Guerra civile romana (44-31 a.C.): differenze tra le versioni

m
apostrofo tipografico
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
m apostrofo tipografico
Riga 24:
La '''guerra civile romana''', fu il complesso e confuso periodo storico della [[Repubblica romana]] compreso '''tra il [[44 a.C.]] e il [[31 a.C.|30 a.C.]]''' che ebbe inizio con l'[[cesaricidio|assassinio di Cesare]] e terminò con la [[battaglia di Azio]]<ref>{{Cita|Antonelli|pp. 93, 108}}</ref>. Durante questo periodo si alternarono fasi di contrasto bellico, principalmente tra [[Marco Antonio]], il più abile luogotenente di [[Gaio Giulio Cesare]], e l'erede del dittatore [[Augusto|Cesare Ottaviano]], con periodi di precario accordo tra le due fazioni codificate nel cosiddetto [[secondo triumvirato]]. Nella fase di accordo, i due principali contendenti ebbero modo anche di distruggere insieme la fazione repubblicana dei cesaricidi nella [[battaglia di Filippi]].
 
Dopo un continuo variare di alleanze e alterne vicende, infine l'intento egemonico di Ottaviano e la politica incoerente e orientaleggiante a favore della regina d’d'[[Storia dell'Egitto greco e romano|Egitto]] [[Cleopatra]], da parte di Marco Antonio resero inevitabile uno scontro finale nel 31-30 a.C. che si concluse con la sconfitta e la morte di quest'ultimo e con il definitivo predominio di Ottaviano che poté ben presto riorganizzare completamente lo stato romano ponendo le basi dell'[[Impero romano|Impero]]<ref>{{Cita|Antonelli|p. 109}}</ref>.
 
== Contesto storico ==
Riga 30:
Il 15 marzo del [[44 a.C.]] un gruppo di [[Senato romano|senatori]], che si consideravano custodi e difensori della [[tradizione]] e dell'ordinamento [[Repubblica romana|repubblicani]], assassinò il [[dittatore]] [[Gaio Giulio Cesare]], convinti che il loro gesto avrebbe avuto il sostegno del [[popolo]].<ref>{{Cita|Antonelli|p. 15}}</ref> Le loro previsioni si rivelarono però sbagliate e allora, rifugiatisi in [[Campidoglio]], i [[cesaricidio|cesaricidi]] decisero di attendere là l'evolversi degli eventi, lasciando in questo modo l'iniziativa agli stretti collaboratori del defunto dittatore: [[Marco Antonio]] e [[Marco Emilio Lepido (triumviro)|Marco Emilio Lepido]].<ref>{{Cita|Antonelli|pp. 26, 32}}</ref>
 
Dopo lo sgomento iniziale seguito all'uccisione di Cesare, Antonio prese in mano la situazione e si fece consegnare da Calpurnia, vedova del dittatore, le carte [[politica|politiche]] e il [[denaro]] liquido di quest’ultimoquest'ultimo.<ref name=Trium>{{Cita|Antonelli|p. 35}}</ref> Intanto Lepido, nuovo [[proconsole]] della [[Gallia Narbonense]] e della [[Spagna Citeriore]], lasciava ad Antonio il potere di occuparsi da solo della situazione:<ref name=Trium/> in un primo momento aveva fatto entrare a [[Roma antica|Roma]] alcuni soldati della [[legione romana|legione]] accampata alle porte della [[città]] con l'intento di attaccare il Campidoglio, Lepido decise alla fine di partire per le sue [[provincia romana|province]].<ref>{{Cita|Antonelli|p. 34}}</ref> Antonio trovò anche un'intesa con il suo vecchio nemico, [[Publio Cornelio Dolabella]], che insieme a lui era stato designato [[console (storia romana)|console]] da Cesare.<ref>{{Cita|Antonelli|p. 39}}</ref>
 
A questo punto, per guadagnare tempo, con un abile mossa Antonio permise che il [[senato]] concedesse l'[[amnistia]] ai congiurati e cercò il dialogo proprio con la massima assemblea romana. In cambio, il Senato votò la concessione dei funerali di [[stato]] per Cesare. Durante le celebrazioni accadde però che la vista del corpo del dittatore e del [[sangue]] sulla sua [[toga]], la lettura del suo testamento generoso verso i romani e il discorso ad effetto di Antonio, accendessero d'ira l'animo del popolo contro gli assassini.
Riga 40:
{{Vedi anche|Guerra di Modena}}
 
La svolta a questa situazione la diede, alla fine di aprile, l’arrivol'arrivo in [[Storia d'Italia|Italia]] di [[Augusto|Ottaviano]], figlio adottivo ed erede di Cesare.
{{Citazione|Ritenendo [Ottaviano] che la cosa più importante fosse quella di vendicare la [[cesaricidio|morte di suo zio]] e di difendere ciò che aveva fatto, appena tornò da Apollonia, decise di essere estremamente duro con Bruto e Cassio, i quali non se lo aspettavano, e quando questi capirono di essere in pericolo, fuggirono; [allora Ottaviano] li perseguì con un'azione legale atta a farli condannare per l'assassinio.|Svetonio, ''Augustus'', 10.}}
 
Il giovane chiese ad Antonio di consegnargli l'eredità lasciatagli dal defunto dittatore ma Antonio, che aveva dilapidato i beni di Cesare, rifiutò con durezza. Ottaviano iniziò allora a lavorare per alienare simpatie ad Antonio, facendo leva sia sul proprio nome sia sul risentimento che molti provavano verso l’exl'ex collaboratore di Cesare. Di rimando, Antonio cercò di accrescere il suo peso politico per mezzo di una legge che gli assegnava per cinque anni la [[Gallia Cisalpina]] e la [[Gallia Transalpina]] (al posto della Macedonia). Intanto i cesariani, preoccupati di questo attrito, riuscirono a far raggiungere ai due un compromesso momentaneo.
 
Ben presto la situazione fu ulteriormente movimentata dalla ricomparsa sulla scena di due cesaricidi, [[Marco Bruto]] e [[Gaio Cassio Longino]], che dopo l'amnistia avevano anche ottenuto due province (rispettivamente [[Creta e Cirene]]) e che ora pretendevano comandi militari più importanti. Minacciati da Antonio, i due fuggirono in Oriente. A questo punto, Antonio entrò in contrasto con [[Cicerone]] (che appoggiava Ottaviano), che reagì attaccandolo con ''la prima e la seconda [[Filippiche (Cicerone)|Filippica]]''.
Riga 49:
{{Doppia immagine|right|M Antonius modified.png|170|Augustus Statue.JPG|162|[[Marco Antonio]]|[[Ritratto di Ottaviano]] ai tempi della [[battaglia di Azio]]}}
 
Nell'ottobre del [[44 a.C.]], Antonio ruppe l'armistizio con Ottaviano e si preparò a far giungere in Italia le legioni stanziate in Macedonia. Ottaviano giocò allora d'azzardo: sebbene non avesse l’autoritàl'autorità per farlo, contando solo sul nome che portava, chiamò a raccolta i veterani cesariani che accorsero a migliaia. Anche alcune delle legioni della Macedonia passarono dalla sua parte. Antonio cercò allora di farlo dichiarare nemico pubblico dal Senato, ma non ci riuscì.
 
A questo punto decise di dirigersi nella Cisalpina per toglierla a Decimo Bruto ancora prima che il mandato di quest'ultimo fosse scaduto. Bruto ricevette dal Senato l'ordine di resistere, cosa che gli era però impossibile, perché non aveva abbastanza soldati.
Riga 64:
{{Vedi anche|Secondo triumvirato}}
 
Sempre nell'estate del [[43 a.C.]], dopo che il Senato gli rifiutò i fondi per pagare i soldati, Ottaviano ruppe con la suprema assemblea romana e presentò la propria candidatura a console, pur sapendo che non sarebbe stata accettata (non era neppure ventenne e non aveva quindi l’etàl'età legale minima per aspirare a questa carica). Ottaviano marciò con le truppe su Roma e vi entrò senza trovare alcuna resistenza. Divenne poi console insieme a [[Quinto Pedio]]. Dopo aver fatto ratificare con una legge la sua adozione da parte di Cesare, fece annullare l’amnistial'amnistia che era stata concessa ai cesaricidi (che vennero dichiarati fuori legge) e fece istituire un [[tribunale]] speciale per giudicarli. Fece quindi annullare la sentenza che aveva dichiarato Antonio nemico pubblico dello Stato e strinse un’alleanzaun'alleanza con lui, grazie alla mediazione di Marco Emilio Lepido. I tre si incontrarono a [[Bologna]], dove formalizzarono l’accordol'accordo. [[Svetonio]] racconta di un episodio curioso accaduto proprio in questa circostanza:
{{Citazione|Quando le armate dei triumviri si raccolsero a ''[[Bologna]]'' un'aquila che si era appollaiata sul tetto della tenda di Ottaviano, uccise e fece cadere a terra due corvi che l'avevano aggredita a destra e a sinistra. Tutto l'esercito ebbe il presagio che un giorno fra i tre triumviri ci sarebbe stata discordia, quella che poi accadde, e ne anticipò l'esito.|{{cita|Svetonio|''Augustus'', 96}}.}}
 
Con la ''lex Titia'' del 27 novembre del [[43 a.C.]] nasceva il [[secondo triumvirato]].<ref name="SvetonioAugusto13">{{cita|Svetonio|''Augustus'', 13}}</ref> Secondo l'opinione di alcuni storici, questa data segna la fine della [[Repubblica romana]]. I nuovi padroni di Roma scatenarono il terrore con le [[lista di proscrizione|liste di proscrizione]]: a centinaia furono uccisi (e i loro beni confiscati), in un’operaun'opera di epurazione che, oltre ad eliminare nemici e oppositori, aveva forse come scopo principale quello di procurarsi i fondi con cui pagare i soldati dei triumviri (che avevano al loro comando 43 legioni). Tra le vittime illustri delle proscrizioni ci fu [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]], la cui morte fu chiesta da Antonio ad Ottaviano, che non esitò ad abbandonare colui che sin dall’iniziodall'inizio l’aveval'aveva appoggiato.
 
== Battaglia di Filippi (42 a.C.) ==
Riga 80:
Dato che era stato Antonio il vero ''flagello dei cesaricidi'', era lui in questo momento a trovarsi in una posizione di maggior forza rispetto a Ottaviano, a cui fu affidato l’ingrato compito di trovare i fondi necessari per pagare i circa 100.000 soldati che avevano combattuto a Filippi e che ora dovevano essere congedati. Le confische territoriali fatte in Italia nel [[41 a.C.]] procurarono ulteriori inimicizie ad Ottaviano, sulle quali fecero leva Fulvia e Lucio Antonio, rispettivamente moglie e fratello del triumviro che ora si trovava in Oriente. Muovendosi però in maniera troppo frettolosa, i due offrirono a Ottaviano il pretesto per agire nella legalità. Lucio Antonio ammassò infatti truppe a [[Preneste]] e si recò poi a Roma, promettendo che il fratello avrebbe restaurato la Repubblica. Il Senato gli conferì l’''imperium'' per muovere contro Ottaviano che non fu però abbandonato dalle sue truppe, che anzi si strinsero compatte intorno al loro condottiero. Alla fine, Lucio Antonio fu assediato nella [[città]] di [[Perugia]] e, lasciato solo dal fratello Marco, si arrese nell’[[inverno]] 41-[[40 a.C.]].<ref name="SvetonioAugusto14">{{cita|Svetonio|''Augustus'', 14}}</ref>
 
Dopo la fine della [[guerra di Perugia]], Ottaviano si vendicò sterminando l’l'[[aristocrazia]] della città [[etruschi|etrusca]]. Fulvia fu esiliata a [[Sicione]] (in [[Grecia]]) dove morì di malattia, mentre Lucio ottenne il [[proconsole|governatorato]] della [[Hispania|Spagna]]. L'erede di Cesare inviò quindi in [[Gallia]] il suo luogotenente [[Quinto Salvidieno Rufo Salvio|Quinto Salvidieno Rufo]] che prese il controllo delle undici legioni che si trovavano in quella provincia e che erano rimaste prive di capi dopo la morte del loro comandante il seguace di Antonio [[Quinto Fufio Caleno]]<ref>R. Syme, ''La rivoluzione romana'', p. 236.</ref>. In questo modo Ottaviano si impossessò di tutto l’Occidentel'Occidente romano.
 
Marco Antonio aveva perso tempo in Egitto con Cleopatra e solo dopo essere giunto ad Atene apprese dalla moglie Fulvia e da [[Lucio Munazio Planco]] notizie dettagliate dei fatti di Perugia; egli decise di potenziare le sue forze e affrontare direttamente Ottaviano. In breve tempo Antonio organizzò un nuovo sistema di alleanze per opporsi all'erede di Cesare. Sesto Pompeo e Domizio Enobarbo accettarono di collaborare con lui garantendogli una schiacciante superiorità navale, anche il fedele Asinio Pollione si unì alla nuova e sorprendente coalizione<ref>R. Syme, ''La rivoluzione romana'', pp. 241-242.</ref>. Marco Antonio sbarcò a Brindisi e mise sotto assedio il porto.
 
Giunto in Italia nel 40, Marco Antonio alla fine accettò le giustificazioni addotte da Ottaviano per motivare le proprie azioni, e così i triumviri giunsero a un nuovo accordo e a una nuova spartizione dei domini, i cosiddetti "accordi di [[Brindisi]]": a Ottaviano l’Occidentel'Occidente e ad Antonio l’Orientel'Oriente, mentre a Lepido andò l’l'[[Africa (provincia romana)|Africa]]. Ottaviano e Antonio rafforzarono la propria alleanza anche attraverso un matrimonio che legava le loro famiglie: Antonio, che era rimasto vedovo di Fulvia, sposò Ottavia, sorella del figlio adottivo di Cesare.
 
== Dalla guerra contro Sesto Pompeo alla fine politica di Lepido (39-36 a.C.) ==
Riga 125:
[[File:Battle_of_Actium-it.svg|thumb|upright=1.4|left|Mappa della [[battaglia di Azio]].]]
 
Nel [[31 a.C.]] Ottaviano ottenne il consolato e la dichiarazione di [[guerra]] contro Cleopatra, che intanto si era spostata in [[Grecia romana|Grecia]] col suo [[esercito]] e con Antonio. Contro quest’ultimoquest'ultimo Roma non prese provvedimenti in maniera esplicita, ma ormai era considerato un mercenario al soldo della regina straniera. Lo scontro finale avvenne il 2 settembre del [[31 a.C.]] nella [[baia]] di [[Azio]]. La [[battaglia di Azio]] finì con la sconfitta e la fuga di Cleopatra e Antonio in Egitto.<ref name="SvetonioAugusto17"/> Ottaviano non poté inseguirli subito, perché costretto a domare una rivolta dei suoi soldati.
{{Citazione|Da Azio si diresse a [[Samo (isola)|Samo]] per occupare gli [[hiberna|acquartieramenti invernali]] [di Antonio], ma preoccupato per la notizia giuntagli che le truppe di ogni tipo, inviate a [[Brindisi]] dopo la vittoria [di Azio] si stavano sollevando e reclamavano il [[honesta missio|congedo]] e le [[donativa|ricompense]], tornò in [[Italia romana|Italia]]. Durante la traversata incappò in due tempeste, una tra il promontorio del [[Peloponneso]] e dell'[[Etolia]], l'altra presso i [[monti Cerauni]]. Ognuna di queste tempeste affondò una parte delle sue navi leggere, mentre quella dove si trovava [Ottaviano] riportò alcune rotture, tra cui quella del timone. A Brindisi rimase solo venti giorni, giusto il tempo necessario per sistemare le richieste dei soldati, poi, seguendo la costa di [[Asia (provincia romana)|Asia]] e [[Siria (provincia romana)|Siria]], veleggiò fino all'Egitto [...].|{{cita|Svetonio|''Augustus'', 17}}.}}
 
Riga 141:
Decise di annettere il [[Regno tolemaico d'Egitto (51-30 a.C.)]] ([[30 a.C.]]), compiendo l'unificazione dell'intero bacino del Mediterraneo sotto Roma, e facendo di questa nuova acquisizione la prima provincia imperiale, governata da un proprio rappresentante, il [[prefetto d'Egitto]].<ref name="SvetonioAugusto18">{{cita|Svetonio|''Augustus'', 18}}</ref> L'''[[imperium]]'' di Ottaviano su questa provincia venne probabilmente sancito da una legge comiziale già nel [[29 a.C.]], due anni prima della messa in opera del nuovo assetto provinciale.
 
Ottaviano era ormai il signore indiscusso di Roma. Tre anni dopo, con l’assunzionel'assunzione del titolo di ''princeps'', Ottaviano avrebbe posto definitivamente fine al regime repubblicano, dando così inizio all’all'[[Impero romano|età imperiale]], che in questa prima fase è conosciuta col nome di ''[[Principato (storia romana)|Principato]]''.
 
== Note ==
1 179 265

contributi