione si trasferisca completamente nel prodotto, che il lavoro speso nel processo abbia la duplice proprietà di creare nuovo valore e di trasferire nel valore del prodotto – parallelamente alla creazione di nuovo valore, senza nessun lavoro supplementare – il "lavoro morto" contenuto nei mezzi di produzione. Questo duplice effetto scaturisce dalla duplice proprietà del lavoro di essere lavoro astratto e lavoro utile.
 
I mezzi di produzione (materie prime, macchine, ecc.), attraverso il lavoro utile, via via che si consumano, si trasformano in un nuovo valore d’uso e trasferiscono il loro valore in quello del nuovo prodotto. Senza l’intervento del lavoro utile il filato ed il telaio non si trasformerebbero in tessuto e perderebbero il loro valore. Ma il valore esiste in un valore d’uso, in una cosa. Se si perde l’utilità di un oggetto si perde anche il suo valore. Tuttavia nel processo produttivo, mentre i mezzi di produzione vedono perso il loro valore d’uso, non viene parallelamente disperso il loro valore, che si trasferisce interamente nel prodotto. Tali mezzi perdono così solo la forma originaria del loro valore d’uso e raggiungono la forma di un altro valore d’uso, quella del prodotto. Per il capitale è del tutto indifferente in quale valore d’uso materializzarsi. In questo modo, grazie al carattere di utilità del lavoro, si verifica il trapasso di valore dal mezzo di produzione al prodotto. Il prodotto acquista cioè solo il valore perso dal mezzo di produzione e i mezzi di produzione cedono il loro valore al prodotto solo in quanto durante il processo lavorativo perdono valore nella forma dei loro vecchi valori d’uso.
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In simboli, indicando con W il valore, abbiamo che:
 
:<math>\ W = C + L = C + V + Pv</math>
 
e il valore del capitale anticipato, K, è dato da:
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==Collegamenti esterni==
*[{{cita web|http://www.marxists.org/archive/marx/index.htm |Marx & Engels Internet Archive]}}
 
[[Categoria:Economia politica]]