Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo: differenze tra le versioni
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Montezemolo fu tradotto a via Tasso dove per 58 giorni viene sottoposto a duri interrogatori senza rivelare nulla<ref>{{cita web|http://archiviostorico.corriere.it/2003/novembre/07/ora_che_Montezemolo_abbia_posto_co_0_031107049.shtml|È ora che Montezemolo abbia un posto nei libri di storia - Paolo Mieli|22-08-2008}}</ref>. Secondo la maggioranza delle fonti indirette, Montezemolo fu torturato<ref>Ibidem; secondo la {{cita web|http://www.anpi.it/donne-e-uomini/giuseppe-cordero-lanza-di-montezemolo/|scheda dell'ANPI|26-04-2010}} gli vennero strappati le unghie dei piedi e i denti. Anche la motivazione della MOVM parla di torture inumane, senza dare particolari. Di "botte e torture" parla anche P. Maurizio (''Via Rasella...'' cit. p. 33) e Montanelli e Cervi (''L'Italia della guerra civile'', Rizzoli 1983, p. 195) accennano ad alcuni testimoni che avrebbero dichiarato d'aver visto Montezemolo alle Ardeatine - prima della fucilazione - con la mascella slogata, gli occhi gonfi e schiuma rossa sulle labbra.</ref>.
Armellini inviò una comunicazione a Brindisi chiedendo che Montezemolo fosse scambiato con qualche prigioniero tedesco di pari importanza, ma Badoglio non dette seguito alla richiesta<ref>Gabrio Lombardi, ''Montezemolo e il fronte militare clandestino di Roma'', Campo Marzio, 1972, De Napoli, Ratti, Bolognini, ''La Resistenza...'' cit. p. 83</ref>. Montezemolo riesce comunque a far pervenire a familiari e commilitoni dei biglietti nascosti nella biancheria, con cui comunica dati precisi sulla cella dov'è imprigionato, nella speranza di un intervento del Vaticano<ref>{{cita web|
Il 24 marzo 1944, dopo l’[[Attentato di via Rasella|attentato in via Rasella]] in cui perdono la vita 33 soldati tedeschi, Montezemolo finì nelle liste dei fucilandi, assieme ad altri 334 sventurati nella rappresaglia delle Fosse Ardeatine. La scelta di fucilare anche Montezemolo è inopinata per molti, poiché egli avrebbe potuto garantire - in caso di ritirata tedesca - l'ordine pubblico nella città e dunque anche la tranquillità delle operazioni tedesche<ref>A. Portelli, op. cit. pag. 170</ref>.
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