Viaggio al termine della notte: differenze tra le versioni
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Partendo dalla [[Prima guerra mondiale]], passa per l'[[Africa]] [[colonialismo|coloniale]] e gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] del primo Dopoguerra (dove testimonia i prodromi del [[Ford|fordismo]] e della [[società di massa]]). Nella seconda metà dell'opera ritorna in [[Francia]], dove diventa medico, apre uno studio in un degradato sobborgo di [[Parigi]] (la fittizia La Garenne-Rancy), e lavora per un [[manicomio|istituto di igiene mentale]]. {{citazione necessaria|Il romanzo inoltre rappresenta una [[satira]] contro la professione medica e la vocazione della ricerca scientifica.}} I disparati elementi del romanzo sono tra loro connessi dai ricorrenti incontri con Léon Robinson, un personaggio sventurato non meno che ambiguo, la cui esperienza è per certi versi parallela a quella di Bardamu.
Come il titolo stesso suggerisce, ''Voyage au bout de la nuit'' è un cupo, [[nichilismo|nichilistico]] romanzo in cui si mescolano [[misantropia]] e [[cinismo]]. Il titolo deriva da una strofa di una canzone dell'ufficiale svizzero, Thomas Legler<ref>A suo dire a capo delle guardie di [[Luigi XVI]]
Céline esprime un [[pessimismo]] pressoché inconsolabile sulla natura umana, sulle istituzioni umane, sulla società e sulla vita in generale. Verso la fine del libro, il narratore Bardamu, che sta lavorando in un manicomio, sottolinea:
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