Antonio Giolitti: differenze tra le versioni

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|professione = Consulente editoriale
|partito = [[Partito Comunista Italiano|PCI]] (1946-1948)
|legislatura = [[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|AC]]
|coalizione = [[Comitato di Liberazione Nazionale|CLN]] (1946)
|collegio = Collegio unico nazionale
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Da quel momento in poi il suo impegno nella [[Resistenza italiana|Resistenza]] antifascista divenne ancora più intenso<ref>Si veda il profilo biografico dell'Istituto Piemonte per la storia della resistenza e della società contemporanea http://metarchivi.istoreto.it/biografie/p_bio_vis.asp?id=625. Si veda anche il profilo dell'[[ANPI]] http://www.anpi.it/donne-e-uomini/antonio-giolitti/</ref>.
 
Insieme a [[Giancarlo Pajetta]] fu uno dei fondatori delle [[brigate Garibaldi]], che diedero un contributo fondamentale alla [[Resistenza italiana|Liberazione]] e alla lotta antinazista e antifascista in Italia e, in particolare, in [[Piemonte]]. Commissario politico di una [[Brigata Garibaldi]], fu gravemente ferito in un incidente motociclistico nel [[1944]], e si fece curare in [[Francia]]. Tornato in Italia nell'aprile del [[1945]], riprese l'impegno politico.
 
Solamente postumamente, la figlia Rosa ha rintracciato un diario di Giolitti scritto durante l'esperienza partigiana, che è stato pubblicato nel 2015.<ref>Antonio Giolitti, [http://www.donzelli.it/libro/9788868431723 ''Di guerra e di pace. Diario partigiano (1944-45)''], a cura di Rosa Giolitti e Mariuccia Salvati, Roma, [[Donzelli editore]], 2015. Si veda anche la recensione di Mirella Serri, [http://www.lastampa.it/2015/02/27/cultura/antonio-giolitti-la-resistenza-dal-buco-della-serratura-DPW1jTvMPLI91R0cUjd1xK/pagina.html ''Antonio Giolitti, la Resistenza dal buco della serratura''], [[La Stampa]], 27 febbraio 2015. La [https://www.youtube.com/watch?v=bxEAsqyLNWw presentazione del volume], cui hanno partecipato [[Giuliano Amato]], [[Giorgio Napolitano]] e [[Alfredo Reichlin]], presso l'[[Enciclopedia Treccani]], si è svolta il 23 febbraio 2015</ref>.
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La sua uscita dal Pci dopo i fatti d'Ungheria provocò notevole dibattito, anche intellettuale, nella sinistra italiana, anche a causa dell'autorevolezza e della sobrietà di Giolitti<ref>Si veda, ad esempio, ''Il carteggio Cantimori-Giolitti'' a cura di Dario Borso, 'Italia Contemporanea', n. 265, 2011, DOI: 10.3280/IC2011-265003</ref>.
Negli anni Sessanta diresse, sempre per la Einaudi, la prestigiosa Serie di Politica Economica. Intorno alla sua corrente socialista, si raccolse un gruppo di audaci intellettuali riformisti, tra i quali [[Giuliano Amato]], [[Franco Archibugi]], [[Luciano Cafagna]], Manin Carabba, Giuseppe Carbone, Federico Coen, [[Furio Diaz]], [[Gino Giugni]], Franco Momigliano, [[Carlo Ripa di Meana]], [[Giorgio Ruffolo]], [[Luigi Spaventa]] e [[Paolo Sylos Labini]]. Tra il [[1958]] e il [[1960]] è stato il promotore della rivista ''Passato e Presente''. Giolitti ha anche collaborato a numerose riviste politiche e culturali, tra le quali ''[[Il Calendario del Popolo]]'', ''[[Rinascita]]'', ''[[Mondoperaio]]'' fino a ''[[Lettera Internazionale]]''.
 
Antonio Giolitti ha scritto importanti saggi politici. Nel [[1992]] ha pubblicato ''Lettere a Marta'' (Il Mulino), un volume autobiografico di riflessioni e ricordi personali indirizzati alla nipote Marta Craveri, che spesso lo interrogava sulle vicende storiche alle quali aveva partecipato.