Biblioteca Reale (Torino): differenze tra le versioni

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==Storia==
Fu istituita nel [[1839]] da [[Carlo Alberto]], che diede incarico al conte [[Michele Saverio Provana del Sabbione]] di raccogliere quanto rimasto del patrimonio librario nel [[Palazzo Reale di Torino|Palazzo Reale]] dopo la donazione di [[Vittorio Amedeo II di Savoia|Vittorio Amedeo II]] all'[[Università di Torino]], e ciò che era stato sottratto dalle spoliazioni dell’etàdell'età napoleonica.<ref>Ettore Apollonj – Gualda Massimi Caputo, ''Annuario delle biblioteche italiane'', 3 ed., parte V, Roma, F.lli Palombi, 1981, p. 38.</ref>
 
Alle raccolte residue [[Carlo Alberto]] aggiunse i propri libri e tutti i volumi che gli venivano regalati da vari donatori.
Il bibliotecario [[Domenico Promis]] ebbe poi un ruolo fondamentale per lo sviluppo della biblioteca, individuando la possibilità di realizzare una raccolta specializzata nella storia degli antichi [[Stati Sardi]] e in argomenti militari, di araldica e di numismatica.<ref name="Idem">''Idem''.</ref>
 
Nel 1840 la biblioteca possedeva già 30.000 volumi, tutti di notevole valore. La crescita del patrimonio comportò la sua sistemazione nell’alanell'ala sottostante alla [[Galleria del Beaumont]], negli ambienti allestiti dall’architettodall'architetto [[Pelagio Palagi]]<ref>''Ibidem'', 39.</ref>. I pittori [[Marco Antonio Trefogli]] e [[Angelo Moja]], basandosi su disegni del Palagi, dipinsero a monocromo la volta a botte del salone centrale, come attestano fogli di pagamento del 1841<ref>Bolandrini, 2011, 678.</ref>.
 
La crescita dell'istituzione rallentò notevolmente con l'avvento al trono di [[Vittorio Emanuele II]], poco sensibile alla cura dei beni librari, e con lo spostamento della capitale dapprima a [[Firenze]] e poi a [[Roma]].<ref name="Idem"/>