Carrello (ferrovia): differenze tra le versioni

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[[File:306._One_of_the_Bogie_Trucks_of_a_Valtellina_Motor_Carriage,_with_Three-Phase_Motors.jpg|thumb|Carrello motore di locomotiva trifase per la Valtellina]]
I carrelli dei veicoli ferroviari sono comunemente a due assi ma, nel caso dei carri per trasporto di merci speciali o di massa elevata, possono essere a 3 o più assi.
Le diverse caratteristiche del sistema-carrello vengono indicate con una sigla composta da lettere e numeri secondo la classificazione del [[rodiggio]] stabilita dalla [[Union internationale des chemins de fer]].
Solitamente una [[carrozza ferroviaria]] è dotata di due carrelli, mentre una [[locomotiva]] può averne anche tre o quattro. A volte, nel caso di composizioni bloccate due veicoli contigui vengono poggiati su di un unico carrello realizzando un complesso articolato.
{{vedi anche|Carrello Jakobs}}
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Agli albori della ferrovia le costruzioni di veicoli ferroviari prevedevano l'uso di pochi assi per ciascun veicolo. Le locomotive di massima avevano un asse motore ed uno portante e i veicoli trainati erano a due assi montati fissi sotto il telaio portante di ciascun rotabile.
Con l'aumento della lunghezza e della massa dei veicoli trainati si pose presto la necessità di studiare un sistema che ne migliorasse l'inscrivibilità in curva e nello stesso tempo ne diminuisse il peso per asse<ref>{{cita|Veicoli ed impianti|p. 101}}</ref>. Per le locomotive si presentava oltre alla necessità di ridurre il più possibile il passo rigido quello di sviluppare un sistema di assi "sterzanti", nel senso della marcia, che seguissero il contorno delle curve guidandone la corsa senza pericolo di svio.
La prima idea nota di un carrello per l'inscrizione in curva di una locomotiva è quella che venne brevettata, il 30 dicembre 1812 (brevetto n°º 3632) dai fratelli William ed Edward Walton Chapman<ref>{{cita|C.F.Marshall|pp.61-62}}</ref>
 
Le prime realizzazioni di carrelli per veicoli ferroviari di cui si è a conoscenza sono state operate negli [[Stati Uniti d'America|USA]] intorno al 1830 e si resero necessarie allo scopo di diminuire il peso per asse dei carri e delle carrozze e per migliorarne la tenuta di strada nelle linee costruite; determinante fu anche lo sviluppo del trasporto di grandi quantità di merci richiesto dallo sviluppo impetuoso dello statoStato americano<ref>[http://www.drehgestelle.de/1/Vorl.html Güterwagen-Drehgestelle (in tedesco)]</ref>. In [[Europa]] l'introduzione del carrello per carri merci fu molto più tarda e ciò probabilmente a causa della minore necessità di trasporti pesanti. In Germania venne costruito un tipo di carrello per le ferrovie del Württemberg nel 1845.
[[File:Drehgestell 1845.jpg|thumb|left|Carrello tipo Württemberg, costruito nel 1845]]
L'aumento progressivo delle velocità dei treni fece sì che alla fine del XIX secolo i treni espressi europei avessero in composizione carrozze viaggiatori a carrelli<ref>Domenico Molino, ''quattro chiacchiere sull'evoluzione delle carrozze'' in Ferrovie Italmodel, 8/9 1978, n. 218, p. 613</ref>. La caratteristica di un veicolo a carrelli è infatti la maggiore [[velocità]] omologabile rispetto al rodiggio semplice e in condizioni di sicurezza e ciò in virtù della possibilità di realizzare una sospensione migliore e a vari stadi<ref>{{cita|Veicoli ed impianti|p. 101}}</ref>. Nel settore del trasporto merci tuttavia il predominio dei carri a due assi travalicò anche il XX secolo anche per la maggiore economicità di costruzione.
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==Caratteristiche==
===La struttura===
[[File:Bogie Vehicle Schematic (French).svg|thumb|right|schema di veicolo a carrelli]]
Un carrello è di massima costituito da due fiancate in lamiera di acciaio collegate da profilati che realizzano un telaio indeformabile, con le guide per le boccole degli assi e le sospensioni primarie<ref>{{cita|Veicoli ed impianti|p. 103}}</ref>; al centro è disposta trasversalmente una trave su cui poggia un perno di rotazione di cui è provvisto il carro del veicolo<ref>{{cita|Nozioni generali sulla traz. elettrica|p. 38}}</ref>; ai due laterali sono presenti due pattini che hanno funzione di equilibrio trasversale. Il perno (o la ralla) può anche avere solo funzione di guida quando sono i due pattini laterali a supportare direttamente il carico. Altri organi sono, il sistema frenante e gli eventuali organi di trazione e repulsione. La sospensione primaria dei carrelli, inizialmente era a balestre, in seguito a molle ad elica. Le guide delle boccole furono realizzate a glifo, sistema che permane ancora nelle realizzazioni più elementari e per i carri merci<ref>{{cita|Enciclopedia della tecnica e della meccanica|p. 123}}</ref>.
[[File:ASF-BASIC-TRUCK.jpg|thumb|left|Carrello americano tipo ASF-basic; la struttura è realizzata in acciaio stampato]]
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[[File:Commonwealth bogie.jpg|thumb|Carrello tipo Commonwealth]]
[[File:Brill 27 MCB-2.jpg|thumb|Carrello tranviario tipo Brill]]
La costruzione dei carrelli per trasporto di merci ha privilegiata la robustezza piuttosto che il confortcomfort e pertanto il carrello dei [[carro merci|carri merci]] ha mantenuta la sua costruzione elementare delle origini. Le variazioni più importanti hanno riguardato l'introduzione sempre più generalizzata delle molle ad elica piuttosto che quelle a balestra. I carrelli dei carri merci sono solitamente a due assi ma, nel caso di carri per trasporti pesanti possono avere anche tre o più assi; è il caso dei carri a pianale ribassato, dei carri per trasporto di [[ghisa]] in fusione e dei carri gru.
Molto diffuso è il [[carrello Diamond]] che ha trovato impiego anche nella costruzione dei [[Tender (treno)|tender]] delle [[locomotiva a vapore|locomotive a vapore]] e con poche varianti nei carri merci in ogni parte del mondo<ref>{{cita|Enciclopedia della tecnica e della meccanica|p. 123}}</ref>.
 
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==Bibliografia==
* {{cita pubblicazione|autore=Oreste Santanera|anno=1976|mese=febbraio|titolo=La nuova famiglia di carrelli Fiat per veicoli passeggeri|rivista=Ingegneria ferroviaria|editore=Collegio Ingegneri Ferroviari Italiani|città=Roma|volume=31º|numero=n. 2/1976|pp=&nbsp;3-14|cid=IF76-2}}
*E. Principe. ''Evoluzione dei carrelli dei veicoli viaggiatori'' in ''Tecnica Professionale'' n. 9, settembre 1999.
*Gian Guido Turchi, ''Alle origini del carrello'', in ''[[I Treni]]'', 24 (2003), n. 246, pp.&nbsp;28–34
*''Enciclopedia della tecnica e della meccanica'', Volume II, Armando Curcio Editore, 1970, pp. 122-123.