Pluralismo (filosofia): differenze tra le versioni

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== Il pluralismo antico ==
=== Il tentativo di conciliazione tra l'Essere e il divenire ===
In genere, con l’espressionel'espressione '''pluralismo''' riferita agli antichi filosofi pluralisti greci, si suole indicare una posizione ontologica nuova che cercò di conciliare in qualche maniera la realtà dell'Essere unico ed immutabile con quella del [[divenire]] e della [[molteplicità]]. Questa concezione, in vario modo sostenuta dai primi filosofi naturalisti [[Mileto (Asia Minore)|milesii]], aveva poi trovato in [[Anassagora]] e in [[Leucippo (filosofo)|Leucippo]] una formulazione compiuta. Nel primo in senso tipologico (come ''semi'' per ogni tipo di enti), nel secondo in senso più qualitativo-quantitativo (come ''atomi'' di differente figura, ordine e posizione).
 
Fieramente opposta all'atomismo è l'ontologia [[monismo|monistica]] [[Eleati|eleatica]] con capofila [[Parmenide]], poi confluita in diverse forme di metafisica monistica. Il monismo eleatico è un [[idea]]lismo dell'essere unico e immutabile, che aveva invece svalutato il [[divenire]] ed il molteplice considerandoli [[non-essere]].
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=== La pretesa soluzione ===
[[File:Jose de Ribera - Anaxagoras.jpg|thumb|right|250px|[[Anassagora]] in un ritratto di [[Jose de Ribera]]]]
La caratteristica dei filosofi pluralisti ([[Empedocle]], [[Anassagora]], [[Democrito]]) consistette nell’ammetterenell'ammettere una molteplicità di elementi all’internoall'interno dello stesso [[arché]]: il principio primo in un certo senso era come se si scomponesse e si moltiplicasse in una pluralità di elementi primitivi ed originari, ognuno di per sé immutabile.
 
Questo non implicava però una frattura o divisione dell’archédell'arché, che rimaneva unico in quanto arché, poiché tutti i suoi componenti, pur distinguendosi, appartenevano qualitativamente alla medesima essenza originaria ed assoluta e formavano quindi un unico principio: tuttavia l’unitàl'unità dell’archédell'arché si declinava e si differenziava al suo interno in una pluralità di forme ed elementi.
 
Esistevano quindi per i pluralisti degli elementi originari immutabili, ciascuno dei quali simili all'essere parmenideo, dalla composizione dei quali, in una sorta di soluzione chimica, come sosteneva [[Empedocle]], con gli elementi terra, acqua, aria e fuoco, ne venivano le differenze qualitative. Era la modifica della ''quantità'' a determinare le differenti ''qualità'' delle cose. Le quantità infatti sono certe mentre le qualità variano essendo percepite da una sensibilità che muta.
 
In questo modo veniva infranta quell’unitàquell'unità indifferenziata ed indeterminata che era tipica degli arché dei filosofi precedenti, soprattutto dell’esseredell'essere eleatico: iniziò con i pluralisti quel processo di progressiva determinazione e differenziazione del principio primo che condusse poi alla teoria [[Platone|platonica]] del mondo delle [[idea|idee]].
 
Il problema dei filosofi pluralisti quindi non era più solo quello di ricercare semplicemente l’archél'arché, ma era soprattutto quello di determinarlo, di indicarne ed individuarne forme e modalità intrinseche, facendolo uscire da quella sorta di indeterminatezza indistinta che lo aveva caratterizzato in precedenza. Infatti un arché troppo indeterminato ed indifferenziato, come l’esserel'essere eleatico, risultava essere non definibile, non pensabile e non dicibile: come si faceva a pensare e a dire qualcosa di completamente indeterminato?
 
=== Il problema del passaggio dalla immobilità al movimento ===