Joseph-Marie Vien: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
Formatosi presso il conterraneo [[Charles-Joseph Natoire]]. Nel [[1743]] vinse il [[Prix de Rome]], partendo l’annol'anno successivo per Roma, dove rimase fino al 1750. In città, oltre a copiare i quadri del [[Arte del Rinascimento|Rinascimento]] e a dedicarsi allo studio dell’antichitàdell'antichità, subì l'influenza di [[Jean-François de Troy]], allora direttore dell'Accademia di Francia e della pittura classicista bolognese del [[XVII secolo|'600]]. Del [[1747]] sono ''Le figlie di Lot'', ora al Musée des Beaux-Arts di Le Havre.
 
Tra il 1747-[[1748|48]] realizzò la serie di sei dipinti con ''Scene della vita di santa Marta'' ora a [[Tarascona]] nella chiesa di Sainte-Marthe, di concezione grandiosa e lirica che rivela una tentazione barocca di cui l'artista si sbarazzò solo con grande fatica. In occasione del carnevale del 1748, si cimentò col genere del ritratto di fantasia, eseguendo la ''Sultana regina'', ora al parigino [[Musée du Petit Palais]], un bozzetto, che raffigura Louis-Joseph Le Lorrain mascherato. Nel [[1750]] eseguì l’''Eremita dormiente'', del [[Louvre]].
 
Tornato a Parigi venne ammesso all’Accademiaall'Accademia nel 1751, presentando l’''Arrivo di santa Marta in Provenza'' che completa il ciclo di Roma. Dopo le critiche di ispirarsi eccessivamente ai modelli italiani, l'artista si rivolse agli esempi francesi del XVII secolo eseguendo, tra il 1754 e il 1756, un serie di allegorie per la corte danese, ora all’all'[[Palazzo di Amalienborg|Amalienborg]] di [[Copenaghen]]. In questo periodo iniziò la frequentazione del conte di Caylus, che gli comunicò la sua passione per l'antichità e le scoperte archeologiche, orientandolo verso composizioni con fanciulle abbigliate alla greca in interni ornati di colonne di marmo, vasi etruschi o [[Tripode|tripodi]], soggetti vicini alle scene di genere, ma trasposti nell'antichità classica. La tela con ''La guarigione ⅜del paralitico'', presentato al [[Salon (mostra)|Salon]] del [[1759]] e ora conservata a [[Marsiglia]], si ispira al classicismo di [[Nicolas Poussin]].
 
Nella ''Venditrice di amori'', un olio su tela conservato nel Musée National du Château di [[Fontainebleau]], esposta al Salon del [[1763]], si fece interprete della reazione neoclassica al rococò, riprendendo l'iconografia da un [[affresco]] affiorato dagli scavi archeologici nella zona di Gragnano nel [[1759]], conosciuto attraverso l’incisionel'incisione realizzata da Carlo Nolli nel terzo volume alla tavola VII de ''Le antichità di Ercolano esposte''. Il Vien, dal prototipo inciso, a cui si attenne scrupolosamente non dimenticando di invertire l'immagine, nel presupposto, in questo caso infondato, che la riproduzione a stampa riproducesse un originale invertito, riprende: il soggetto, la disposizione generale delle figure e gran parte dei loro gesti, ma anche la disposizione della composizione a fregio, come in un bassorilievo, aggraziando l’originalel'originale con l'aggiunta di arredi in [[stile Luigi XVI]]. A differenza dell'incisione l'artista aggiunse, nell'[[amorino]] tenuto dalla venditrice, un gesto sconcio: la mano destra si appoggia entro l'incavo del braccio sinistro, a indicare, secondo [[Diderot]] «… in maniera allusiva la misura del piacere che egli promette». Questo dettaglio osceno, probabilmente suggerito dal [[conte di Caylus]], più che un residuo del gusto Rococò, è da ritenere come una raffinata «filologia classica», alla luce dei ritrovamenti archeologici di amuleti fallici e pitture postribolari e della nuova conoscenza della sessualità nel mondo classico.
 
In seguito l’artistal'artista si cimentò in tele di proporzioni monumentali di pacata solennità, come nella tela esposta al Salon del 1767, ora nella parigina chiesa di Saint-Roch, con la ''Predicazione di san Dionigi''. Per [[Marie-Jeanne Bécu, contessa Du Barry|Madame du Barry]] dipinse quattro pannelli dedicati al tema dei Progressi dell’Amoredell'Amore nel cuore delle fanciulle, ora divisi tra il Louvre e la Prefettura di Chambéry, in sostituzione di quelli del [[Jean-Honoré Fragonard|Fragonard]].
 
Dal [[1775]] al [[1781]] fu direttore dell’dell'[[Accademia di Francia a Roma]] e nel [[1776]] venne accolto nell'[[Accademia di San Luca]], in questi anni la sua attività si concentrò nel promuovere lo studio approfondito del linguaggio formale dell'antichità. Dal 1781, eseguì opere ispirate soprattutto a [[Omero]], tra cui ''Briseide consegnata da Patroclo agli inviati di Agamennone'', ora al Musée des Beaux-Arts di [[Arras]]. Del [[1789]] è l'allegoria pro-rivoluzionaria con l'''Amore che fugge la schiavitù'', [[Tolosa]], [[Musée des Augustins]]. Dopo il 1793, Vien non espose più al Salon. [[Napoleone]] lo nominò senatore [[1799]] e lo fece conte dell’imperodell'impero nel [[1808]]. Quando morì, ebbe l'onore del [[funerale di stato]] e della sepoltura al [[Panthéon]].
[[File:Försäljare av kärleksgudar - målning av Joseph Marie Vien.jpg|upright=1.4|thumb|''La venditrice di amorini'', 1763, Fontainebleau, Musée National du Château]]
Suoi allievi furono: [[Etienne-Barthélémy Garnier]], ecc...