Persona (filosofia): differenze tra le versioni

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A partire da [[Tertulliano]] (155-230) il termine latino "persona" occorre a descrivere la [[Trinità (cristianesimo)|Trinità]]<ref>L'utilizzo di questo termine in tale contesto teologico cristiano lo si deve per [[Analogia (retorica)|analogia]], ovvero al fatto di cercare di: {{q|adombrare i misteri della fede sulla base dell'esperienza dell'uomo fatto a immagine di Dio|[[Luigi Stefanini]] e [[Franco Riva]]. ''Op.cit.'', pag. 8527}}</ref>: "una sostanza, tre persone" (''una substantia, tres personae'')<ref>Tertulliano, ''Adversus Praxean'' (''Contro Prassea''), 12, 7; 18,2. [[Joseph Ratzinger]]. ''Dogma e predicazione''. Brescia, Queriniana, 1973, pag.174</ref>; mentre con [[Gregorio Nazianzeno]] (329-390) tale termine assume anche nella tradizione cristiana un significato ulteriore e differente da quello di maschera riguardando invece l'umana indipendenza e intelligenza<ref>[[Luigi Stefanini]] e [[Franco Riva]]. ''Op.cit.''.</ref>.
 
[[Alano di Lilla]] (1125-1202), in ''Theologicae Regulae de sacra Theologia'' (XXXII), sostenne che l'origine del termine andava cercato nell'espressione latina ''res per se una'', etimologia fantasiosa che tuttavia ebbe non pochi seguaci tra gli autori [[scolastica (filosofia)|scolastici]].
 
== Storia della nozione di "persona" in filosofia ==