Atlas Comics (anni cinquanta): differenze tra le versioni
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'''Atlas Comics''' è una casa editrice attiva nel settore dei [[Fumetto|fumetti]] negli [[anni 1950|anni cinquanta]]. In seguito diventò [[Marvel Comics]]. [[Martin Goodman]], editore di riviste pulp e romanzi economici, usò la Atlas come nome ufficiale della sua divisione comic book. Era situata al 14º piano
Bisogna distinguere questa azienda dalla [[Atlas/Seaboard Comics]], sempre di proprietà di Goodman, che pubblicava fumetti negli [[anni 1970|anni settanta]].
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È difficile individuare il momento esatto che ha segnato la fine del Golden Age, ma, almeno per la Timely, gli storici indicano la data della cancellazione di ''Captain America Comics'' col fascicolo n. 75 (febbraio [[1950]]), dopo che già da due numeri la serie aveva cambiato titolo in ''Captain America's Weird Tales'' e aveva cominciato a proporre solo storie di [[suspense]] di repertorio, senza supereroi. Il titolo di punta della compagnia, ''[[Marvel Mystery Comics]]'', incentrato sulla Torcia Umana, era già stato cancellato (collana n. 92, giugno [[1949]]), così come ''Sub-Mariner Comics'' (collana n. 32, nello stesso mese).
I fumetti di Goodman abbandonarono i supereroi e si aprirono ad una varietà di generi più vasta di quanto avesse mai visto la compagnia, dando spazio
La Atlas cercò di rispolverare i supereroi in ''Young Men'' n. 24-28 (dicembre [[1953]] - giugno [[1954]]), con la ''Torcia Umana'' (disegni di [[Syd Shores]] e [[Dick Ayers]]), ''Sub-Mariner'' (disegni e molte storie realizzati da [[Bill Everett]]) e ''[[Capitan America (anni cinquanta)|Capitan America]]'' (storie di [[Stan Lee]], disegni di [[John Romita Sr.]]). In seguito raffigurarò nemici sul tipo di [[Maccartismo|Paura dei comunisti]] (fumetto della fine degli [[anni 1940|anni quaranta]]), ma non tentò nuove strade e venne ad avere un'immagine sempre più vecchia. Questo soprattutto in confronto al nuovo corso inaugurato due anni dalla [[DC Comics]] con le immagini pulite, ordinate e semplici di ''[[Flash (DC Comics)|Flash]]'' in ''Showcase'' n. 4 (settembre [[1956]]), che riportò in auge i supereroi dando il via alla [[Silver Age]] dei fumetti.
=== Nella scia di altri ===
Più che innovare, la Atlas fece propri quelli che erano gli orientamenti più popolari in televisione e al cinema – in un certo momento i drammi di guerra e western, in un altro momento i mostri dei film da drive in – ispirandosi persino ad altre serie di fumetti, in particolare la EC horror. Fino agli inizi degli [[anni 1960|anni sessanta]], quando il direttore editoriale Stan Lee intervenne per rivoluzionare il settore con
La Atlas poteva contare su uno staff di almeno cinque scrittori (ufficialmente chiamati editors) oltre a Stan Lee ([[Hank Chapman]], [[Paul S. Newman]], [[Don Rico]], [[Carl Wessler]]) e, nel dipartimento di umorismo per ragazzi, su Al Jaffee, futuro disegnatore di ''[[Mad Magazine]]''. Nel [[1952]] [[Daniel Kayes]], futuro autore di ''Flowers for Algernon'', fu nominato editor associato. Ma molti altri nomi, fra cui anche [[Robert Bernstein]], collaboravano con la Atlas come freelancers.
I disegnatori – alcuni freelancers e altri dipendenti – includevano alcuni veterani come il creatore della ''Torcia Umana'' Carl Burgos e il creatore di ''Sub-Mariner'' Bill Everett. La generazione seguente includeva [[Joe Maneely]], che fu
I titoli western più importanti della Atlas, molti dei quali riproposti agli anni settanta, erano [[Ringo Kid]], con illustrazioni di Joe Maneely, [[Fred Kida]] e [[John Severin]]; ''[[Outlaw Kid (Atlas Comics)|The Outlaw Kid]]'' di [[Doug Wildey]]; ''[[Kid Colt Outlaw|Kid Colt, Outlaw]]'' di [[Jack Keller]];
=== Umorismo e miscellanea ===
Atlas pubblicò anche un ampio numero di serie umoristiche per bambini e ragazzi, fra cui ''[[Homer the Happy Ghost]]'' (sul modello di ''[[Casper (cartone animato)|Casper the Friendly Ghost]]'') e ''Homer Hooper'' (sul modello di Archie Andrews). Se sui quotidiani compariva Dennis la Minaccia, la Atlas aveva Melvin the Monster disegnato da Joe Maneely; se la TV proponeva il [[Sergente Bilko]], la Atlas aveva
Uno dei titoli più popolari e più longevi era ''[[Millie the Model]]'', lanciato dalla Timely Comics come serie umoristica nel [[1945]], che riuscì a raggiungere i 207 fascicoli,
La serie “liceale” ''[[Hellcat|Patsy Walker]]'', sempre creata nel [[1945]] dalla Atkinson da sola o in collaborazione, proseguì fino al [[1967]] e diede vita a tre spin-off. Più naturalistica e dai toni meno farseschi di Millie, la serie aveva una grafica affascinante ma allo stesso tempo tranquillizzante a firma di [[Al Hartley]], [[Al Jaffee]], [[Morris Weiss]] e altri. Nonostante il tono e il destinatario, Patsy Walker stranamente in alcune delle prime uscite presentò anche il bizzarro “Hey Look!” di Harvey Kurtzman, che occupava
I libri su animali buffi comprendevano il cercaguai ''Buck Duck'' di Ed Winiarski, il sospetto Dippy Duck di Joe Maneely, ''The Monkey and the Bear'' di [[Howie Post]] (che richiamava notevolmente ''Fox and the Crow'' della [[DC Comics|DC]]). Alcuni di questi titoli furono ripubblicati nei primi anni
Si possono ricordare fra la miscellanea di qualche valore: la collana di spionaggio Yellow Claw, impreziosita dalle illustrazioni di Maneely, Severin, e [[Jack Kirby]];
=== Il ridimensionamento ===
Dal [[1952]] alla fine del [[1956]] Goodman distribuì i suoi fumetti alle edicole attraverso un distributore di sua proprietà, Atlas. In seguito passò alla ''Americam News Company'', il più grande distributore a livello nazionale, che godeva di una sorta di monopolio (di lì a poco perse una causa contro il [[Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti|Dipartimento di Giustizia]] e sospese
{{citazione|…fu giudicata colpevole di limitazione della concorrenza e condannata a rinunciare alle sue edicole. Il suo maggior cliente, George Delacorte, annunciò che avrebbe cercato un nuovo distributore per i suoi Dell Comics e per i suoi romanzi. I proprietari di American News, valutato l’impatto che questa decisione avrebbe avuto sui loro introiti e stimato il valore della proprietà nel New Jersey dove si trovava il loro quartier generale, liquidarono la compagnia e vendettero la terra. L’azienda … svanì senza lasciar traccia nella crescita suburbana degli [[anni 1950|anni cinquanta]].}}
[[Stan Lee]], in
{{citazione|… era passato alla ''American News Company''. Ricordo di avergli detto ‘Perché mai l’hai fatto? Pensavo che avessimo una buona compagnia di distribuzione.’ Mi rispose: ‘Oh Stan, non capiresti. Ha a che fare con la finanza.’ A me non importava poi granché e tornai a produrre fumetti. (In seguito) rimanemmo senza un distributore e non potevano più distribuire le nostre pubblicazioni da soli, come facevamo in precedenza, perché il fatto che Martin era passato alla American News aveva irritato i grossisti e non sarebbe stato possibile per lui semplicemente dire "OK, ritorniamo agli accordi di prima e distribuite i nostri volumi." Pubblicavamo 40, 50, 60 libri al mese, o forse più, e ora l’unica compagnia che poteva distribuire i nostri prodotti era la nostra rivale più prossima, la [[DC Comics|National (DC) Comics]]. All’improvviso scendemmo a 8 o 12 libri al mese, che era quanto la Independent News Distributors della DC avrebbe accettato da noi.}}
Per questo e altri motivi, inclusa una recessione economica generale, la Atlas fu ridimensionata nel [[1957]]. Si racconta che
{{citazione|Non sarebbe mai successo solo perché aveva aperto la porta di un armadio. Ma penso che avrei potuto trovarmi nei guai quando avvenne. Avevamo comperato molte strisce che non mi sembravano molto buone, ma pagai comunque gli artisti e gli scrittori e nascosi il tutto nel’armadio! Quando Martin scoprì le strisce non ne fu molto contento. In realtà se non ero rimasto soddisfatto di quanto prodotto, non lo avrei dovuto pagare, ma non ero sicuro che la colpa fosse dei disegnatori o degli scrittori. Ma quando il lavoro fu portato a termine, pensai che non l’avrei usato, che avremmo potuto metterlo in archivio e inserirlo in altri libri. Martin, probabilmente a ragione, era seccato perché in fondo stavo spendendo il suo denaro.}}
In
{{citazione|Stan mi chiamò e disse "Joe, Martin Goodman ma ha detto di sospendere le operazioni perché ho un sacco di illustrazioni a disposizione e devo usarle prima di poterti ancora commissionare del lavoro." Nel mio caso si trattò di sei mesi. Può anche aver richiamato altri artisti in seguito, ma questo è quello che accadde a me.}}
=== Il ritorno di Jack Kirby ===
Le riviste maschili e i romanzi di Goodman riscuotevano ancora successo – i fumetti, ad eccezione
I dettagli sulla sua decisione di non farlo non sono chiari. Jack Kirby che, dopo la rottura (amichevole) col suo partner Joe Simon alcuni anni prima, non era impegnato quanto avrebbe sperato, ricordò in
{{citazione|… Entrai (negli uffici della Marvel) mentre stavano portando fuori i mobili, le scrivanie – e io avevoi bisogno di quel lavoro! … Stan Lee è seduto su una sedia e sta piangendo. Non sapeva cosa fare – era appena uscito dall’adolescenza (Nota: Lee, nato il 28 dicembre [[1922]], in realtà doveva avere circa 36 anni). Gli dissi di smettere di piangere. Dissi "Vai da Martin e digli di smettere di fare portar fuori i mobili. Ci penserò io a far fruttare i libri."}}
{{citazione|Non mi ricordo di essere stato là mentre i mobili venivano portati fuori. Lo avrebbero fatto nel weekend, quando tutti gli impiegato sarebbero stati a casa. Jack tendeva all’iperbole, proprio come quando raccontò di essere entrato nell’ufficio mentre stavo piangendo e che gli avrei detto ‘Ti prego salva la compagnia!’. Non sono uno che piange e non avrei mai detto una cosa simile. Ero certamente felice che Jack fosse lì e mi piaceva lavorare con lui, ma non ho mai pianto di fronte a lui (ride).}}
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=== Marvel prima dei super-eroi ===
Goodman aveva cominciato ad allontanarsi dal distributore [[Kable News]] distinguendo i suoi fumetti con il globo Atlas sui fascicoli datati 1º novembre [[1956]], anche se la K del logo Kable il simbolo raffigurante la cartina del [[Nord America]] rimasero fino
Il 1º novembre [[1956]] Goodman sospese
Il passaggio alla Independent News avvenne con termini alquanto rigidi che consentivano solo 8 titoli al mese. A volte i fan parlano di questi titoli bimestrali come dei “Sweet 16”. Il primo a riportare
Nonostante per alcuni mesi nel [[1949]] e [[1950]] le riviste Timely presentassero un logo che recitava “Marvel Comic”, il primo libro moderno così etichettato fu
=== Citazioni ===
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