Scienza patologica: differenze tra le versioni

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'''Scienza patologica''' è il termine coniato dal [[Premio Nobel per la chimica]] [[Irving Langmuir]] durante un incontro allo [[Knolls Research Laboratory]] avvenuto il 18 dicembre del [[1953]]. Langmuir ha utilizzato questo termine per descrivere quelle idee delle quali “non ci si riesce a liberare”, anche molto tempo dopo essere state dichiarate erronee dalla maggior parte degli studiosi di un certo settore. Il termine è stato spesso visto come insulto rivolto alla persona, incapace di accorgersi della completa [[follia]] dell’obiettivodell'obiettivo; esso include infatti l’autoingannol'autoinganno, e per questo motivo va distinto dalla [[Truffa|frode]] scientifica (che invece è sempre fatta in piena coscienza).
 
I critici di questo concetto sostengono che esso non è in grado di stabilire criteri di distinzione tra le scoperte durature e le mode passeggere, e che esso potrebbe essere applicato a molte scoperte rivoluzionarie del passato.
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==Scienza patologica==
La scienza patologica, così definita, è un processo psicologico con il quale uno scienziato, che accetta a monte il [[metodo scientifico]], inconsciamente si distacca dal metodo e mette in moto un processo patologico di interpretazione dei dati secondo i propri desideri. I criteri della scienza patologica sono:
* Il massimo effetto osservato viene prodotto da un agente causale di intensità appena percettibile, e l’ampiezzal'ampiezza dell’effettodell'effetto è essenzialmente indipendente dall’intensitàdall'intensità della causa.
* L’ampiezzaL'ampiezza dell’effettodell'effetto rimane confinata nei limiti della percettibilità, ovvero si rendono necessarie molte misurazioni a causa della bassa rilevanza statistica dei risultati.
* È richiesta una grande accuratezza.
* Vengono suggerite teorie iperboliche, contrarie all’esperienzaall'esperienza.
* Si risponde alle critiche con artifici “ad hoc”.
 
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Langmuir ha discusso il caso dei [[raggi N]] quale esempio universale di scienza patologica.
 
[[Prosper-René Blondlot]], intento allo studio dei [[raggi X]] (come molti dei fisici dell’epocadell'epoca) notò quella che interpretò come una nuova [[radiazione visibile]] in grado di penetrare l’l'[[alluminio]]. Egli escogitò degli esperimenti nei quali un oggetto a malapena visibile veniva illuminato da questi raggi N diventando di conseguenza "più visibile".
 
Dopo qualche tempo, un altro fisico, [[Robert Williams Wood]], decise di far visita al laboratorio di Blondlot. L’esperimentoL'esperimento consisteva nel far passare i raggi attraverso una fessura di 2 millimetri, poi attraverso un [[prisma]] di alluminio, per misurarne infine l’l'[[indice di rifrazione]] con la precisione del centesimo di millimetro.
 
Wood chiese come fosse possibile misurare qualcosa con precisione 0,01 mm a partire da una sorgente di 2 mm, cosa fisicamente impossibile nella propagazione di qualsiasi tipo di onda. Blondlot rispose qualcosa come "Questo è uno degli aspetti più affascinanti dei raggi N: essi non seguono le ordinarie leggi della fisica".
 
Wood chiese a questo punto di assistere all’esperimentoall'esperimento, effettuato in una stanza che doveva essere molto buia affinché l’effettol'effetto fosse appena visibile. Blondlot ripeté gli esperimenti ottenendo i soliti risultati, nonostante il fatto che Wood, a un certo punto, all'insaputa di Blondlot, avesse rimosso il prisma.
 
===Ulteriori esempi===
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==Critiche==
[[Irving Langmuir|Langmuir]] in passato sostenne la teoria della struttura cubica dell’atomodell'atomo, successivamente abbandonata in favore della [[Modello atomico di Bohr|teoria atomica di Niels Bohr]]. Il senso della definizione di scienza patologica può essere chiarito proprio dal confronto tra questa vecchia teoria e il caso dei raggi N.
 
Appena una certa teoria viene classificata come scienza patologica, i sostenitori della categoria si affrettano a difendere anche la particolare teoria. In generale, l’argomentol'argomento fondamentale a sostegno di questo atteggiamento è che "nessuno, nel passato, considerava reale l’l'«effetto xxx», ma il tempo ha dato le sue dimostrazioni". Questo argomento pare non centrare la questione. Il problema non è accertare l’esistenzal'esistenza o meno di un certo effetto, al di là del fatto che la gente possa "crederci" o meno; il problema è il metodo con il quale il problema è affrontato.
 
Nondimeno il termine resta di difficile applicazione, anche soltanto per il fatto che la parola “patologica” richiama troppo direttamente il concetto di malattia (in questo caso, mentale). Andrebbe individuato un termine più neutro.
 
Né, in verità, le scienze riconosciute si sono mostrate storicamente infallibili nell’applicazionenell'applicazione del concetto; sono infatti molte le teorie etichettate a torto come “scienza patologica”.
 
==Bibliografia==