Efrem il Siro: differenze tra le versioni

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[[File:Mar Jacob Church, Nisibis.jpg|upright=1.3|thumb|left|La chiesa di San Giacobbe di Nisibi, primo vescovato dove Efrem svolse il suo ministero]]
 
Il battistero di Nisibis, ancora visibile oggi, porta la data del [[359]]: edificato sotto il vescovo Vologese, resta una viva testimonianza di quella comunità. In quell'anno [[Sapore II]] ricominciò a devastare la regione. Le città dei dintorni vennero una dopo l’altral'altra distrutte e i loro abitanti uccisi o espulsi. La lotta di potere tra [[Costanzo II]] e [[Giuliano (imperatore romano)|Giuliano]] indebolì il fianco orientale. Alla morte del primo, Giuliano intraprese una campagna marciando con i suoi eserciti verso la Mesopotamia. Durante la campagna arrivò sino a [[Ctesifonte]], ma, costretto alla ritirata, perse la vita e al suo posto venne nominato imperatore [[Gioviano]], cristiano niceano. Egli fu costretto a concordare un armistizio con Sapore, per il quale Nisibis venne ceduta alla Persia con la clausola che la comunità cristiana potesse lasciare la città. Sotto il vescovo Abramo, successore di Vologese, la comunità partì in esilio.
 
Efrem dapprima si portò ad Amida, attuale [[Diyarbakır]], e nel [[363]] si insediò definitivamente a [[Edessa (Mesopotamia)|Edessa]], attuale [[Şanlıurfa]]. Efrem, allora sessantenne, si rimise al lavoro nella nuova comunità e sembra abbia continuato a insegnare, forse nella Scuola di Edessa. In questo nuovo ambiente operavano numerosi filosofi e religiosi rivali. Efrem ci informa che i cristiani di fede ortodossa venivano chiamati "''palutiani''", dal nome di un vescovo precedente. Vi si trovavano anche [[arianesimo|ariani]], [[Marcione|marcionisti]], [[manicheismo|manichei]], seguaci di [[Bardesane]] e [[gnosi|gnostici]]. Tutti proclamantisi la "vera chiesa". Contro queste eresie Efrem compose numerosi inni: un autore siriaco tardivo, Giacomo di Serugh, scrive come Efrem facesse cantare questi inni da cori di voci femminili su arie di musica popolare siriana. Rimase fino alla fine dei suoi giorni in questa città, morendo di [[peste]] il [[9 giugno]] [[373]].
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=== Sant'Efrem nella storiografia ===
I dettagli aggiunti più tardi dagli agiografi siriaci sono di dubbio valore ed è impossibile separare la verità storica dall'agiografia.
* Efrem si sarebbe recato in [[Egitto]], permanendovi otto anni, periodo durante il quale egli avrebbe confutato pubblicamente alcuni portavoce dell’ereticodell'eretico [[Ario]].
* Le relazioni fra sant’Efremsant'Efrem e [[Basilio Magno]] sono raccontate da autori che alcuni ritengono affidabili, come [[san Gregorio di Nissa]] e [[Sozomeno]], secondo cui l’eremital'eremita di Edessa, attratto dalla grande reputazione di Basilio, decise di fargli visita a [[Antiochia di Pisidia|Cesarea]]. Fu accolto calorosamente e fu ordinato diacono da Basilio; quattro anni dopo egli rifiutò sia il [[sacerdozio]], sia l’episcopatol'episcopato che Basilio gli offriva mediante delegati mandati a questo scopo ad Edessa. Sebbene sembri che Efrem conoscesse pochissimo il [[lingua greca|greco]], questo incontro con Basilio non è improbabile; alcuni critici, comunque, ritengono la prova insufficiente e perciò la rifiutano.
* Le sottili meditazioni di Efrem sui simboli della fede cristiana e la sua posizione contro le eresie, hanno fatto delle sue opere una fonte popolare d’ispirazioned'ispirazione nelle varie Chiese. Si svilupparono molte agiografie, in buona parte leggendarie. Alcune di esse sono composte in versi che riprendono i suoi distici. Molte sono scritte in greco tardivo. I ricercatori spesso le fanno risalire a un solo compositore che chiamano ''Ephraem Graecus'' per distinguerle da quelle composte dal vero Efrem.
 
== Opere ==
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=== Testi e versioni dei suoi scritti ===
Il siriaco originale degli scritti di Efrem è mantenuto in molti manoscritti, uno dei quali risale al [[V secolo]]. Attraverso molte trascrizioni, comunque, i suoi scritti, in particolare quelli usati nelle varie liturgie, hanno subito non poche interpolazioni. Inoltre molte delle sue opere esegetiche si sono deteriorate, o almeno non si trovano più nelle biblioteche dell’Orientedell'Oriente.
 
Numerose versioni, comunque, compensano la perdita degli originali.
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Nel medioevo alcune delle sue opere minori furono tradotte dal greco in lingua slava e latina. Alla fine da queste versioni furono fatti adattamenti degli scritti ascetici di Efrem in francese, tedesco, italiano ed inglese.
 
La prima edizione stampata (in latino) si basava su una traduzione dal greco fatta da [[Ambrogio Traversari]] e pubblicata dalla stamperia di Bartolomeo Guldenbeek di [[Sultz]], nel [[1475]]. Un’edizioneUn'edizione molto migliore fu eseguita da [[Gerardo Vossius]] (m. [[1619]]), il dotto prevosto di [[Tongres]], per richiesta di [[Papa Gregorio XIII]]. Nel [[1709]] [[Edoardo Thwaites]] pubblicò, dai manoscritti della [[Biblioteca Bodleiana]], il testo greco, fino a quel momento conosciuto solo per frammenti. L’originaleL'originale siriano rimase sconosciuto in Europa fino al fruttuoso viaggio in oriente ([[1706]]-[[1717]]) dei maroniti Gabriele Eva, Elia, e in particolare [[Giuseppe Simeone Assemani]], che si concluse con la scoperta di una preziosa raccolta di manoscritti nel monastero nitriano (Egitto) di Nostra Signora. Questi manoscritti trovarono subito la loro collocazione nella [[Biblioteca apostolica vaticana]]. Nella prima metà del [[XIX secolo]] il [[British Museum]] fu notevolmente arricchito da simili fortunate scoperte di Lord Prudhol ([[1828]]), Curzon ([[1832]]) e Tattam ([[1839]], [[1841]]).
Tutte le edizioni recenti degli scritti siriani originali di Efrem sono basate su questi manoscritti. Nella [[Biblioteca nazionale di Parigi]] e Bodleiana ([[Oxford]]) ci sono alcuni frammenti siriani di minore importanza. Giuseppe Simeone Assemani si affrettò a fare il miglior uso possibile dei suoi nuovi manoscritti e propose subito a [[Papa Clemente XII]] un’edizioneun'edizione completa delle opere di Efrem nell’originalenell'originale siriano e nella versione greca, con una nuova versione latina dell’interodell'intero materiale. Da parte sua egli prese l’edizionel'edizione del testo greco. Il testo siriano fu affidato al gesuita Pietro Mobarak (Benedetto), in quanto maronita. Dopo la morte di Mobarak, i suoi lavori furono continuati da Stefano Evodio Assemani. Alla fine questa monumentale edizione dell’operadell'opera di Efrem fu pubblicata a Roma ([[1732]]-[[1746]]) in sei volumi in folio. Fu completata dai lavori di Overbeck (Oxford, [[1865]]) e Bickell (Carmina nisibena, [[1866]]), mentre altri studiosi pubblicarono frammenti ritrovati (Zingerle, P. Martin, Rubens Duval). Una edizione (Mechlin, [[1882]]-[[1902]]) degli inni e sermoni di S. Efrem si deve a monsignor T. J. Lamy.
 
Comunque, un’edizioneun'edizione completa della vasta opera di Efrem deve essere ancora prodotta.
 
=== Opere esegetiche ===
Efrem scrisse commentari sull'intera Bibbia, sia l’l'[[Antico Testamento|Antico]] che il [[Nuovo Testamento]], ma molte delle sue opere sono andate perdute. Esiste ancora in siriaco il suo commentario sulla [[Genesi]] e un’ampiaun'ampia parte dell'[[Libro dell'Esodo|Esodo]]: per gli altri libri dell’Anticodell'Antico Testamento abbiamo una sintesi siriana, tramandata dal monaco siriano Severo ([[851]]). I commentari su [[Libro di Rut|Rut]], [[Libro di Esdra|Esdra]], [[Libro di Neemia|Neemia]], [[Libro di Ester|Ester]], i [[Salmi]], i [[Libro dei Proverbi|Proverbi]], il [[Cantico dei cantici]] e l’l'[[Ecclesiaste]] sono perduti. Il canone scritturale di Efrem somiglia moltissimo al nostro. Sembra incerto che egli accettasse gli scritti [[deuterocanonici]]; almeno nessuno di questi commentari è arrivato fino a noi. D’altraD'altra parte accettava come canonica l’apocrifal'apocrifa Terza epistola ai Corinti, e scrisse un commentario su di essa. Il testo scritturale usato da Efrem è il siriano Peshito, lievemente differente, comunque, dal testo stampato di quella antichissima versione. Il Nuovo testamento era noto a lui ed a tutti i siriani, sia orientali che occidentali, prima del tempo di Rabulas, nel ''Diatessaron'' armonizzato di [[Taziano il Siro|Taziano]]. Il suo testo degli [[Atti degli Apostoli]] sembra essere stato strettamente collegato a quello chiamato "Occidentale".
 
L’esegesiL'esegesi di Efrem è quella degli scrittori siriani in generale, sia ellenizzati che non, ed è strettamente collegato a quella di [[Afraate]], essendo, come l’ultimol'ultimo, abbastanza rispettosa della tradizione ebraica e spesso basata su di essa. Come esegeta Efrem è sobrio, mostra una preferenza per il senso letterale, è discreto nell’usonell'uso dell’dell'[[allegoria]]; in poche parole, inclina fortemente alla Scuola Antiochena, e ci richiama in particolare [[Teodoreto di Cirro]]. Egli ammette nella Scrittura solo pochi passaggi messianici nel senso letterale, molti di più, comunque, profetici di [[Cristo]] nel senso tipologico, che deve essere attentamente distinto dal senso allegorico. Non è improbabile che la maggior parte dei suoi commentari fosse scritta per la scuola cristiana persiana (Schola Persarum) di Nisibis, della quale fu uno dei fondatori e anche uno dei più distinti professori.
 
=== Opere poetiche ===
La maggior parte dei sermoni e delle esortazioni sono in versi, sebbene si siano conservati alcuni sermoni in prosa. Tolti i suoi scritti esegetici, il resto delle sue opere si può dividere in omelie ed inni. Le omelie (in siriano ''memrê'', cioè discorsi) sono scritte in [[settenari]], spesso divisi in due parti di tre e quattro sillabe rispettivamente. Egli vi celebra la festa di "Nostro Signore e dei santi"; a volte interpreta un racconto scritturale o tratta un tema spirituale o edificante. In Oriente le Lezioni per i [[ufficio divino|servizi ecclesiastici]] erano spesso tratte dalle omelie di Efrem. Gli inni (in siriano ''madrashê'', cioè istruzioni) offrono una grande varietà sia di stile che di ritmo. Erano scritti per il servizio corale delle suore, ed erano destinati ad essere da loro cantati; da qui la divisione in strofe, poiché gli ultimi versi di ogni strofa venivano ripetuti in una sorta di ritornello. Questo ritornello è indicato all’inizioall'inizio di ogni inno, alla stregua di un’antifonaun'antifona; c’èc'è anche un’indicazioneun'indicazione della chiave musicale in cui l’innol'inno deve essere cantato. Il seguente può servire come esempio. È preso da un inno per l’l'[[Epifania]] (ed. Lamy, I, p. 4).
 
:Aria: ''Guarda il mese.
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:''Egli ha rinnovato la terra che aveva perduto il suo vigore a causa di Adamo
:''Una nuova creazione è stata fatta dalla sua saliva
:''ed Egli che è l’Onnipotentel'Onnipotente ha fatto retti sia il corpo che la mente.
 
Monsignor Lamyu, editore degli inni, notò settantacinque differenti ritmi ed arie. Alcuni inni sono [[acrostico|acrostici]], cioè, a volte, ogni strofa comincia con una lettera dell’alfabetodell'alfabeto, come nel caso di parecchi pezzi metrici della [[Bibbia]] (ebraici), o, ancora la prima lettera di un numero di versi o strofe forma una data parola. In quest’ultimoquest'ultimo modo Efrem firmò parecchi dei suoi inni. Egli non è, tuttavia, l’inventorel'inventore della poesia siriana, questo onore sembra appartenere al sopracitato eretico Gardesano di Edessa. Lo stesso Efrem ci dice che nelle vicinanze di Nisibis ed Edessa le poesie di questo [[gnosticismo|gnostico]] e di suo figlio Harmonius contribuirono efficacemente al successo dei loro falsi insegnamenti. In effetti, se Efrem entrò nello stesso campo, fu con la speranza di sconfiggere l’eresial'eresia con le stesse armi perfezionate da lui stesso. Il lettore occidentale degli inni di Efrem è portato a meravigliarsi per l’entusiasmol'entusiasmo dei suoi ammiratori dell’anticadell'antica chiesa siriana. Il suo ''lirismo'' non è affatto quello che noi intendiamo con questo termine. La sua poesia può sembrare prolissa, noiosa, incolore, mancante di note personali, ed in generale priva di fascino. Per essere giusti, tuttavia, bisogna ricordare che le sue poesie sono conosciute dalla maggior parte dei lettori solo in traduzioni, da cui, ovviamente, il ritmo originale è scomparso ed in particolare il fascino e la maggior parte degli aspetti della sua poesia che potrebbero colpire di più. Questi inni, inoltre, non erano scritti per la lettura privata, ma si prevedeva che fossero cantati da cori alternati. Vale il paragone fra i salmi latini come vengono cantati dal coro di un monastero benedettino e la loro lettura privata da parte di un sacerdote che recita il Breviario.
 
=== Elenco ===
a) Collana «''Sources Chrétiennes''» (in [[lingua francese|francese]])
* Éphrem de Nisibe, ''Commentaire de l’évangilel'évangile concordant ou Diatessaron'', introduction, traduction et notes par L. Leloir, Cerf, Paris 1966 (Sources Chrétiennes 121).
* Éphrem de Nisibe, ''Hymnes sur le Paradis'', traduction par R. Lavenant, introduction et notes par F. Graffin, Cerf, Paris 1968 (Sources Chrétiennes 137).
* Éphrem de Nisibe, ''Hymnes sur la nativité'', introduction par F. Graffin, traduction et notes par F. Cassingena–Trévedy, Cerf, Paris 2001 (Sources Chrétiennes 459).
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c) Traduzioni italiane
* Efrem il Siro, ''Le arpe del Signore. Inni sulla verginità 27-30'', introduzione, traduzione e note a cura di E. Vergani, Qiqajon, Magnano (BI) 1996 (Testi dei padri della chiesa 24).
* Efrem il Siro, ''L'arpa dello Spirito. 19 poemi di Sant’EfremSant'Efrem'', a cura di S. Brock, Lipa, Roma 1999 (Pubblicazioni del Centro Aletti 22).
* Efrem il Siro, ''Inni pasquali. Sugli azzimi, sulla crocifissione, sulla resurrezione'', introduzione, traduzione e note a cura di I. De Francesco, Paoline, Cinisello Balsamo (MI), 2001 (Letture cristiane del I millennio 31).
* Efrem il Siro, ''La gioia della mensa'', introduzione, traduzione e note a cura di I. De Francesco, Qiqajon, Magnano (BI), 2002 (Testi dei padri della chiesa 57).
* Efrem il Siro, ''Inni sulla natività e sull’Epifaniasull'Epifania'', introduzione, traduzione e note a cura di I. De Francesco, Paoline, Cinisello Balsamo (MI) 2003 Paoline, (Letture cristiane del I millennio 35).
* Efrem il Siro, ''Il dono della perla'', introduzione, traduzione e note a cura di E. Vergani, Qiqajon, Magnano (BI) 2005 (Testi dei padri della chiesa 78).
* Efrem il Siro, ''Inni sul Paradiso'', introduzione, traduzione e note di I. De Francesco, Paoline, Cinisello Balsamo (MI) 2006 (Letture cristiane del I millennio 39).
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== Il culto ==
Durante la sua vita, Efrem fu molto influente fra i cristiani di Edessa; la sua memoria fu venerata da [[ortodossi]], [[monofisiti]] e [[nestoriani]], che lo chiamavano ''sole dei siriani'', ''colonna della chiesa'', ''arpa dello Spirito Santo''. Ancora più straordinario è l’omaggiol'omaggio che gli tributarono i greci, che ben raramente menzionavano scrittori siriani. Fra le opere di [[Gregorio di Nissa]] (P. G. XLVI, 819) c’èc'è un sermone (benché non riconosciuto da alcuni) che è un vero e proprio panegirico di sant’Efremsant'Efrem. Vent'anni dopo la morte di quest’ultimoquest'ultimo, [[san Gerolamo]] lo menziona come segue nel suo ''catalogo di cristiani illustri'': {{Citazione|Efrem, Diacono della chiesa di Edessa, scrisse molte opere [''opuscola''] in siriano, e diventò così famoso che i suoi scritti sono letti pubblicamente in alcune chiese dopo le Sacre Scritture. Io ho letto in greco un suo volume sullo Spirito Santo; sebbene fosse solo una traduzione, vi ho riconosciuto il genio sublime dell’uomo|De viris illustr., c. cxv}}Anche [[Teodoreto di Cirro]] elogiava il suo genio poetico e la sua conoscenza teologica (Hist. Eccl., IV, xxvi). [[Sozomeno]] sostiene che Efrem abbia scritto 3 milioni di versi e registra il nome di alcuni dei suoi discepoli, alcuni dei quali rimasero ortodossi, mentre altri caddero nell’eresianell'eresia (Hist. Eccl., III, xvi). Dalle chiese siriana e bizantina la fama di sant’Efremsant'Efrem si estese fra tutti i cristiani. Il [[Martirologio Romano]] lo menziona il [[1º febbraio]]. Nei loro menologi e sinassi, greci e russi, giacobiti, caldei, copti e armeni onorano il santo diacono di Edessa.
 
[[Papa Benedetto XV]] ne elogiò la figura e lo dichiarò [[dottore della Chiesa]] con l'[[enciclica]] ''[[Principi Apostolorum Petro]]'', scritta il [[5 ottobre]] [[1920]].
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* G. Ricciotti, ''Sant'Efrem Siro. Biografia – Scritti – Teologia'', Marietti, Torino-Roma 1925.
* E. Perniola, ''Sant'Efrem Siro. Dottore della Chiesa e cantore di Maria'', Partecipare, Santeramo in Colle (BA) 1989.
* S. Brock, ''L'occhio luminoso. La visione spirituale di Sant’EfremSant'Efrem'', Lipa, Roma 1999.
* Benedetto XV, ''Principi Apolostolorum Petro'', in «Acta Apostolicae Sedis» 12 (1920), pp. 457–471.
* ''Il nuovo appello all'Oriente nella proclamazione di Sant'Efrem a dottore della chiesa universale'', in «Civiltà Cattolica» 71 (1920), n. 4, pp. 299–307.
* ''S. Efrem dottore e poeta'', in «Civiltà Cattolica» 73 (1922), n. 2, pp. 494–510.
* A. De Halleux, ''Saint Éphrem le Syrien'', in «Revue Théologique de Louvain» 14 (1983), pp. 328–355.
* O. Clément, ''Tre preghiere. Il Padre Nostro, la preghiera allo Spirito Santo, la preghiera penitenziale di Sant’EfremSant'Efrem'', Jaca Book, Milano 1995, pp. 73–89.
* K. den Biesen, ''Simple and Bold: Ephrem’sEphrem's Art of Symbolic Thought'', Gorgias Press, Piscataway NJ, 2006, pp. XXII + 435; ISBN 1-59333-397-8.
* Benedetto XVI, ''Le molteplici forme culturali dell’unicadell'unica fede cristiana'', in «L'Osservatore Romano» 147 (2007) del 29 novembre 2007, p. 1 (udienza generale dedicata alla figura di Sant’EfremSant'Efrem del 28 novembre 2007).
 
==Voci correlate==