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Secondo lo storico dell'antica Grecia [[Erodoto]], il nome ''Persia'' deriva da [[Perseo (mitologia)|Perseo]], l'eroe mitologico.
 
Il 21 marzo del [[1935]], lo [[scià|shah]] [[Reza Pahlavi]] chiese formalmente alla comunità internazionale di riferirsi al Paese con il suo nome originario, ''Iran''. Alcuni studiosi, però, protestarono contro questa decisione.
 
Nel [[1959]], lo sciàshah [[Mohammad Reza Pahlavi]] annunciò che ci si poteva riferire al Paese indifferentemente con il nome originario di ''Iran'' o di ''Persia''.
 
== Storia ==
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Dopo la caduta del regno degli [[Assiria|Assiri]], i Medi ne prendono il posto, regnando su una parte molto estesa dei territori assiri, e dominando una grande varietà di genti tra cui vi erano i Persiani, fino all'avvento di [[Ciro il Grande]] (Kuruš).
 
La prese di potere dei Persiani avvenne quando Ciro radunò tutti i clan sotto il suo comando, e nel [[550 a.C.]] sconfisse i [[Medi]] di [[Astiage]], il quale fu catturato dai suoi stessi nobili e consegnato a Ciro, ora [[Scià|shah]], o imperatore, di un regno persiano unificato. Dopo aver assunto il controllo sul resto della [[Media (regione)|Media]] e del suo esteso impero medio-orientale, Ciro condusse i Medi e i Persiani uniti verso ulteriori conquiste. Sottomise la [[Lidia]] in [[Asia Minore]], e varie regioni orientali in [[Asia centrale]]. Infine nel [[539 a.C.]], Ciro entrò trionfante nell'antica città di [[Babilonia]]. Dopo la sua vittoria, promise pace ai [[Babilonesi]] e annunciò che non vi sarebbero state rappresaglie, e che ne avrebbe rispettato le istituzioni, la religione e la cultura. Ciro fu ucciso in battaglia in [[Asia centrale]], prima di poter compiere la conquista dell'[[Egitto]], che fu portata a termine da suo figlio [[Cambise II di Persia|Cambise]]. Quest'ultimo venne assassinato e dopo il regno di un presunto usurpatore, divenne il Gran Re un parente di una linea collaterale degli achemenidi, [[Dario I di Persia|Dario I]], figlio di Istaspe.
Sotto Dario I l'impero achemenide raggiunse la massima estensione: si spingeva infatti fino all'[[Indo]] ad est e fino alla [[Tracia]] ad ovest. Dario cercò di conquistare la [[Grecia]], ma la sua spedizione fu sconfitta nella [[battaglia di Maratona]]. Suo figlio [[Serse I]] ritentò l'impresa, ma fu respinto dai greci, guidati da [[Temistocle]], vittoriosi dopo la [[battaglia di Salamina]] ([[480 a.C.]]).
 
L'impero achemenide fu il più grande e potente impero mai visto fino ad allora. Ancora più rilevante, esso fu ben governato ed organizzato. Dario divise il suo impero in una ventina di satrapie (province), ognuna amministrata da un [[satrapo]] (governatore), molti dei quali avevano legami personali con lo [[scià|shah]], essendo per la maggior parte parenti del Gran Re. Istituì un sistema di tributi per tassare ogni [[satrapia]], adottò e migliorò il già avanzato [[sistema postale]] assiro e costruì la famosa [[Strada Regia]], collegando tra loro gli estremi dell'impero. Spostò l'amministrazione centrale da [[Persepoli]] a [[Susa (Elam)|Susa]], più vicina a [[Babilonia]] e al centro del regno. I Persiani furono tolleranti verso le culture locali, seguendo il precedente instaurato da [[Ciro il Grande]], atteggiamento che ridusse notevolmente le rivolte dei popoli soggetti. Un esempio rilevante di questo atteggiamento tollerante fu il permesso dato nel [[537 a.C.]] da [[Ciro]] agli [[ebrei]] (che erano stati deportati dai babilonesi in seguito all'esilio e alla distruzione di Gerusalemme), di tornare in [[Palestina]] e di ricostruire l'ormai distrutto [[tempio]] di [[Gerusalemme]], evento profetizzato secoli prima dal [[profeta]] ebreo [[Daniele (profeta)|Daniele]].
 
Durante il periodo achemenide, lo [[zoroastrismo]] divenne la religione dei sovrani e della maggioranza dei Persiani. Il suo fondatore [[Zoroastro]] visse intorno al [[600 a.C.]] e riorganizzò il pantheon tradizionale nella direzione del [[monoteismo]], enfatizzandone gli aspetti dualistici della lotta eterna tra il Bene e il Male, in attesa della battaglia finale ancora da venire. Lo Zoroastrismo sarebbe diventato, così come le pratiche misteriche della tribù dei [[Magi (zoroastrismo)|Magi]], un tratto caratteristico della cultura persiana.
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Nel 999 emerse il turco [[Mahmud di Ghazna]] un ex-schiavo che, emancipatosi dai signori [[samanidi]] e alleatosi con i turchi [[Karakhanidi]], ne distrusse la potenza dando inizio a una lunga era di predominio turco sui territori iranici. Il territorio samanide a sud dell'[[Amu Darya]] rimase a Mahmud, quello a nord ossia la [[Transoxiana]], fu il bottino dei [[Karakhanidi]]. La corte di [[Ghazna]] (nell'odierno Afghanistan) divenne il centro del nuovo regno, ma Mahmud è noto soprattutto per le sue numerose campagne di conquista nell'India nord-occidentale, che ne faranno una sorta di "Alessandro Magno" del mondo musulmano; delle sue imprese, presto divenute leggendarie, è ampia eco nelle lettere persiane e turche delle epoche successive. La dinastia fu soppiantata nel 1040 circa dai turchi Selgiuchidi, ma un suo ramo indiano continuò a regnare a [[Lahore]] fino al 1187. Il mondo iranico orientale conobbe in effetti nel [[1037]] una nuova invasione condotta dai [[Turchi]] [[Selgiuchidi]] a partire da nordest. Essi si spinsero sino a Baghdad, conquistandola nel 1055, soppiantando la dinastia dei sultani [[Buwayhidi]] e mettendo il califfo abbaside sotto la propria tutela: ricrearono così un vasto impero interetnico (arabo-turco-persiano), che ridonava il fasto perduto al languente califfato abbaside, e fecero inoltre rifiorire ogni ramo della cultura islamica medievale. Costruirono a Baghdad la celebre "Niẓāmiyya", la più grande e prestigiosa università del mondo [[islam]]ico medievale, e edificarono tra le altre cose anche la splendida "[[Moschea del Venerdì (Isfahan)|Moschea del Venerdì]]" a [[Isfahan]]. All'epoca del colto visir [[Nizam al-Mulk]], autore del maggior trattato musulmano sull'arte politica (''Siyāsat-nāme'' o "Libro della Politica"), alla corte dei [[Selgiuchidi]] si ritrovarono [[al-Ghazali]] (m. 1111), il massimo teologo dell'Islam Medievale, e [[Omar Khayyam]] (m. 1126), un fine matematico e astronomo, divenuto più tardi noto in Occidente soprattutto come poeta e autore delle ''Rubāʿiyyāt'' ("Quartine") di sapore scettico-epicureo. Al periodo tardo [[Grandi Selgiuchidi|selgiuchide]] risalgono altre notevoli figure come il poeta mistico [[Sana'i di Ghazna]] (m. 1141) e i panegiristi [[Anvari]] (1191) e [[Khaqani]] di Shirvan (m. 1191 circa).
 
Tra la fine del XII e gli inizi del [[XIII secolo]] emerse la nuova ma effimera potenza degli [[scià|shah]] del Khwārizm ([[Impero corasmio]]) che, con [[Muhammad II del Khwarezm|'Ala al-Din Muhammad]] (1200-1220), governarono un territorio che andava da Baghdad alla Transoxiana. Ma furono sommersi dall'orda dei [[Mongoli]] di [[Hulagu]] e l'impero si sfaldò; loro profughi - inizialmente guidati da [[Jalal al-Din Mankubirni]] (o Mangburnï, o Manguberti), figlio dell'ultimo sovrano [[Impero corasmio|del Khwārezm-Shāh]] sconfitto dai Mongoli - seguitarono a lungo ad aggirarsi nel mondo islamico in veste di predoni o mercenari, giungendo a condizionare non poco gli stessi avvenimenti della [[Siria]] [[Ayyubidi|ayyubide]], poco prima che colà assumessero il potere infine i [[Mamelucchi]].
Alla vigilia dell'avvento dell'epoca mongola raggiungono la piena maturità i due più grandi poeti narrativi della [[letteratura persiana]] medievale: il mistico [[Farid al-Din 'Attar]] di Nishapur (m. tra il 1210 e il 1230) e il poeta epico-romanzesco [[Nizami di Ganja]] (m. 1204), le cui opere ispirarono i più ammirati miniaturisti persiani delle epoche successive.
 
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=== Dinastia Safavide (1501-1736) ===
La [[Safavidi|dinastia safavide]] era originaria dell'[[Azerbaigian]], a quel tempo considerato parte della regione persiana. Lo [[scià|shah]] safavide [[Shah Isma'il I|Ismāʿīl I]] rovesciò il trono di [[Ak Koyunlu]] (la confederazione turkmena dei "Montoni bianchi") e fondò un nuovo impero persiano che includeva gli odierni [[Azerbaigian]], [[Iran]] e [[Iraq]], più gran parte dell'[[Afghanistan]]. Le conquiste di Ismāʿīl furono interrotte dagli [[Ottomani]] alla [[battaglia di Cialdiran]] nel [[1514]], dopo la quale la guerra tra Persia e Turchia divenne endemica.
 
La Persia safavide fu all'inizio uno Stato violento e caotico, ma nel [[1588]] salì al trono lo [[scià|shah]] [[Abbas I di Persia|ʿAbbās I]], detto Abbas il Grande, che dette inizio a un rinascimento culturale e politico. Spostò la capitale a [[Isfahan|Iṣfahān]] (che divenne in breve tempo uno dei più importanti centri culturali del mondo islamico), siglò la pace con gli Ottomani, riformò l'esercito, cacciò gli [[Uzbeki]] dalla Persia e catturò la base [[Portogallo|portoghese]] sull'isola di [[Hormuz]].
 
[[File:Persia1741.PNG|thumb|La Persia sotto Nadir Shah]]
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=== Dinastia Qajar (1795-1925) ===
 
Alla fine del secolo la Persia trovò relativa stabilità e riconquistò la sua unità sotto la [[dinastia Qajar]] turca (1795-1925), che spostò la capitale a Tehran, ma si trovò presto schiacciata tra l'[[Russia imperiale|impero russo]], che si espandeva in [[Asia centrale]] e l'[[impero britannico]] che si espandeva in [[India]], senza nessuna speranza di poter competere con le potenze industriali europee. Russi e Britannici imposero gradualmente un protettorato "de facto" alla Persia, dividendosela in aree di influenza pur senza mai invaderla direttamente, ma rendendola via via sempre più economicamente dipendente. La [[Accordo anglo-russo per l'Asia|Convenzione anglo-russa]] del [[1907]] definì le sfere d'influenza russa e britannica, rispettivamente sul nord e sul sud del Paese, dove stazionarono contingenti rispettivamente russi ("brigata cosacca") e britannici<ref>G.N. Curzon, "Persia and the Perisan question" Londra 1892</ref>. In effetti, in quegli stessi anni (1901), lo [[scià|shah]] [[Mohammad Ali Qajar]] garantì a [[William Knox D'Arcy]], poi direttore della [[Anglo-Persian Oil Company]], una concessione per esplorare e sfruttare i giacimenti di petrolio del sud del Paese. Il petrolio fu scoperto nel 1908 a [[Masjed-e Soleyman]] nella Persia sud-occidentale, a difesa dei quali fu schierato un contingente di truppe britanniche<ref>D.Yergin, "Il Premio. L'epica storia della corsa al petrolio", Milano 1996</ref>.
 
Sempre negli stessi anni, a partire dalla c.d. Rivolta del tabacco del 1891, la Persia conobbe i suoi primi "moti costituzionali" che culminarono nella [[Rivoluzione costituzionale iraniana]] del 1906. Con l'iniziale sostegno britannico, la borghesia dei bazar, l'intellighenzia urbana e il clero sciita più illuminato si allearono per strappare allo sciàshah il riconoscimento di un libero parlamento ([[Majles dell'Iran|Majles]]) e di più ampie libertà politiche. Il Parlamento si oppose più volte alla politica arrendevole della corona nei confronti degli interessi occidentali. Abbandonato dagli inglesi dopo la [[Convenzione anglo-russa]] del 1907, il movimento costituzionalista fu soppresso dalle truppe russe nel 1908. Ritornati al potere a Teheran nel 1909, i costituzionalisti furono definitivamente sconfitti dall'intervento miliatare zarista nel 1911, che restaurarono la [[dinastia Qajar]]. L'istituzione parlamentare sopravvisse tuttavia alla repressione<ref>S.Beltrame, "Mossadeq. L'Iran, il petrolio, gli Stati Uniti e le radici della rivoluzione islamica", Rubbettino 2009 pag.37-46</ref>.
 
A causa della sua posizione strategica tra l'[[Impero ottomano]] e i possedimenti coloniali russi e britannici nella regione, la Persia fu coinvolta nelle operazioni militari durante la [[prima guerra mondiale]]<ref>Bast O., "La Perse et la Grande Guerre". IFRI Teheran 2002</ref>. Parte di queste operazioni aveva come obiettivo i giacimenti petroliferi della Persia e delle regioni circostanti, e alla fine della guerra la [[Impero britannico|Gran Bretagna]] riuscì a imporre il suo controllo sui sempre più lucrosi giacimenti. In quegli stessi anni si fece anche sentire tra l<nowiki>'</nowiki>''intellighentsia'' persiana l'influsso della [[Rivoluzione russa]] e nacquero nelle città movimenti e partiti di ispirazione marxista. Nel 1920 i sovietici sbarcarono a Bandar Azali, sul Caspio, all'inseguimento dei russi bianchi in fuga. Fu quindi proclamata la Repubblica Socialista del Gilan ed anche la Provincia dell'Azerbaijan proclamo' la sua indipendenza. Nel febbraio [[1921]] [[Reza Pahlavi|Reza Khan]], a capo della Brigata Cosacca, marcia su Teheran ed impone il Governo di Zia Tabatabai. Lo stesso mese, il nuovo governo firma un Trattato di Amicizia con Mosca che prelude al ritiro sovietico dal Gilan ed alla fine delle Repubbliche separatiste.
 
=== Dinastia Pahlavi (1925-79) ===
Nel [[1925]] il generale [[Reza Pahlavi|Reza Khan]], comandante dell'esercito e uomo forte del Paese fin dal [[1921]], s'impadronì del potere, autonominandosi [[scià|shah]] al posto del deposto sovrano Qajar e stabilì la [[dinastia Pahlavi]]. Nel [[1933]] Reza sciàshah rinegoziò la concessione petrolifera dell'[[Anglo-Iranian Oil Company]]. Nel [[1935]] egli consegnò l'antico nome della Persia definitivamente alla storia, e impose alla comunità internazionale il nome di [[Iran]]. Il nuovo sovrano diede inizio a un'energica politica di modernizzazione del paese, potenziando le sue strutture amministrative e militari, attuando un programma di sedentarizzazione forzata delle numerose tribù nomadi, e dando inizio a una politica culturale dai toni filo-occidentali e marcatamente anticlericali, in sintonia con quanto avveniva in quegli stessi anni nella vicina Turchia di [[Mustafa Kemal Atatürk]]. Il Paese rimaneva comunque soggetto all'influenza dei britannici e dei [[Unione Sovietica|sovietici]] e la situazione non mutò fino alla [[seconda guerra mondiale]].
 
Nel [[1941]], nonostante fosse formalmente neutrale, l'Iran fu [[Invasione anglo-sovietica dell'Iran|invaso dagli inglesi e dai sovietici]]. Il sovrano fu costretto dai britannici ad abdicare e il figlio [[Mohammad Reza Pahlavi]] divenne il secondo sciàshah della dinastia, avviando una stagione politica ed economica in stretta alleanza d'interessi con gli [[Stati Uniti d'America]], per conto dei quali si disse più volte che egli fungesse da "guardiano" della vitale area strategica del [[Golfo Persico]]. Nel [[1943]] si tenne nella capitale persiana la [[Conferenza di Teheran]] tra [[Stalin]], [[Winston Churchill|Churchill]] e [[Franklin Delano Roosevelt|Roosevelt]], la prima Conferenza interalleata al vertice. Nel [[1946]] il mancato ritiro delle truppe sovietiche dal nord del Paese originó la [[crisi dell'Azerbaijan]], primo aperto contrasto tra gli alleati e preavviso dell'imminente [[Guerra fredda]]<ref>A. Fontaine, "Storia della guerra fredda" Mondadori 1968</ref>.
Nel [[1951]] fu nominato Primo Ministro [[Mohammad Mossadeq]], che nazionalizzò l'industria petrolifera - allora controllata dalla britannica [[Anglo-Iranian Oil Company]] (oggi nota come British Petroleum) - provocando una grave crisi internazionale discussa anche al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ([[Crisi di Abadan]]). La reazione inglese fu il blocco delle esportazioni di petrolio che provocò una grave crisi economica. Il Paese fu attraversato da profonde tensioni politiche a cui Mossadeq rispose con politiche populistiche. La crisi interna culminò nel [[1953]] con la rottura del Fronte Popolare che sosteneva Mossadeq e la deposizione manu militari del primo ministro popolar-nazionalista<ref>Beltrame S. "Mossadeq. L'Iran, il petrolio, gli Stati Uniti e le radici della Rivoluzione Islamica"</ref>. Durante la crisi lo sciàshah si era recato in temporaneo esilio in [[Italia]] e ritornò a Teheran in trionfo. Questi diede il via negli [[anni 1960|anni sessanta]] a una controversa "Rivoluzione Bianca" con l'intento di ottenere attraverso la riforma agraria una moderata redistribuzione delle terre. La politica interna conobbe una stretta repressiva e antidemocratica, che portò ancora una volta le forze più vive della società - intellighenzia urbana, partiti di sinistra, borghesia del bazar, clero sciita militante- ad allearsi contro il potere costituito.
 
=== La Rivoluzione Iraniana e la Repubblica Islamica ===
A seguito di una inarrestabile spirale di pubbliche manifestazioni d'opposizione represse nel sangue e di ulteriori strette repressive (in cui si distingueva la Savak ovvero la famigerata polizia segreta), il potere della dinastia Pahlavi giungeva alla fine nel febbraio del 1979. Lo Sciàshah, nominato il moderato Shapur Bakhtyar del Fronte Nazionale nuovo primo ministro, partì per l'esilio nel gennaio del 1979, morendo poi in Egitto nel 1980; e dal suo esilio a Parigi giungeva nel febbraio del 1979 all'aeroporto di Teheran l'ayatollah Ruhollah [[Khomeini]], il protagonista della rivoluzione islamica che prendeva subito il potere sull'onda dell'entusiasmo popolare.
 
Poco dopo il rientro dell'[[Ayatollah Khomeini]] e la vittoria del movimento rivoluzionario (11 febbraio 1979), veniva votata una nuova costituzione islamica basata sul principio della ''velayat-e faqih'' ossia "governo dei dotti (dell'Islam)"<ref>R.M. Khomeini, "Il Governo Islamico", Roma, centro culturale islamico europeo, 1983</ref>. Nell'aprile 1979 viene proclamata la Repubblica Islamica ed i partiti di sinistra vengono progressivamente messi fuori legge e la stampa sotto rigido controllo. La rivoluzione compie una svolta radicale con la presa dell'Ambasciata americana, che origina la [[crisi degli ostaggi (Iran)|crisi degli ostaggi]] e la caduta del governo islamico-liberale moderato [[Mehdi Bazargan]]. Iniziava la vicenda della nuova Repubblica Islamica d'Iran, uno stato che costituisce una sorta di ardito esperimento costituzionale in cui si cercherà di coniugare elementi della tradizione politico-istituzionale occidentale (parlamento, divisione dei poteri, elezioni a suffragio universale) e la tradizione islamica così come viene interpretata dalla gerarchia sciita. Nel 1980 viene eletto il primo Presidente della Repubblica Isamica [[Abolhassan Banisadr]] che, entrato anch'egli in collisione con i vertici del partito religioso egemone, era costretto nel luglio 1981 a fuggire dall'Iran. Al suo posto viene eletto l'Ayatollah [[Ali Khamenei]].