Bagnarola (Cesenatico): differenze tra le versioni

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<nowiki> </nowiki>- Tra il 10 agosto 1502, quando si trova a Cesena alla fiera di san Lorenzo, ed il 6 settembre 1502, quando disegna il canale di Cesenatico, Leonardo da Vinci passa sicuramente per Bagnarola e forse, nel tornare a Cesena dove disegnerà un dispositivo per appendere i tralci d'uva, passa per Bagnarola una seconda volta, come desumibile dai fogli del Codice L. Forse il la macina di mulino disegnata al foglio 63 verso e gli studi idraulici ai fogli 69 recto, 69 verso, 70 verso, 71 recto e 71 fanno riferimento al mulino di Bagnarola che verrà poi costruito effettivamente 3 anni dopo. Una testimonianza di chi ha visto coi suoi occhi il mulino ai primi decenni del '900 riporta la netta somiglianza di una macina con quella disegnata da Leonardo (vedi la dispensa illustrata di approfondimento nella seziona "Bibliografia").
 
- In "Memorie della Diocesi e della città di Cesena" il Canonico Giovanni Urtoller, uno storico del 1800, riporta come la residenza estiva dei frati di Santa Maria del Monte "ebbe molto a soffrire l’annol'anno 1503 allora quando Guidobaldo primo Duca d’Urbinod'Urbino venne per occupare Cesena. Fermossi egli in questo locale, e lo occupò per lo spazio di sei mesi: ma fu espulso dal Cavaliere Nicolò Secondo Masini nobile Cesenate".
 
- Lo storico Zazzeri documenta che i monaci di S.Maria del Monte, durante l'opera di bonifica dei terreni a loro donati dai Malatesta e precisamente prosciugando alcune paludi, trovarono in zona una lapide Romana con la seguente iscrizione:
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REFECIT . ET . PERFECIT
 
Traduzione: "La città rifece l’edificiol'edificio termale (che va sotto il nome) di Aureliano, come segno dell’indulgenzadell'indulgenza dell’imperatoredell'imperatore Cesare Augusto Marco Aurelio Pio Felice, conservando il privilegio del denaro concesso dal divino Aureliano e usando le rendite tratte da quella somma, amministrata da Stazio Giuliano, membro dell’ordinedell'ordine equestre". Il toponimo "Bagnarola" vede qui una chiara associazione con "Balneum Aurelianum" ossia "Bagno dell'Imperatore Marco Aurelio", imperatore vissuto dall'anno 121 al 180 d.c., ossia circa 300/400 anni dopo l'insediamento Romano della centuriazione Cesenate che ha eretto un "Balneum" ossia un edificio termale di cui non è possibile oggi definire la localizzazione anche se la più probabile è proprio Villa Bagnarola. La stessa lapide, posta poi davanti all'altare maggiore dei monaci a Cesena, andò persa nel 1660 a seguito di una ristrutturazione e solo grazie a storici di allora ne abbiamo memoria.
 
- Lo storico [[Giuliano Fantaguzzi]] racconta in "Caos - Cronache cesenati del sec. XV" di quando i frati casentinesi iniziarono i lavori per la realizzazione del mulino e scrisse: "Li frati di Santa Maria del Monte questo anno [1505] fecero uno molino da grano a la Bagnarola verso el Porto Cesenatico sul Pissadello o vero Rubicone, nel quale in fundo trovarono uno vaso de terra pieno de medaglie de argento (...) del tempo in cui Roma era trionfante".
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- Su un'antica torre di "Villa Bagnarola" fino al 1918 era presente un antico stemma in arenaria, oggi detenuto da un agricoltore che lo trovò e tutt'ora lo conserva sotto al portico della sua casa colonica in via Stradone Sala. Riporta una torre a doppio livello con merletti e le iniziali "I.M." ai lati della stessa.
 
- Gino Cecchini, appartenente alla 29ª brigata venne ucciso, fucilato, a 34 anni per non aver rivelato i nomi dei suoi compagni partigiani. Così recita infatti il dattiloscritto del 1989 di Lazzaro Rossi (da "Memorie di Bagnarola"): "La mattina del 20 (Agosto 1944, ndr) i fascisti si recarono anche a casa dei Sintoni (...) a Villalta, dove catturano uno dei fratelli, Urbano. (...) Lo stesso giorno, sempre grazie alla delazione (la spiata, ndr) di Fariselli, i fascisti individuarono alcuni fra i più attivi elementi del gruppo Gap di Cesenatico: Adamo Arcangeli e Dino Ricci; a Bagnarola, nell’abitazionenell'abitazione di Cecchini, catturarono insieme Gino Cecchini, Sebastiano Sacchetti, Oberdan Trombetti, Gino Quadrelli. Tutti furono rinchiusi nelle carceri della rocca di Cesena. (...) Pare per aver trovato armi nascoste, i militi fascisti riuscirono a catturare il trentenne Gino Cecchini di Bagnarola, condotto in carcere nella Rocca di Cesena. Mi è stato raccontato che giorni dopo (...) Gino fu ricondotto a casa, può darsi a prendere indumenti o per una inchiesta, (...) da due cesenati assassini, Sibirani Aldo e Garaffoni Guido. La madre disperata venne incoraggiata dai due giovani, assicurando che non sarebbe successo niente e che il figlio sarebbe stato ben presto liberato, ma ella fu colta da svenimento. (...) Gino Cecchini non ritornò più, di certo torturato in carcere affinché rivelasse i nomi dei compagni partigiani, ciò che da eroe non fece, poi fucilato davanti alla Rocca con altri, tra cui i due fratelli Sintoni di Santaghè.". A Gino Cecchini è intitolato il viale di Cesenatico che dalla stazione prosegue parallelo alla ferrovia.
 
- La celletta posta all'angolo tra via Cesenatico e via Carlona è stata installata nel 1954. Cadeva infatti nel '54 l'anno mariano e una piccola statua della Madonna venne fatta passare di casa in casa per benedire le famiglie. La celletta, che ospitò da quel momento la statua, venne inaugurata durante la terza domenica di Ottobre, in concomitanza con la festa paesana.